“Maps to the stars” (2014) di David Cronemberg

Sebbene richiami l’idea di un film di fantascienza, in realtà non lo è per niente. “Mappa per le stelle” sta a significare una descrizione, una messa a nudo, una mappa sì, se vogliamo chiamarla così, che mostri a noi spettatori il vero volto delle star di Hollywood, e tutto ciò che di più oscuro si nasconde nella città dei vip.

La storia si incentra su tre personaggi i quali archi narrativi si arriveranno ad intrecciare. Agatha è una ragazza appena arrivata ad Hollywood, il volto e parte del corpo bruciati da un incendio. Cercherà di trovare lavoro tramite la spinta della famosa Carrie Fisher. Havana Segrand è un attrice, quasi sul baratro perche non più giovanissima e che cerca disperatamente di interpretare sua madre, in un film remake di cui il genitore era stato protagonista. Benji è invece un giovane attore di tredici anni, con un passato già da tossico dipendente e figlio del famoso psicologo delle star, Stafford Weiss.

Il film critica lo star system e le personalità di Hollywood in generale, l’insensibilità delle produzioni e l’ipocrisia del mondo cinematografico statunitense che da più di cento anni ci meraviglia con i suoi film. Sebbene dunque sembra possa trattare esclusivamente argomenti per addetti ai lavori, in realtà non è nient’altro che un film sui rapporti umani e sulla follia, nata sia dall’ossessione per il denaro e per la fama, che dall’egocentrismo e da vere sofferenze personali.

Il ritmo della narrazione scorre piacevolmente, la regia di Cronenberg rende tutto fluido e ci immerge nella storia incollandoci ad essa con forza, ammaliandoci con scene veramente forti come quella del ballo grottesco di Julienne Moore, o semplicemente con la forza delle rivelazioni e degli sviluppi di trama. Tutti gli attori fanno un’ottima interpretazione, prima di tutti, appunto, Julienne Moore, per un personaggio caratterizzato stupendamente, narcisista, perfido e voltafaccia. Perfetta nella parte anche Mia Wasikowska che dona ad Agatha una forte determinazione e una grande bontà d’animo, mangiata sia dalla sofferenza che, a un certo punto, dall’esasperazione.

Il film pecca di una specifica forzatura narrativa, ma che arriva allo spettatore con tanta forza emotiva che ci si può passare sopra. Il risultato è una storia che mette in mostra la cattiveria di un mondo ossessionato dal denaro, con un protagonista non innocente ma buona e con cui leghiamo, rimanendo comunque sia affascinati che orripilati di fronte all’enorme potenza corrutrice della fama.

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