Recensione “Noi siamo infinito: ragazzo da parete” di Stephen Chbosky

Fra un tema su Kerouac e una canzone degli Smiths, scorrono i giorni di Charlie, un adolescente per niente ordinario. L’ingresso nelle scuole superiori lo lancia in un vortice di prime volte: la prima festa, la prima rissa, il primo bacio, le prime delusioni d’amore. Così Charlie, da sempre più portato alla riflessione che all’azione, affida a una lunga serie di lettere indirizzate a un amico le emozioni, le trasgressioni e i turbamenti di ciò che vive e sente ogni giorno. Gentile e con un dono speciale per la poesia, il ragazzo è il confidente perfetto di tutti, quello che non tradirebbe mai e poi mai un segreto. Peccato che quello più grande sia nascosto proprio dentro di lui. Capace di raccontare con autenticità rara le montagne russe dell’adolescenza, quel labile confine tra la sensazione di esplodere di vita e la paura di vivere la realtà, oggi torna in libreria in un’edizione speciale, arricchita da una nuova lettera di Charlie. Perché la storia continua nella vita di tutti noi, ogni volta che abbiamo bisogno di ricordare che non siamo mai davvero soli.

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Titolo: Noi siamo infinito: ragazzo da parete
Autore: Stephen Chbosky

Editore: Sperling & Kupfer
Genere: Narrativa
Data pubblicazione: 1 Ottobre 2019
Voto: 4/5

Classificazione: 4 su 5.
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Cartaceo -> 15,90€ | Ebook -> 7,99€

Recensione

Prima di iniziare, un grosso disclaimer: Non parlerò del film, ma del libro. Niente Logan Lerman ed Emma Watson, per intenderci, ma Charlie e Sam.

Questo romanzo epistolare è stato per me una scoperta. Quando ero più giovincella, mi hanno stordito con la pellicola tratta dal libro di Chbosky. Me ne hanno parlato talmente tanto da portarmi a odiare il film e a non volerlo vedere – d’altronde, la trama nemmeno mi interessava -, e figuriamoci se mi sono messa a pensare di leggere il romanzo. Al tempo, ero immersa nella meravigliosa saga letteraria de La torre nera, del vecchio zio Stephen, un’epopea fantasy troppo poco valorizzata e dalla quale, orrore, hanno cavato fuori una trasposizione cinematografica che, se ci penso, mi vengono i brividi.

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Soltanto ultimamente, quando Noi siamo infinito per me non era che un vago ricordo fra i titoli super famosi ma che non avevo intenzione di intraprendere, mi ci sono imbattuta per caso. Mia sorella minore è all’Università e ha lasciato incustodita la sua libreria. Certo, è composta da pochi libri e principalmente sono romanzi rosa che per carità oppure tomi in inglese – lei è molto brava con le lingue -, ma io avevo disperatamente bisogno di qualcosa da leggere e così ho finito per attingerci.

La copertina verde fluo ha richiamato la mia attenzione e l’ho sfilata con cura, estraendola dalla sua tana di romanzi di Bisotti. Ho fatto uno sbuffo, esasperata. Ovviamente, dopo il film hanno ristampato la copertina con la locandina della pellicola. L’ho sfogliato al volo, con poca attenzione. Mi sono resa conto subito che si trattava di un romanzo epistolare, cosa che non mi aspettavo affatto. La scrittura mi era parsa semplice, piana, forse troppo semplice e piana, ma ho voluto comunque dare una chance al romanzo per nessun motivo preciso. Forse si è trattato di curiosità, forse di desiderio di poterne parlare male – lo so, è controproducente e inutile, ma mi piace poter sapere di cosa parlo quando do il mio pensiero su un qualunque tipo di prodotto.

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Noi siamo infinito. Ragazzo da parete racconta la storia di Charlie, un adolescente decisamente fuori dalla norma, almeno per certi versi. Ha una sensibilità spiccatissima, tanto che scoppia spesso a piangere di fronte agli altri, coltiva un profondo amore per la letteratura e dimostra affetto nei confronti dei suoi familiari. Per altre cose, tuttavia, non si discosta minimamente dal classico liceale: affronta il primo anno di superiori con quel misto di timore reverenziale ed eccitazione proprio di tutti i coetanei, sperimenta lo slot di prime volte che contiene bacio, sbronza, sesso, droga – e rock n’ roll – e stringe le prime vere amicizie della sua vita. Amicizie in grado di cambiargliela, la vita.

Tra l’altro, a proposito di amici e affini, un ragazzo al quale era molto legato si suicida, ed è proprio da questo evento funesto che la storia di Charlie prende il via, sotto forma di una serie di lettere che scrive a un personaggio fittizio, confidandocisi come se fosse il suo più stretto conoscente e affidandogli i suoi sentimenti. Perché, come vedremo, Charlie è molto più bravo a scrivere che a esprimere ciò che prova a parole. E’ piuttosto taciturno e impacciato, fuori dal flusso della sua generazione. Certe volte, questa sua sensibilità fuori dalla norma lo porta a isolarsi o a sentirsi molto triste, motivo per il quale ha frequentato terapia per diversi anni. In realtà, ha dovuto farlo in seguito a un’altra morte che ha segnato per sempre la sua esistenza, la dipartita della persona forse più cara che aveva accanto: sua zia.

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Charlie aveva con lei un rapporto meraviglioso, e in seguito alla sua morte ha sofferto moltissimo. Pare che la scomparsa della donna lo abbia turbato talmente tanto da lasciare segni indelebili sulla sua persona, il suo carattere e il temperamento che ha sviluppato nel tempo.
Tuttavia, quando conosce i suoi nuovi amici Patrick e Sam – per quest’ultima sviluppa anche una forte infatuazione, anche se lei è più grande di diversi anni -, le cose sembrano prendere una piega diversa. Charlie incomincia a sentirsi parte di un gruppo, integrato, benvoluto, quasi fosse la mascotte del suo nuovo gruppo. Questo è composto da persone alla mano, benevole e veramente affezionate a lui, che non si stupiscono se scoppia a piangere per la commozione o se fa uscite strane, ma che sono pronte a consolarlo e ad aprirsi a lui a loro volta. Nella nuova scuola viene inoltre preso sotto l’ala protettrice del professore di letteratura inglese, che gli assegna letture impegnate e gli chiede di stendervi sopra delle relazioni, e che lo tiene in gran considerazione e prova stima profonda nei suoi confronti.

Non c’è nessun avvenimento clou che stupisce il pubblico, tra un capitolo e l’altro. Nessuna scoperta folgorante fino alle ultimissime pagine del libro, che lasciano a bocca aperta. Man a mano che il romanzo prosegue, infatti, vengono rivelate tante cose sul passato di Charlie, che ci aiutano a comprenderlo meglio, ma la chiave di volta arriva proprio al termine del romanzo.

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Nonostante non ci siano colpi di scena particolari se non in conclusione, il libro è talmente confortevole che non si può non finirlo in pochi giorni. Lo stile super semplice di Chbosky, che all’inizio mi aveva fatto storcere il naso, finisce per rapirti. Ti coccola, crea un’atmosfera familiare che fa sognare. Insieme a Charlie, anche noi ci ritroviamo a sperare nel nostro futuro al college, anche se magari abbiamo passato il periodo dell’Università da mezzo secolo. Con lui gioiamo delle nuove amicizie e delle conquiste a scuola o in famiglia, rimaniamo delusi se qualcuno gli volta le spalle, ci preoccupiamo quando mostra segni di squilibrio o sofferenza. E’ come se regredissimo a uno stadio prepuberale, proprio prima di affacciarci all’adolescenza, e tutto sembra nuovo, emozionante e molto più potente nei suoi effetti. Prima di leggere Noi siamo infinito, una coppia che si molla non mi faceva né caldo né freddo, all’interno di un romanzo. Certo, potevo dispiacermi per lui o lei, ma niente di grave o troppo desolante. Nel bel mezzo della lettura di questo libro, però, era come se le mie emozioni si fossero amplificate nei loro effetti, come se la sensibilità di Charlie avesse investito anche me – che sono già parecchio sensibile di mio.

Questo romanzo fa tornare ragazzi, indipendentemente dall’età che abbiate nel momento in cui vi ci interfacciate. Tratta temi importanti come l’amore, l’amicizia, la famiglia e l’importanza delle scelte che possono cambiare la vita, dedicando pagine anche ad argomenti delicati come il suicidio, la morte, la pedofilia e l’omofobia, il bullismo.

Un bel concentrato di sassate, insomma, reso super leggero da uno scrittore incredibilmente capace di cui vorrei proprio sperimentare qualche altra opera. Purtroppo, è più un regista che un romanziere, ma vedrò cosa posso fare.

Voto: 4/5

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