Film emozionante e con tantissimi riferimenti biblici, che nella sua interezza è proprio una sorta di allegoria della creazione. Aronofsky narra questa storia condendo il tutto in chiave horror intorno alla vita di una moglie e di suo marito, poeta che ha perso l’ispirazione.
Jennifer Lawrence, presa dall’imbiancare e riparare la sua casa a seguito di un incendio che non ci viene mostrato e Javier Bardem, con il blocco dello scrittore, ricevono la visita prima di un uomo malato, accanito fan del poeta, e poi della sua pedante e antipatica moglie. La loro visita sconvolgerà il modo di vivere dei protagonisti e gli eventi andranno avanti portando la Lawrence ad essere abbandonata e ad una forte dose di stress ed esasperazione.
La componente thriller della storia, che aumenta progressivamente, è tutta incentrata sulla protagonista seguita costantemente dalla macchina da presa, nel tentativo di gestire la situazione e tenere in sicurezza la sua casa dai due ospiti indesiderati ma tanto amati dal marito, che sente in sé un rinnovato altruismo. La casa labirintica e claustrofobica favorisce un’atmosfera che cresce nel ritmo man mano che i due ospiti rimangono ad infastidire fino a che la situazione non diventa folle, addirittura grottesca e surreale. La storia è piena di indizi che come già detto, si ricollegano al creazionismo. Per citarne uno, il poeta non è nient’altro che Dio, creatore di opere e ispirato dalla musa, sua moglie, madre natura, intenta a rifinire e a proteggere la sua casa, ovvero il mondo. Citando Polansky e il suo meraviglioso Rosemary’s Baby, esattamente come i due vecchietti satanisti del film degli anni 60, i due ospiti indesiderati spingono e mettono il tarlo ai protagonisti di dover fare un figlio presupponendo risvolti narrativi simili, ma la storia invece prenderà una via diversa, talmente irreale ad un certo punto che senza avere questa appropriata chiave di lettura biblica si rischia di trovarsi difronte ad un film che sembra proprio campato in aria e totalmente insensato.
In tutta la prima parte il ritmo aumenta, siamo nella testa della protagonista e viviamo con lei le sue paure e le sue ansie, si ha un leggero attimo di respiro poco dopo metà film, e nella terza parte tutto precipita vorticasamente in scene caotiche e anche di difficile digestione, tragiche e terrificanti. La regia e la sceneggiatura stessa sono artefici di tutta questa grande forza narrativa ma da non dimenticare le interpretazioni di tutti gli attori. Javier Bardem è Jennifer Lawrence sono ottimi, Ed Harris e Michelle Pfeiffer nel ruolo degli ospiti spaventosamente perfetti. Così come sono bravi tutti gli interpreti secondari tra cui Domhnall Gleeson, il figlio rabbioso dei due e Stephen McHattie nella parte del leader dei fan che si evolverà in quella di un pazzo sacerdote pagano.
In conclusione, “Madre!” è un horror che indubbiamente colpisce nel segno riuscendo sicuramente a non annoiare, non per tutti ma che non si limita a voler solo spaventare ma anche a designare una cornice metaforica veramente molto soddisfacente e ben fatta, riflettendo anche sul rapporto tra un artista sfruttatore, mangiato dal successo e la sua musa lasciata nel dimenticatoio. Riflessivo, poetico e spaventoso. Un film stupendo e che personalmente tocca le vette del genere.