“Hellboy: The Golden Army” (2008) di Guillermo Del Toro

Se il primo Hellboy calava un po’ di originalitá nel finale e nella struttura narrativa, questo vive della firma e della fantasia sfrenata di Guillermo Del Toro. Avendo presentato personaggi e contesti nel primo film, il regista può sbizzarrirsi ad ampliare il mondo dark fantasy che aveva già preparato con idee narrative, dettagli e immagini visivamente efficaci.

Sono passati 4 anni dal precedente e lo sviluppo della computer grafica ha fatto un salto notevole, quindi mentre prima tutti gli effetti speciali digitali perdevano un po’ di fisicità, ma si rifacevano con quelli analogici, qui funzionano entrambi alla grande e sono utilizzati in quantità, anche perché dopo l’incipit del film, Del Toro si allontana dall’ambientazione umana e sposta la trama in mondi totalmente fantasy, pieni di creature e situazioni particolari. Il “bambino tumore” è infatti la trovata di black humor più dolce, comica, e contemporaneamente triste che mai mi sia capitato di trovare. Come ricevere una pugnalata nel fianco mentre si è ubriachi fradici dal proprio gatto mentre fa le fusa.

I nostri tre protagonisti Hellboy, Abe e Liz dovranno questa volta fare i conti con il principe elfico Nuada, tornato dall’autoesilio a seguito della pace che venne stipulata millenni prima tra la sua razza e quella umana. Tornato per vendicarsi, in quanto il tempo ha dimostrato che la terra è diventata sempre più proprietà dell’uomo che degli elfi. Decide quindi di rimettere insieme i pezzi della corona reale, manufatto che gli permetterà di comandare la Golden Army, esercito in stile steampunk, costruito con lo scopo di conquistare gli umani e fino a quel momento dormiente. La trama porterà Hellboy e compagni ad affrontare prima una versione sadica delle fatine dei denti e poi ad accedere al mercato dei troll. Questa è una delle sequenze centrali del film, dove Del Toro dà il meglio di sé stilisticamente e visivamente.

È un film dove l’estetica e i colori fanno da padrone e che di nuovo ha come fulcro morale della storia la scelta. Un entità primordiale gigantesca ma ultima della sua specie sta distruggendo la città, sarà giusto ucciderla? Quando Liz si troverà faccia a faccia con La Morte dovrebbe comunque chiedere la salvezza di Hellboy nonostante sappia che lui un giorno porterà alla distruzione del mondo? Tutto ciò da riscontri interessanti che ci costringono ad interrogarci. Il film ci mette in dubbio e quando un opera riesce in questo allora l’asticella del suo valore artistico si alza. Mettiamoci poi la potenza visiva e la narrazione fluida ed ecco che del Toro fa un mezzo capolavoro. Arrivati alle conclusioni, ma fin dall’inizio in realtà, sappiamo che gli ideali del principe Nuada, sono si estremi, difatti cerca la distruzione attraverso la Golden Army, ma sappiamo anche che gli umani stessi sono stati i primi ad iniziare la guerra in passato e che hanno quasi ormai distrutto la natura, rappresentata anche da tutte le creature e comunità di mostri (vedasi il mercato dei troll), compresi i protagonisti. Sono gli umani quindi il nemico di fondo di questa storia. Del Toro ci racconta un conflitto si, ma tra due facciate, quella antica di Nuada e quella moderna dove i mostri (Hellboy, Liz e Abe) collaborano con gli uomini, e che sta metà con la terza, quella del mondo umano e della sua morale. Ecco quindi che il protagonista sarà in mezzo a due realtà ed ecco perché è ancora la scelta al centro della narrazione. Un fantasy perciò originale nella forma e nel contenuto e che entra sicuramente nei migliori film del genere.

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