All’ennesima collaborazione con Johnny Depp, Tim Burton fece uscire Dark Shadows, film tratto dall’omonima serie tv degli anni 60/70 di cui era fan. Il risultato è una veramente ottime e ben dosata miscela di elementi diversi, essenzialmente horror gotico e commedia che creano un opera secondo me molto originale e sempre affine al suo stile. Volendo implementare contesti e situazioni della serie televisiva che era composta da ben 1225 episodi, Burton sintetizza molto la narrazione non andando troppo a fornire spiegazioni e facendo capitare quindi cose non preparate narrativamente e che accadono all’improvviso risultando colpi di scena fastidiosetti magari, ma che la leggerezza e l’ironia del film ci fanno accettare.
Questa è l’unico tratto debole che ho trovato in questa opera. Parliamo ora di cosa in cui riesce. Quando ho usato il termine sintesi, intendo in realtà che la storia è comunque molto concentrata, ma che niente è spiegato troppo affondo facendo sì che la narrazione scorra molto bene e veloce. Nonostante la sintesi però, il film ha un intreccio molto articolato e svariate sotto trame, caratteristica apprezzata anche nella serie tv omonima. Nel 1760, Barnabas Collins (Johnny Depp) è proprietario di un azienda di rivendita pesce in Inghilterra, è innamorato di Josette (Bella Heatcote) ma per aver rifiutato la strega Angelique (Eva Green) sarà condannato ad una vita da vampiro e sepolto vivo per duecento anni. Una volta nel 1970, il nostro protagonista riuscirà a liberarsi e tenterà di ridare prestigio alla sua famiglia, surclassata da un’azienda di pesce rivale la quale direttrice è nientepopodimeno che la strega che lo aveva maledetto. Ciò che salta all’occhio, è la stupenda magione dei Collins nella quale è ambientata gran parte della storia. Enorme castello dai multipli passaggi segreti fotografato meravigliosamente. Tutto è come iridescente, quasi brilla di luce propria dando un senso fiabesco, nonostante la cupezza, i viola e i colori scuri che caratterizzano lo stile gotico. L’ambientazione è perciò molto potente e ci trascina fin dall’inizio insieme alla colonna sonora dentro allo schermo.
Colonna sonora che varia molto tra dover restituire un’atmosfera adeguata e il far divertire. I suoni stessi che sentiamo nel film sono utilizzati talvolta in chiave ironica e smorzano molto la storia che se raccontata realisticamente sarebbe principalmente un dramma. Il resto delle canzoni sono quelle invece ascoltate dall’adolescente Carolyn Collins (Chloe Grace Moretz), appassionata del rock di quel periodo che ricalcano comunque bene la scena punk, gotica e metal degli anni 70. Il cast è molto vasto e prevede inoltre nomi validissimi come Helena Bonham Carter, Michelle Pfeiffer e Johnny Lee Miller, tutti i personaggi con una caratterizzazione molto forte e definita, ed è tutto dire vista la notevole quantità dei personaggi e una narrazione molto sintetizzata. Questo accade perche Burton riesce come i grandi maestri a narrare mentre presenta i personaggi, creando sempre scene che fanno entrambe le cose, operazione non sempre così facile. Ogni personaggio difatti ha una sua personale sotto trama (mai tirata via) e questo non capita di vederlo spesso, appunto perché gonfia e complica la narrazione rendendola tale volte non equilibrata e noiosa. Ma non è questo il caso, la visione è leggerissima e nonostante il film si porti dietro elementi del genere horror non è definibile tale. Il film fa infatti ironia dall’inizio alla fine e gioca molto sul settecentesco personaggio di Depp inadeguato ai tempi moderni. Di sequenze spaventose ce ne sono forse un paio e spaventarci non è nelle intenzioni di Burton. In ogni caso mai viene persa di vista la trama principale, lo scontro tra la strega e Barnabas mentre al contempo, nella vita di quest’ultimo riappare misteriosamente, come domestica dei Collins, una ragazza che sembra essere la discendente della sua scomparsa Josette. Ed ecco che il film ha un tocco anche di sentimentale. Venendo al punto, si evince che Burton è riuscito a creare e tenere in equilibrio tanta carne al fuoco senza bruciarla o servirla cruda, avendo come risultato un film leggero, divertente, dai toni dark, molto articolato e di conseguenza non banale. Un insieme di elementi che mi ha stupito e che consiglio proprio per la suo stile.