Un piccolo gruppo di adolescenti si raduna su un’isola disabitata per partecipare a un nuovo reality show. E questa diventa la migliore ricetta per far affiorare la vera natura di ciascuno di loro. Il ritiro si rivela subito molto diverso da quanto immaginato e, quando il gioco si farà crudele, ognuno dovrà fare i conti con i propri segreti e i propri fantasmi. Le atmosfere di Stephen King incontrano Agatha Christie in questo brillante omaggio contemporaneo a Dieci piccoli indiani. Ricco di umorismo nero, riferimenti letterari e spunti originali, Dieci è un romanzo dal ritmo trascinante che cattura il lettore dalla prima all’ultima pagina.
Titolo: Dieci
Autore: Marine Carteron
Editore: Giunti
Genere: Retelling
Data pubblicazione: 20 Settembre 2022
Voto: 3/5
Cartaceo -> 14€ | Ebook -> 8,99€
Recensione
I retelling sono materiale complicato per qualunque scrittore ci si approcci. Inutile star qui a specificarlo, ristrutturare e narrare quasi da zero una storia, magari famosa, può essere divertente e fa dar sfogo alla creatività, ma è pericolosissimo.
Forse per questa non indifferente difficoltà aggiuntiva alla stesura del romanzo, mi hanno sempre intrigato questo genere di prodotti. Ne ho letti svariati, più o meno distanti dall’originale, e certe volte ne sono stata addirittura deliziata. Altre, invece, ho scosso la testa talmente forte durante la lettura che mi sono fatta venire il mal di mare.
E’ anche vero che, essendo questi libri da prendere con le pinze al momento della stesura, dovendo calibrare come interagire con il racconto al quale si ispirano tentando di farlo nel modo migliore possibile, certi autori sono un po’ folli nel loro tentativo. Sto parlando di coloro che sfornano titoli come Orgoglio, pregiudizio e zombie – esiste davvero, ne hanno anche tratto un film – o che si impegnano a rimaneggiare classici come La Divina Commedia o le opere immortali di Shakespeare.
Nel loro caso, si son proprio giocati il tutto per tutto, affrontando dei mostri sacri della letteratura e rischiando di finirne divorati.
Ha fatto un po’ lo stesso Marine Carteron, scegliendo di realizzare il retelling di Dieci piccoli indiani, libro di Agatha Christie che ha sconvolto il genere giallo riscrivendone le regole. Chiunque metta in dubbio l’importanza di questa autrice nel panorama contemporaneo è un folle.
Carteron ha scelto di narrare da capo e con dinamiche e personaggi diversi la storia del celebre romanzo, ambientandolo in Bretagna, anche qui su un’isoletta dimenticata da dio e irraggiungibile per via delle furiose maree che imperversano intorno alle sue coste scoscese. Al centro del racconto ci sono alcuni giovani, tutti provenienti da un collegio che li ha selezionati per uno strano reality a tema escape room letteraria. Sono tutti molto diversi e, a una prima occhiata, incarnano alla perfezione gli stereotipi di un classico film horror. C’è Charles, il bel figlio viziato della professoressa di lettere che accompagna a sua volta la comitiva, abituato ad avere ciò che vuole e famoso fra le ragazze; Charie, la bionda oca e superpopolare dalla lingua biforcuta; Eliot, il genietto tredicenne mago degli scacchi; Margaux, atleta tuffatrice la cui carriera ha subito una battuta d’arresto; Tyron, adolescente acculturato e dalla mole imponente, e la sua gemella Deborah, sensibile e fragile per via del suo passato; infine Simon, nerd che rifugge la società e ha una maxi cotta per Charie. I ragazzi sono scortati dalla madre di Charles, la professoressa Astings, e una volta sull’isola fanno la conoscenza di Picàrd, ex poliziotto corrotto che funge da guardia, e Vivienne, la cameriera ex infermiera che funge da tuttofare e che ha avuto trascorsi nell’accademia dei giovani partecipanti.
Il gruppetto verrà ospitato sull’isola per dieci giorni all’insegna di sfide e competizione, nei quali dovranno scovare chiavi e rispondere ad indovinelli a tema. Ovviamente, come tutti sappiamo già, questi hanno tutti dei precedenti, un passato torbido che celano agli occhi gli uni degli altri e a volte anche ai propri. Sono sull’isola per un motivo, e se ne iniziano a rendere conto dopo le prime sparizioni.
Man a mano che la storia procede, veniamo a conoscenza dei peccati dei protagonisti, che paiono tutti ruotare intorno a una persona con la quale hanno tutti interagito prima di un certo evento. Non si tratta quindi, come nel romanzo originale, di casi separati di omicidio, ma tutti i ragazzi sono collegati alla stessa ragnatela di relazioni e di crimini segreti.
Questa non è l’unica differenza con il romanzo di Christie. Ad esempio, viene fatto un sapiente utilizzo delle fiabe e della mitologia per narrare le colpe sottintese dei personaggi, e anche la loro morte avrà a che fare con gli indovinelli. Morti che, tra l’altro, sono piuttosto fantasiose e mi hanno ricordato un po’ Saw per certi versi, anche se non vengono narrate nel dettaglio. Sì, forse a causa del pubblico a cui è destinata quest’opera, che suppongo dallo stile piano e limpido e dalla mancanza di ragionamenti complicati e stalli narrativi sia piuttosto giovane, le variopinte dipartite dei ragazzi avvengono in sordina, quasi che l’autrice abbia paura a risultare cruda. Peccato, è come realizzare un quadro all’avanguardia fregandosene delle regole e ripensarci all’ultimo momento, riprendendo schemi classici per rientrare nei ranghi. Trovo che, se proprio le morti dei partecipanti al gioco dovessero essere così violente, sarebbe stato il caso di narrarle a modo e non lasciare tutto all’immaginazione. Sarebbe stato meglio fossero meno cruente e più conformi al resto del libro che, più si prosegue con la lettura, più si capisce essere uno young adult.
Altra differenza è, ovviamente, nel finale. Non so se è colpa mia o cosa, ma avevo subodorato come si concludesse il libro dopo pochi capitoli. Tuttavia, anche se si può facilmente arrivare alla soluzione del mistero, è comunque avvincente come narrazione. Di difetti ce ne sono, ovviamente, ma non così tanti da ostacolare la fruizione di questo libro per ragazzi.
In primis, contesto la scelta della rappresentazione delle morti, come ho già accennato. Inoltre, nonostante i personaggi carburino molto bene all’interno del racconto, è innegabile siano veramente degli enormi cliché ambulanti e uno meno approfondito dell’altro. Non ci viene mai concessa la possibilità di conoscerli meglio e lo sviluppo dell’arco narrativo di ognuno si ferma nel momento in cui viene svelato il suo passato criminoso. E’ anche vero che, con dieci personaggi da far risaltare, o fai un libro chilometrico oppure sacrifichi un po’ la loro personalità.
Il finale un tantino scontato non lo trovo particolarmente un problema, mentre qualche appunto va fatto riguardo lo stile narrativo dell’autrice. E’ talmente scarno da rendere il romanzo nemmeno uno young adult, quanto più un libro per bambini. Nessuna descrizione particolareggiata, mancanza di spessore, poco tatto nel momento in cui si affrontano argomenti decisamente delicati. Più di una volta, poi, mi sono scontrata con buchi di trama talmente larghi e profondi da ingoiarmi dalla testa ai piedi. Roba che, se si è lettori attenti e poco tolleranti, compromette del tutto la qualità dell’esperienza di lettura.
Fortunatamente, non sono una che va troppo per il sottile. Nonostante i numerosi difetti, il libro si lascia leggere. Infatti, questi sono controbilanciati da un ritmo velocissimo e, a parte tutto, dal giallo che si infittisce. La curiosità alimentata dagli eventi che si susseguono frenetici fa spegnere il cervello e accompagna alla fine del romanzo con scioltezza.
Dieci non è un retelling da buttare, certo nemmeno da osannare però. Si colloca nel mezzo e, sicuramente, un pubblico più giovane può anche trovarlo interessante, così come gli amanti del giallo e dei libri da divorare sotto l’ombrellone.
Voto: 3/5