“Stake Land” (2010) di Jim Mickle

“Stake Land” è stata una scoperta interessantissima. Un film in chiave horror, ma che si sofferma più sull’esperienza di vita dei protagonisti e sul loro tentare di sopravvivere che limitarsi a spaventarci o a farci vedere sangue sullo schermo. In poche parole una storia più di sentimenti, di perdita, di ricerca di ciò che si è perso e di risoluzione, sebbene tutti gli elementi del genere horror, si facciano comunque sentire.

La storia inizia con la voce narrante di Martin, un ragazzo che ha perso la famiglia a seguito di una situazione apocalittica epidemica, nella quale i morti si sono trasformati in zombie, o meglio, in vampiri, viste le loro caratteristiche. Mentre ci narra questo, il nostro protagonista è già sotto l’ala protettrice di Mister, un ammazza vampiri che lo addestra mentre insieme cercano di sopravvivere.

Facendo accenni che non vi spoilerino troppo, ci tengo a dire che ogni aspetto della visione, a partire dalla costruzione del mondo post-apocalittico, dei personaggi, delle atmosfere, delle sequenze action, horror e drammatiche funziona veramente molto bene. Fin dalla prima scena, veramente cruda, veniamo trascinati in una narrazione che sembra reale per quanto profondamente è trattata. Non solo emotivamente, ma anche logicamente. Per citare alcune cose: gli abitanti della terra si sono dovuti riadattare formando piccole comunità dove i denti dei vampiri sono la moneta di scambio, la costruzione visiva degli ambienti è molto vocativa cosi come la colonna sonora che vela tutta la storia di melodrammaticità, nonostante non si discosti mai dall’horror. Inoltre, come dicevo prima, il film è sovraccarico di sentimenti, e questo deriva da un’ottima caratterizzazione dei personaggi, empatizziamo con i buoni e odiamo fino al midollo ai cattivi. Infine, la componente horror-action si avvale di scene dinamiche, cariche di tensione e adrenalina, che colpiscono violentemente il nostro animo. Se vi piace il genere, sapete che questo è positivo. A prescindere da come tutti questi elementi sono stati messi in scena, ciò che più traspare, proprio per la forte caratterizzazione è di assistere ad un film survival dove veramente il survival si fa sentire e sembra realistico. L’angoscia di essere in una situazione post-apocalittica di quel tipo, ci sommerge come se fossimo li.

Quindi un film che colpisce il segno in tutto ciò che vuole esprimere ed è tutto dire visto che il cast è composto praticamente da attori sconosciuti e il budget per produrlo era misero. Ma nonostante questo, il risultato finale è sorprendente e il realismo è la sensazione più forte che ho percepito, cosa non facile con pochi soldi si penserebbe. In conclusione, validissima dimostrazione che i blockbuster e le grandi produzioni Hollywoodiane, vedasi ad esempio “World War Z” con Brad Pitt, spesso e volentieri, non si avvicinano neanche lontanamente al valore artistico di film come “Stake Land”.

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