Ci sono alcuni film ritenuti pietre miliari del cinema. Opere talmente innovative dal punto di vista tecnico, di contenuto, produttivo magari che hanno cambiato il modo di fare cinema. Quindi, quando dico che “Quarto potere” in originale “Citizien Kane” (“Cittadino Kane”) è considerato per convenzione il film più bello nonché importante della storia, è perché dopo la sua distribuzione il cinema ne è uscito cambiato come mai era successo.
In che modo quindi, “Quarto potere” si differenziò da tutte le altre produzioni cinematografiche? Anzitutto è una storia criptica, dove lo spettatore ha a disposizione indizi per capirne il senso. Borges lo descrisse come “un’indagine psicologica e allegorica degli aspetti più intimi e nascosti della personalità di un uomo, mediante le parole di chi durante la sua vita lo conobbe a fondo.” Non c’è inoltre il classico lieto fine, la storia è narrata da quattro flashback, più un servizio giornalistico. Welles inoltre inventò delle lenti particolari per le riprese, venne fatto un uso ampio e rivoluzionario della profondità di campo (dove tutto è a fuoco nell’inquadratura) e del piano sequenza e tante altre accortezze tecniche. Ma tranquilli gente, adesso finisco di annoiarvi e procedo a parlarvi della trama.
La storia gira intorno al grande magnate, imprenditore e uomo più influente del mondo, Charles Foster Kane. Il film si apre con la telecamera che accompagna lo spettatore fino al letto di morte del protagonista, che lasciando cadere una palla di vetro con la neve dentro, sussurra come ultime parole “Rosabella”. Essendo stato però l’uomo più importante del secolo, una testata giornalistica decide di fare un servizio che racconti la vita di Kane, non come il mondo già lo conosce ma per mostrare che tipo di uomo fosse. Il tutto partendo da quella parola, “Rosabella”, di cui nessuno ha mai sentito parlare o conosce il significato ma, che essendo stata pronunciata in punto di morte, è sicuramente la chiave di lettura per capire Charles Foster Kane l’uomo, anziché Charles Foster Kane il magnate. Uno dei giornalisti (Thompson) quindi, intervisterà le quattro persone che nella vita sono state più vicine al protagonista chiedendogli se sappiano chi sia questa famigerata Rosabella. I vari flashback narrano di come Kane abbia ottenuto la ricchezza fin da bambino, nella sua casa nella neve, grazie ai frutti della miniera d’oro che la madre ereditò. In tal frangente, mentre giocava con la sua slitta, venne portato via per scelta della madre ed affidato ad una banca che lo ha cresciuto fino alla maggiore età. Da quel momento in poi, partendo dall’acquisto di un giornale, è arrivato a conquistare l’America intera arrivando a possedere decine di testate giornalistiche, radio, proprietà e negozi, fino alla mastodontica abitazione di Xanadu, incalcolabilmente ricca e ospitante dentro di sé una quantità vastissima di animali e opere d’arte di ogni tipo. La storia ci racconta che Kane è stato inoltre un uomo che ha costantemente influenzato le menti delle persone grazie alla sua potenza mediatica fino a mettere lo zampino in Europa e in tutti gli affari politici, dalla guerra ispano-americana fino alle guerre mondiali. I flashback sono narrati rispettivamente dalle memorie scritte di Walter Thatcher, il banchiere tutore che lo ha cresciuto, il braccio destro di Kane stesso, Barnstein, il migliore amico Leland, e l’ex moglie Susan. Nessuno sa rispondere alla domanda del giornalista, nessuno sa chi o cosa sia Rosabella. Si intende però che Kane, nonostante fosse partito come uomo del popolo e con certi ideali durante il suo primo lavoro da giornalista, sia poi stato cambiato dal potere stesso che otteneva diventando una potenza economica come mai nessuno era stato e portandolo essenzialmente a possedere il più possibile e a desiderare sempre di più il potere. I film si conclude in uno dei grossi saloni di Xanadu, con Thompson che riferisce ai suoi colleghi di non essere riuscito a trovare informazioni e affermando che una sola parola (Rosabella) non può descrivere la vita di un uomo. La telecamera si allontana da loro e vediamo che delle persone si stanno occupando di smantellare le proprietà e le opere d’arte di Kane imballando alcune cose e distruggendo altre in una fornace. La nostra visuale si avvicina al fuoco mostrandoci che Rosabella non è nient’altro che la marca della slitta con cui Kane da bambino stava giocando prima che la sua vita cambiasse drasticamente.
Come viene detto ad un certo punto nel film, “forse Rosabella è qualcosa che ha perso, e tutto ciò che ha fatto in vita era per colmare quel vuoto”. La ricchezza ottenuta da Kane, la grande dimora di Xanadu, il tentativo di rendere la moglie Susan una star nonostante non fosse talentuosa, non sono nient’altro che conseguenze di aver concepito l’amore come possesso. La causa scatenante è senza dubbio la fine prematura della sua infanzia il quale simbolo era la slitta stessa. L’unica cosa che lui avesse mai desiderato, la fanciullezza di un bambino, l’infanzia come parte più importante della vita di ogni uomo che deve avere i suoi tempi e mai deve essere sottovalutata. L’esser stato trattato come merce di scambio dalla madre, l’esser indottrinato fin da subito verso il lavoro, l’essere cresciuto da un banchiere hanno reso Kane ricco ma freddo, in conclusione una persona vuota. Uno dei finali senza dubbio più belli, filosofici e rivelatori della storia del cinema che da un significato incredibile a tutto il film.
A primo impatto si può pensare che “Quarto potere”, per la sua valenza tecnica, visiva e narrativa sia l’opera ultima di un grande cineasta ricco di esperienza. Quando girò il film invece, Orson Welles aveva appena venticinque anni, ed era la sua prima volta dietro la macchina da presa. Questo fece di “Quarto potere” non solo per antonomasia il film più bello mai fatto, ma anche la miglior opera prima mai fatta, coronando Welles come uno dei registi maggiori della storia del cinema e nient’altro che un genio prodigio. C’è da dire che parte della maestosità dell’opera è anche dovuta al fatto che era riuscito ad ottenere il contratto cinematografico più vantaggioso che sia mai esistito. La cosa divertente, è che la figura di Kane stesso e quindi anche la storia, sono basate sulla vita e la personalità dell’imprenditore William Randolph Hearst, che tentò in vari modi di screditare e distruggere la pellicola sentendosi personalmente attaccato. Altra cosa inusuale, fu che il cast di attori e perciò Welles stesso (che interpreta Kane), non avevano mai recitato prima sul grande schermo ma tutti fecero comunque un’ottima interpretazione.
Il film non eccelle solo nel finale; per tutta la sua visione riesce avere una forza trascinante incredibile. Ogni personaggio è caratterizzato al meglio, le riprese, e l’uso delle luci accompagnano la narrazione creando immagini modernissime. Il film difatti, venne apprezzato nella sua totalità solo dieci anni dopo l’uscita. Negli anni quaranta, la sua estrema modernità non era stata ne compresa ne apprezzata. Sulla sceneggiatura del film c’è molto da dire. L’unico premio che “Quarto potere” vinse fu l’Oscar per la miglior sceneggiatura. Non si sa se Welles abbia scritto l’opera insieme ad Herman Mankiewicz o se quest’ultimo l’abbia scritta e Welles successivamente riadattata, solo si sa che dopo l’uscita del film Mankiewicz e Welles si odiavano. David Fincher, lo scorso anno, fece uscire Mank, film sulla stesura della sceneggiatura di “Quarto potere” che da una sua interpretazione alla vicenda.
Ho amato “Quarto potere” non solo per la storia o per il finale significativo, non solo per l’importanza cinematografica, quanto perché è il miglior esempio di film immortale, moderno nella forma e visivamente. La pellicola in bianco è nero è secondo me da considerare come uno stile, non come sinonimo di vecchio. Se mai vi andasse di superare questo scoglio e dargli fiducia, vi accorgerete di quanto in realtà sia diverso da ciò che vi aspettavate e quanto certe immagini e il modo di raccontare non siano neanche lontanamente qualcosa di antico, ma estremamente nuovo e tutt’ora attuale.