Questo è un film indimenticabile. Un’idea semplice e perfetta per la metafora che rappresenta. Citando le parole dell’antagonista: “Questo treno è il mondo, e chi ci sta dentro è l’umanità”. Concetto intuitivo e talmente perfetto da divenire esempio. Nella testa del treno, i ricchi comandano, nella coda del treno, i poveri subiscono. Un capolavoro che rappresenta la lotta tra classi che racconta di un gruppo di persone che, stanchi di soffrire e vivere accatastati nutrendosi di disgustose barrette proteiche, vogliono raggiungere la testa del treno e ribaltare il comando.
Ispirato dal fumetto francese omonimo, con Snowpiercer, il regista del famosissimo Parasite firma il suo primo film in lingua inglese. A seguito di una glaciazione l’umanità venne distrutta quasi completamente. Un certo Wilford costruì un treno capace di resistere al freddo nel quale il costo del biglietto avrebbe definito chi sarebbe salito e in che vagone avrebbe vissuto. Le condizioni di vita dei protagonisti ci fanno subito empatizzare con loro, il film è pieno di scene emotivamente forti e la costruzione degli eventi si sussegue velocemente. Di nuovo dico quello che ci tengo a precisare ogni volta, il film non annoia mai e ci tiene con il fiato sospeso dai primi venti minuti in poi. La trama è fitta di elementi e piena di informazioni che generano un realismo efficace. Come già detto, la metafora del treno è perfetta tanto da divenire un classico. Il tempo confermerà questa teoria, ma già vediamo quanto questa pellicola viene sempre di più valutata positivamente. Emotivamente veniamo trascinati dalle sequenze drammatiche ed action, rimaniamo stupiti da ciò che assistiamo di vagone in vagone, mentre piano piano insieme ai protagonisti arranchiamo verso la cima. Il cast è pieno di volti e nomi che già conosciamo. Chris Evans (Capitan America) leader dei protagonisti, Tilda Swinton, magistrale in tutti i ruoli grotteschi, è qui la tutelatrice del treno, John Hurt come saggio mentore di Evans, Song Kang-ho, attore feticcio del regista, nel ruolo di un misterioso esperto delle serrature del treno. Ed Harris, perfetto per la parte di Wilford, creatore del treno in Snowpiercer, creatore dello show in Truman show. Lo stesso personaggio con gli stessi ideali. Ed è proprio questi ideali, a cui per tutto il film siamo indottrinati insieme ai protagonisti per remarci contro che invece ci mettono in dubbio. Il monologo di Wilford nel finale ci fa capire come non può esistere equilibrio tra classi sociali. Per la sopravvivenza di tutti, una deve stare sopra l’altra. La soluzione del personaggio di Song Kang-ho è la più estrema e travolgente. Una lezione di vita che ci distrugge dall’interno. Di colpo quello che noi e i protagonisti vogliamo cambia. Film come Snowpiercer non sono storie, sono insegnamenti che hanno la capacità di intrattenerci ed emozionarci. La massima espressione dell’arte.
Il carico di emozioni del film è ben dosato e possente, immagini, scene, frasi, sequenze intere ci rimarranno nella testa per sempre come i più grandi dipinti della storia.
Pochi film raggiungono tali imprese e Bong Joon-oh tocca uno dei punti più alti della sua cinematografia. La visione di Snowpiercer per me avrete capito che più consigliata, è obbligatoria.