“Amata immortale” (1994) di Bernard Rose

Ludwig Van Beethoven, considerato universalmente uno dei più grandi musicisti mai esistiti viene affrontato in questo biopic facendo un focus sulle lettere all'”amata immortale”, scritte da lui a una donna, la cui identità è ancora sconosciuta e tutt’ora ricercata dagli esperti. Una storia dove lo sviluppo musicale del compositore passa in secondo piano, soffermandosi sui rapporti sentimentali nel corso della sua vita.

Al momento della morte di Beethoven, il suo segretario Schindler, si occupa di fornire il suo testamento alla misteriosa “amata immortale” a cui sono stati intestati tutti gli averi del compositore. Nessuno sa chi questa “amata immortale” sia, ma Shindler è in possesso di particolari lettere d’amore che Ludwig le avrebbe inviato. Tramite una ricerca, il suo fidato segretario riuscirà ad ottenere la firma della donna a cui spetta l’eredità senza però riuscire a leggerne la calligrafia. Farà quindi visita alle tre donne con cui il compositore ha avuto una storia cercando di capire chi sia la destinataria del testamento. L’incontro con ognuna di queste, porterà a flashback che ripercorreranno la vita del musicista fino alla sua morte, soffermandosi anche sul rapporto travagliato tra lui e la moglie del fratello Kaspar, a cui toglierà l’affidamento del figlio Karl, una volta morto il marito.

La trama e la struttura narrativa sembrano omaggiare, o forse semplicemente stare sulla falsa riga di un film di cui ho già discusso: Quarto Potere di Orson Welles. La figura criptica di Kane e qui di Beethoven, restano misteriose e imperscrutabili nei loro atteggiamenti e decisioni finché da un lato non viene scoperta l’identità di Rosabella, e dall’altro quella della firma illeggibile. Due film su un’infanzia tragica, mentre questo anche sulla gelosia e come questa può portare un uomo a comportamenti orribili. L’interpretazione di Gary Oldman nel ruolo del protagonista è considerata universalmente dalla critica come perfetta e io non mi dissocio ne mi distacco neanche parzialmente. Nel cast figurano inoltre Jeroen Krabbé nel ruolo di Shindler, anche lui in partissima così come Valeria Golino e Isabella Rossellini nei ruoli delle due donne amate da Beethoven nel corso della sua vita e di Johanna Ter Steege nella parte della moglie del fratello Kaspar.

Il film non ha bisogno di un ritmo veloce, ma in casi come questo sarebbe strano il contrario. E’ la colonna sonora che rende spesso dinamiche le scene, donandogli un’enfasi molto vocativa. Ma le musiche sono di Beethoven stesso naturalmente e valorizzerebbero anche una pubblicità di spazzolini. Degna da citare la scena della prima esecuzione della nona sinfonia, dove vediamo su schermo a cosa quella melodia rimanda nella mente del compositore, dando un aggiuntiva chiave di lettura alla sua vita, in una delle scene più emozionanti del film. A presto e buona visione!

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