Un film che ha aperto molto la mia percezione del cinema, intesa come il mostrarmi quanto questo può essere vario, è Cloud Atlas, diretto dalle sorelle Wachowsky insieme a Tom Tykwer e tratto dal romanzo omonimo di David Mitchell.
Questo è un film molto particolare nella narrazione, infatti è diviso in sei episodi più uno, che fa da prologo ed epilogo della storia, ognuno dei quali ambientato in una certa epoca. Per dare un senso di unione logica alle vicende, i registi decidono di narrarcele in modo alternato e non cronologicamente. Occorre dire che tutte le storie, dalla prima, ambientata nel 1800, all’ultima, in un futuro remoto, hanno un legame: come un filo conduttore che tiene assieme le vite di ognuno dei protagonisti. Protagonisti che hanno una voglia a forma di stella cometa in un punto imprecisato del corpo (reincarnazione magari). Tra gli interpreti principali abbiamo poi un cast molto noto: Tom Hanks, Hugh Grant, Halle Berry, Hugo Weaving, Jim Broadbent, Susan Sarandon ecc… Ogni attore interpreta ruoli diversi e talvolta anche personaggi del sesso opposto al cambiare di epoca/episodi. La scelta di utilizzare gli stessi interpreti è anche perciò utile a rafforzare il concetto del film: una storia unica, divisa in più parti, nelle quali i protagonisti sono al centro di vicende che si ricollegano tra loro ed unite dal destino.
Di base il film è di fantascienza ma solo due degli episodi ricalcano questa definizione. Occorre dire che ogni storia affronta varie tematiche. Le principali: schiavismo, omosessualità, nucleare, vecchiaia, distopia, ricerca di “dio”. Il filo conduttore unico, ad una singola visione, può non essere semplice da comprendere, difatti, sono i dettagli a volte nascosti ma curatissimi a fare una parte della bellezza del film. Comunque, come tutti i grandi registi, le Wachowsky accompagnate nel loro sesto film da Tykwer, che gira tre dei sei episodi, ci danno comunque la possibilità di dare una nostra spiegazione ed interpretazione personale agli eventi. Una parvenza di significato unico la si percepisce anche alla prima visione, ma poco importa, in quanto il bello è che le singole storie funzionano anche da sole… storie di dramma, commedia, action e fantascienza.
Quindi sì, siamo di fronte ad un’opera complessa, se si punta a ciò che veramente i registi volevano dirci, ma resta affascinante per i colori e la fotografia, per gli effetti speciale e l’interpretazione attoriale. Indubbiamente, la regia ci trascina dentro lo schermo con forza elevatissima e piacevole e con Cloud Atlas offre quindi veramente molto. La storia, vista nelle sua interezza è profonda e sempre visivamente eccelsa. La colonna sonora è bellissima e meta-cinematografica, in quanto è composta dal protagonista del secondo episodio, come se avesse scritto egli stesso la musica della storia che lui e i personaggi vivranno. C’è poco altro da dire, è un film importantissimo da vedere, per capire quanto il cinema può darci e quanto può essere vivace e visivamente soddisfacente anche nella sua complessità. Non si può raccontare tutto ciò che esprime e mostra ma ci si può fidare di lui e lasciarci trasportare nella sua logica e nel suo mondo.