“Attenzione, quest’uomo è estremamente violento.” Questo è il titolo originale del film di Takeshi Kitano, ed è tutto dire. Al protagonista Azuma, interpretato dal regista stesso, girano veramente tanto e dovrà fare i conti con spacciatori di eroina, omicidi e corruzioni.
Azuma è il poliziotto della sua città più spesso reguardito dal suo superiore per i metodi violenti applicati anche se naturalmente efficienti. Comincerà ad indagare su dei giri di eroina seguendo scie di omicidi fino ad arrivare al boss criminale Nito e al suo sicario Kiyohiro, il tutto prendendosi cura amorevolmente della sorella problematica e reduce da una casa di cura.
La prima cosa da dire è che, prima di “Violent Cop”, Takeshi Kitano era un comico televisivo. Poi capitata l’occasione di partecipare al film come protagonista, si offrì anche come regista, trasformando l’opera da commedia a dramma poliziesco, dimostrando un enorme talento e facendosi notare dalla critica. Il film, oltre ad essere registicamente valido grazie alle belle immagini che mostra, gode della particolarissima interpretazione di Takeshi, quasi sempre silenziosa, con un volto impassibile e imperscrutabile e creando un personaggio che solo a vederlo sa il fatto suo, che incute rispettabilità ma contemporaneamente ironico e di buon cuore come si nota dalle scene con la sorella. La violenza che esprime nel trattare i criminali è talmente improvvisa e contenuta che addirittura suona terrificante. Il risultato è un personaggio dalla caratterizzazione veramente interessante e che può far intendere un passato tragico e mai svelato allo spettatore.
Il ritmo della narrazione è trattenuto, e ne risulta perciò un film lento e che si prende i suoi tempi per narrare una storia che in effetti è molto semplice e per niente articolata, ma che nelle scene di sparatorie, o comunque quelle cariche di tensione, esplode con maggiore energia valorizzando le sequenze dinamiche. Esempio calzante, è l’inseguimento in auto a metà film che si aggiudica indubbiamente la scena migliore, insieme al finale tragico e per niente scontato.
Tirando le somme è quel tipo di film dove un poliziotto indaga su una certa situazione e poi, diventando la faccenda personale, prova a farsi giustizia da solo. Una trama per certi versi già rivista forse, ma da Kitano portata in un contesto giapponese e colorandola con il suo stile ben pacato e ricco di sangue che in qualche maniera arriva sullo schermo insieme ad un mezzo sorriso, tanto è l’ironia che esce fuori da certe scene. Disponibile su Prime se volete dargli fiducia.