Recensione “Cime tempestose” di Emily Brontë

È questa un’opera del tutto isolata nella tradizione narrativa inglese. In essa l’aspro realismo del quotidiano vive di misteriose e inquietanti tensioni onirico-simboliche e di cupe fiammate emotive, all’interno di una struttura narrativa di grande saldezza ed efficacia. Vi domina la figura di Heathcliff il quale, animato da una passione distruttiva, svolge nel libro la funzione “fatale” del vendicatore spietato, vero “replicante” di tante devastanti figure del gothic novel britannico; ma il suo tirannico porsi come l’inflessibile dark hero nasce da una disperata infelicità di fondo e lo porta a vivificare la propria morte con quella della donna amata, in una sorta di aspirazione erotico-panteistica che conferisce alla sua figura dimensioni assolutamente inedite.

«Quanto più andavo avvicinandomi alla casa, tanto più aumentava in me l’agitazione e quando la scorsi, presi a tremare in tutte le membra. L’apparizione mi aveva preceduta; mi stava contemplando attraverso il cancello.»

Titolo: Cime tempestose
Autore: Emily Brontë
Editore: Newton Compton
Genere: Classico
Data di pubblicazione: 29 Luglio 2011
Voto: 3/5

Cartaceo -> 3,99€ | Ebook -> 1,99€

Emily Brontë

(Thornton, 1818 – Haworth, 1848) crebbe nella selvaggia e desolata brughiera dello Yorkshire e, con le sorelle Charlotte e Anne, condusse fin dall’infanzia un’esistenza chiusa in un’aspra solitudine e segnata da una fortissima tensione interiore. Nelle poesie e nell’unico suo romanzo la sua immaginazione febbrile e la sua accesa visionarietà romantica si esprimono con singolare vigore, facendo originalmente rivivere situazioni e atmosfere del romanzo “nero” e del titanismo byroniano.

Recensione

Ho approcciato questa lettura con alle spalle tante belle parole sentite negli anni riguardo l’autrice e il Romanzo in sé, definito spesso un capolavoro. Non avevo inoltre nemmeno visto il Film, ero quindi totalmente a digiuno.

Quella che spesso è definita una grande storia d’amore, è in realtà un’ossessione malsana che vede anteposte follia e malvagità. Il male che scaturisce da ciò è indescrivibile e non vi è un singolo avvenimento nel libro che non sia carico di malessere o malvagità nei confronti di un altro essere umano. Nessuno fa nulla e tutti si piegano ai fatti o voltano il viso dall’altro lato.

Un intreccio di relazioni malsane da far accapponare la pelle, leggendolo non si ha mai un momento di tranquillità o rilassamento. La sensazione che si prova è una tensione costante che non si placa mai.

In tutti i personaggi sono enfatizzate le caratteristiche negative e solo la cara Nelly sembrerebbe essere la buona della situazione, ma anche con lei si ha come la sensazione che avrebbe potuto e dovuto fare di più.

La scrittura è veramente ottima, adoro le sorelle Brontë, ma questo volume è a sé. L’ambientazione è molto bella, ma la storia di per sé è veramente surreale e se non fosse per le capacità di scrittura dell’autrice non sarei riuscita a terminarla.

Consiglio il libro agli amanti dei classici ma con la consapevolezza di avere tra le mani un volume alquanto atipico nel suo genere. Voto 3/5

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