Shana si sveglia una mattina e scopre la sua sorellina in preda a una strana malattia. Sembra essere sonnambulismo. Non può parlare, non può essere svegliata. E si sta dirigendo con inesorabile determinazione verso una destinazione che solo lei conosce. Ma Shana e sua sorella presto vengono raggiunte da una moltitudine di sonnambuli provenienti da tutta l’America. E come Shana, altri “pastori” seguono il gregge per proteggere i loro amici e familiari sul lungo percorso sconosciuto che li attende. Durante il loro viaggio scopriranno un’America sconvolta dal terrore e dalla violenza, ma l’epidemia apocalittica si rivela meno pericolosa della paura che attanaglia chiunque. Il destino dei vagabondi dipende dunque dallo svelare il mistero del contagio. Il terrificante segreto farà definitivamente a pezzi la nazione o riunirà i sopravvissuti per ricostruire il mondo in frantumi?
Titolo: I Vagabondi
Autore: Chuck Wendig
Editore: Fanucci
Genere: Horror, Distopia, Fantascienza
Data pubblicazione: 20 Gennaio 2023
Voto: 4.5/5
Cartaceo -> 25€ | Ebook -> 14,99€
Recensione
Quando ho preso in mano il pacco arrivato per posta che conteneva il romanzo, mi sono detta: “Ammappa, con un volume così mi ci vorrà almeno un mese per leggerlo tutto”.
Ebbene, in un paio di settimane scarse, sono qui a parlarvene, invece.
Questo perchè I Vagabondi, scritto da Chuck Wendig ed edito da Fanucci, è letteralmente impossibile da non divorare in poco tempo. Cioè, se leggete dietro la copertina, con un carattere piccolissimo c’è vergata la scritta: “Vietare ai consumatori seriali di libri, rischio coma letterario”.
Ma bando alle ciance, vediamo un attimo la trama di questo romanzo incredibile, un’epopea radicata nel qui e ora americano, e cerchiamo di capire insieme perchè è stato in grado di rapirmi nella sua spirale di follia distopica.
La storia si apre con Shana, una ragazza alla mano senza grandi pretese nella vita, che si ritrova con un grosso problema al quale non sa come porre rimedio. La sua sorellina, Nessie, una mattina scompare. Dopo una iniziale confusione, Shana si mette a cercarla e la scopre nel giardino di casa, diretta chissà dove. C’è qualcosa che non va, in sua sorella. La ragazzina ha gli occhi persi, non reagisce agli stimoli e sembra attirata come una calamita in una direzione misteriosa. Shana fa tutto ciò che può: la chiama, la scotola, cerca di trattenerla… Non l’avesse mai fatto. La sorella si dibatte, la temperatura le schizza alle stelle e si mette a borbottare e agitarsi come una macchinetta del caffè in ebollizione. Il padre delle ragazze non ha più fortuna di Shana, nel cercare di fermare la figlioletta. Lo stesso i paramedici, che falliscono nel somministrare un tranquillante alla giovane.
La cosa più inquietante è che Nessie, nella sua stramba marcia instancabile, presto non è più sola. Ci sono altre persone che sfuggono alle cure dei propri cari e si recano sulla strada assieme a lei, sconnessi dal mondo ma legati da un legame indissolubile che pare unire quelli che presto verranno considerati i membri di un gregge. E Shana, così come gli altri parenti dei camminatori, sono riconosciuti come “pastori”, persone che lasciano le loro precedenti vite per dedicarsi a figli, mariti, sorelle e genitori che battono la via compatti in un unico squadrone di infetti.
Sì, perchè questa gente pare proprio contagiata da un qualche tipo di strano morbo. Lo sa bene Benji, che con le malattie lavora da una vita. Rintracciato da una scienziata messa sulle sue tracce da un’intelligenza artificiale, l’uomo si riunisce con la sua vecchia squadra di specialisti per indagare sull’infezione che miete ogni giorno nuove vittime. Ha un nome da difendere, Benji. Questo perchè, a causa di uno sbaglio passato, la sua carriera è stata compromessa. Non tutti lo guardano con occhi amichevoli, ma ben presto sarà evidente che non è il caso di fare gli schizzinosi. I casi di contagio si stanno espandendo a macchia d’olio e sono sempre di più i camminatori che si riuniscono a tagliare gli Stati Uniti con la loro macabra parata. Non possono essere fermati, ne va della loro stessa vita.
E come reagisce il resto della nazione alla loro strana presenza? Provate a immaginare.
Un gruppo di sonnambuli con i quali è impossibile interagire, sordi ai richiami e intrattabili con la medicina tradizionale si sposta per chissà quale motivo fra le vostre case, portando con sé nuovi infetti e le rispettive famiglie.
C’è chi prende tutto come un gioco e si ferma a farsi foto con i sonnambuli, considerandoli non più che un’attrazione che porta nuova linfa vitale in cittadine sperdute. Alcuni, invece, prendono la cosa sul serio e si attivano per risolvere questo incredibile interrogativo. Altri ancora, infine, li vedono come il primo segno dell’Apocalisse. Ed ecco che cominciano ad armarsi, a unirsi contro questi poveri marciatori instancabili. Vanno eliminati, respinti, soppressi. In un’unica parola: uccisi.
I Vagabondi è sicuramente un’opera in grado di stregare, con la sua narrazione efficace e rapida. Lo stile dell’autore, frenetico e fresco, spinge a leggere sempre qualche pagina in più di quanto programmato. Le pagine diventano capitoli e, con una semplicità disarmante, i capitoli diventano sezioni e infine ti ritrovi ad aver terminato la lettura intera senza essertene neanche accorto.
Adattandosi alla perfezione al personaggio con il quale si condivide il punto di vista, Wendig permette di empatizzare con Shana, Cassie, Benji e gli altri protagonisti di questa meravigliosa epopea. Mantiene una voce ironica e giovanile con Shana, assume tonalità mature e attente con Benji e così via, riuscendo magistralmente nel suo intento.
Questa ricchezza stilistica ben si coniuga con una trama interessante e ricca di spunti di riflessione. Il genere umano è pronto per affrontare i lati oscuri del suo essere? Fino a dove il panico collettivo può spingere una persona? Quanto, tramite la persuasione e l’influenza, si riesce a piegare l’intento dei più ricettivi alla magniloquenza?
Nel clima catastrofico di una pandemia globale, leggere di un virus di questa portata fa paura. Wendig sa ben spargere il seme del panico nei suoi lettori, mettendoli davanti a un’infezione insondabile della quale non si riesce a comprendere la provenienza né si è in grado di apprendere come fermarla. Potrebbe capitare a chiunque, di svegliarsi una mattina e vedere il cuscino del proprio più caro affetto vuoto, senza alcuna traccia di lui. Pensate al trauma di sentirvelo strappare dalle braccia, privi di una qualunque spiegazione. Proprio questo è ciò che provano Shana e gli altri protagonisti di I Vagabondi, con i quali ci si impersona subito. Si accompagnano volentieri nel loro percorso, prima con empatia e dispiacere per ciò che gli accade, poi con l’ansia che non potranno mai trovar pace, infine con la smania avida di arrivare insieme a loro alla conclusione di tutta questa faccenda e ottenere una spiegazione.
Al contempo, è difficile odiare i cattivi della storia. Non voglio fare spoiler, ma un certo pastore e una sempre più estesa cricca di brutti ceffi che lo strumentalizzano saranno soltanto una parte di coloro che si schierano contro i sonnambuli e i loro cari. Tuttavia, nel raccontarli, Wendig svela le mille sfaccettature che li caratterizzano, rendendoli umani ai nostri occhi e permettendo di comprendere (non di approvare, ma per lo meno di capire) le motivazioni che li animano.
Che dire, I Vagabondi è un viaggio all’insegna dell’adrenalina, che cresce pian piano fin dalle prime pagine e si dispiega come le ali di una farfalla coloratissima in volo sopra le ceneri dei resti dell’umanità. Un’indagine sulla fragilità e sulla corruttibilità dell’uomo, sulle sue paure e i suoi desideri. Uno spaccato di vita americana che potranno condividere i lettori di tutto il mondo, ritrovando meccanismi che animano la loro stessa quotidianità. Un romanzo che spaventa e fa riflettere, che insegna l’importanza della comunità e la potenza che scaturisce da una paura condivisa.
E la lunghezza?
Non vi mentirò, è un libro di più di ottocento pagine. Si sentono? Sì. Ma non nel senso stretto del termine. Ottocento pagine si percepiscono come un grande ostacolo, ma qui sono solamente da considerare come la lunghezza necessaria per poter intessere un racconto con tutti i crismi in modo che possa sviluppare al meglio le sue potenzialità. Il fatto che il libro sia lunghetto permette di conoscere i personaggi nel loro intimo e comprenderne le ragioni, sviluppando con questi un legame tale che la conclusione, alla fine, si sente sulla propria pelle.
Veramente un’ottima storia, scritta in un modo impeccabile. Quello di Wendig è un nome che spero di risentire presto.
Voto: 4,5/5