Recensione “Carne” di Michael Bray

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Titolo: Carne

Autore: Michael Bray

Editore: Babelcube Inc

Genere: Horror

Data pubblicazione: 8 Aprile 2018

Voto: 5/5

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Sinossi

Quando Garrett, tornando a casa, decide di fare un salto nel nuovo supermercato per fare un po’ di spesa, non può immaginare l’orrore che si troverà ad affrontare. Il Grueber’s non è un negozio come gli altri, e quando Garrett si accorge dell’inquietante assortimento di prelibatezze a base di carne umana è già troppo tardi per scappare.

Insieme ad un gruppo di estranei, come lui intrappolati nel supermercato, dovrà trovare un modo per sopravvivere, sfuggire allo staff del supermercato, assetato di sangue e tutt’altro che umano, e non finire esposto sugli scaffali insieme agli altri articoli in vendita.

Un romanzo horror cupo e inquietante, in cui i vampiri sono bestie violente, piene di rabbia e assetate di sangue. CARNE è una storia di sopravvivenza, il cui protagonista, di fronte all’orrore, è pronto a tutto pur di fuggire.

Recensione

Questo libro è stata una piacevole scoperta per me, attirata subito dal titolo particolare. La prima cosa che ho pensato notandolo è stata: “ok, o è uno di quei libri sulla riga di Cinquanta Sfumature che il solo pensiero mi fa storcere il naso oppure è un horror di quelli splatteroni e al cardiopalma. Eee la seconda opzione si aggiudica il premio di vincitrice yay! Ho letteralmente divorato questo racconto (non potevo scegliere termine più adatto visto le sue allegre tematiche) e fin dalle prime pagine ho compreso che l’avrei amato e riletto almeno una volta.. due… forse tre dai.

Il romanzo racconta di un particolare centro commerciale, aperto da poco, dove si ritrovano persone comuni una sera, per comprare lo zucchero finito a casa o la carta igenica profumata alla violetta, magari anche solo per fare un giro. Ma poco dopo alcun di loro, quelli che hanno il coraggio di guardare in faccia la realtà, si rendono conto dell’orrore celato nel a prima vista tranquillo negozio: tra i barattoli di marmellata d’arancia e le cipolline borettane si possono scorgere in modo grottescamente esplicito bulbi oculari sotto aceto; ancora perchè non tentare, invece delle solite patatine al gusto bacon, delle ottime orecchie essiccate? Tanto è sempre carne no? E che dire degli innumerevoli tagli di carne esposti, tutti provenienti da essere umano di prima qualità allevato a terra? Ebbene sì, questo buffet per cannibali è sparso in mezzo a mercanzia di quotidiana amministrazione, e la situazione è resa ancora più allarmante e angosciante dal fatto che nessuno può uscire da là dentro, pena una morte terribile per mano di una nerboruta guardia alle entrate, avvisata dalle occhiate rapaci delle commesse.

Non è certo una storia adatta a chi è debole di stomaco o non adora i romanzi del genere, chi non regge molto bene la tensione o non adora quel tipo di situazione che io invece venero in ogni sua forma: pericolo che incombe su alcuni poveri individui, questi si uniscono capitanati di solito da una o due persone, sempre presente l’antipaticone di turno che cerca di creare difficoltà in ogni modo, lo sviluppo di una Resistenza con la R maiuscola. Sono così affascinata da queste situazioni perchè quando più persone si trovano strette da qualche minaccia, naturale o sovrannaturale che sia, scatta un meccanismo insito all’interno di ciascuno di noi che porta questi tizi a unirsi in un gruppo per far fronte comune. Succede sempre, questo perchè l’istinto di sopravvivenza irrompe violento dal cuore di ogni essere umano, abbattendo ogni diga, ogni differenza culturale o razziale, ogni scrupolo, ogni morale; è da sottolineare che non tutti reagiscono allo stesso modo davanti al moto disperato che trascina ogni essere vivente verso l’autoconservazione. Ad esempio in “Carne” il protagonista, Garrett, ha litigato di brutto con la moglie e da andare a comprare una del latte si ritrova invischiato in una situazione nella quale rischia di essere lui quello a venir comprato in bottiglia; incarna la figura del Capobranco non molto sicuro di sè, non animato da quell’istinto che ritroviamo in altri uomini o donne che gestiscono situazioni simili, che so, Rick Grimes di The Walking Dead. Ma comunque cerca di tirar fuori gli attributi e guidare quel gruppetto di gente che gli si è aggrumato attorno come sangue secco intorno ad una ferita. Il colpo di scena finale, l’immensa vigliaccata che Garrett compie nei confronti dei suoi compagni che si erano fidati di lui, soprattutto il povero Donald e la sua anziana moglie, è una cosa che a prima vista si biasima, ci si sdegna domandandosi come abbia potuto quell’ingrato, dopo che gli altri gli hanno affidato le proprie vite nelle mani, tradirli in maniera così meschina. E torna mooolto facile pensarla così. Ma vi siete mai chiesti cosa fareste VOI in una situazione simile? Sono le domande esistenziali come questa quelle che mi pongo al termine di una lettura simile, tuffandomi nel torbido vortice che è l’animo umano. La psiche non è semplice da comprendere, soprattutto perchè cambia in ognuno di noi, ma ci sono dei meccanismi che scattano e degli stimoli a cui tutti siamo sottoposti, che nascono naturali in noi come germogli teneri e freschi tra la terra più fertile, pastosa e ricca di odori. Uno di questi è proprio la tendenza a volersi salvare la pelle, che è talmente intensa e soverchiante da portarci a fare cose impensabili in situazioni disperate come bere acqua da pozze sporche in mancanza di altri liquidi, o peggio, e rubare cibo quando la fame morde con la ferocia di un mastino aggressivo lo stomaco vuoto e borbottante; o a fare come il nostro Garrett e pensare solo a se stesso, costringendosi a dimenticarsi degli altri  e ad abbandonarli al loro destino dopo averli portati nella tana del mostro. C’è ancora chi, davanti al pericolo, mette in mostra le sue doti migliori per accaparrarsi consensi e far schierare più individui possibile dalla sua parte in caso di un possibile scontro, o una scelta data dai carnefici, la possibilità di decidere chi sacrificare nel numeroso gruppo di disperati. Altri ancora reagiscono con pacata accettazione dello stato delle cose, si stringono alle persone che amano e sperano nel meglio, come chi invece perde ogni speranza e preferisce privarsi della vita prima che gliela strappi qualcun altro. Alcune persone non riescono a elaborare il tutto; il cervello si spegne, le bocche si schiudono, gli occhi assumono uno sguardo vacuo. Si lasciano andare, la loro mente blocca le immagini oscene che le retine tentano di far giungere ed elaborare a quel reticolo di tentacoli che è la materia grigia.

Tutte queste reazioni sono più che visibili e analizzate in maniera impeccabile all’interno del romanzo; una scrittura pregnante e semplice, che specula l’essere umano e i suoi comportamenti andando a scavare nel marcio, un po’ come fa il dentista con una carie, porta alla luce la verità riguardo gli istinti primordiali di noi uomini, donne e bambini. La storia è davvero fantasiosa e inquietante, l’ho molto apprezzata anche per come è stata fatta evolvere, facendo sì che non scadesse nel banale come accade a molti racconti simili. Ovviamente, come ho già detto prima, non lo date da leggere ai vostri bambini prima di andare a dormire come favola della buonanotte, perchè “Carne” è incredibilmente crudo, esplicito e scioccante, ricco di colpi di scena e di personaggi che lasciano il segno e si fanno ricordare, anche se un po’ cliché; ma d’altra parte in questi casi è quasi inevitabile che i protagonisti ricalchino delle figure a noi già familiari, anche magari per la brevità di uno scritto nel quale non ci si può dilungare troppo sulla caratterizzazione psicologica, pena la perdita di ritmo incalzante adottata per comporre il libro in questione. Spero di poter leggere il prima possibile qualcos’altro di questo brillante scrittore del macabro, proprio come piace a me! Non solo per i contenuti orrorifici e spaventosi, per il respiro mozzato, per l’ansia e la voglia di scoprire lo sbrogliarsi della matassa che è la trama di un’opera, ma anche per lo stile conciso e fresco, non ripetitivo e mai banale.

Voto: 5/5

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