“Circle” (2015) di Aaron Hann e Mario Miscione

Opera particolarissima che ci mostra come può esistere un film con cinquanta attori tutti nella stessa stanza. Il genere è un thriller psicologico originale nella forma e anche nella trama. All’interno di questo luogo buio e circolare, delle persone si risvegliano posizionate in piedi all’interno di un cerchio rosso. Al centro, di fronte a loro, c’è una struttura ad alta tecnologia che ha due funzionalità: uccidere sul colpo chiunque esca dalla propria posizione e uccidere ogni minuto una persona a caso dal gruppo, a meno che qualcuno non abbia votato un’altra persona. Ad ogni turno, essenzialmente, chi ha più voti verrà ucciso.

Quando i protagonisti si svegliano in questa stanza terribile, nessuno sa di cosa si tratta e naturalmente nessuno sa cosa sta succedendo. Le regole del gioco, perché di questo si tratta, vengono scoperte un poco alla volta, causando inizialmente una serie di morti accidentali. Ma cosa accade una volta che tutti hanno capito le regole? Si crea un microcosmo. La società e le sue caratteristiche si riversano in questa stanza degli orrori. C’è collaborazione inizialmente, ma chi uccidere? Non le donne e i bambini naturalmente. C’è chi vuole votare gli anziani, chi le persone considerate “poco utili” socialmente. Chi ritiene, per via del suo impiego elevato, di avere un maggiore valore all’interno della stessa, arriverà addirittura di ritenersi degno di non essere votato. Di conseguenza come non aspettarsi che molte persone di colore vengano uccise solo per la loro pelle? I registi tirano fuori il meglio e il peggio dell’uomo, racchiudendo in cinquanta persone, tutte le più possibili varietà di personalità e status sociale al fine di ricreare una mini società che si adatta, agisce e comporta come quella reale.

Tra i partecipanti ci si chiede chi sia l’autore di tutta la messa in scena e quale sarà la sua conclusione. In poche parole, si chiedono quale sia lo scopo. Ciò che è affascinante è come ognuno agisce diversamente alla situazione. C’è chi tenta di salvare tutti, chi addirittura si suicida facendo un passo fuori dal proprio cerchio. Non manca chi fa il doppio gioco, chi struttura un proprio piano o chi si finge qualcun’altro e mente sulla propria condizione sociale per non essere votato.

Il film è solo questo, ed è difatti di breve durata, molto intenso e sempre più rapido nella selezione dei partecipanti da “sacrificare”, che fin dall’inizio sospettano che debba rimanerne soltanto uno. In una società marcia come quella rappresentata però, non possono che mancare gli eroi. Coloro che sono disposti a sacrificarsi ed accettano di morire pur di salvare una bambina, oppure una donna incinta. E ‘chiaro che la rapidità di successione degli eventi, data anche dal fatto che il macchinario omicida ucciderebbe ogni minuto una persona casuale, dona al film un ritmo travolgente e che non viene mai a noia, dove i dialoghi, gli sguardi, le piccole espressioni facciali sono un’analisi allo stetoscopio delle intenzioni di ogni protagonista. Dialoghi che ci trascinano in un uragano di situazioni dove più si va in profondità, più tutto si fa più veloce ma sempre misterioso. Un film che quando si arriva alla sua conclusione, sembra siano passati appena venti minuti. Tempo speso molto bene.

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