Super cult che ha influenzato tantissime opere successive e che è entrato tra i classici dei film sugli zombie, citando anche svariate pellicole di tal genere. In questo caso però, non si tratta proprio della classica figura del non-morto.
Cillian Murphy, conosciuto per il suo personaggio di “Peaky blinders” o per lo Spaventapasseri nella trilogia di “Batman” di Nolan, interpreta stupendamente Jim, il protagonista. Questi si sveglia in un ospedale completamente deserto e cominciando a girare per Londra si accorge che anche questa è completamente vuota. Una particolare epidemia di rabbia ha preso il sopravvento e in gran Bretagna si nascondono milioni di infetti simili a zombie. Lui e altri sopravvissuti che incontrerà nel suo cammino dovranno tentare di raggiungere Manchester, dove sembra che dei militari abbiano strutturato un luogo sicuro.
Come la maggior parte dei film, anche questo è diviso in tre atti ed ognuno di essi si distingue dall’altro per l’atmosfera che crea ma anche nel modo di narrare. All’inizio veniamo messi in una sensazione tragica dove non sembra ci siano speranze. La seconda parte, più leggera dal punto di vista emotivo se non anche la più gioiosa, anticipa l’ultima carica di orrore e adrenalina, che ci tiene tutti con il fiato mozzato fino al luminoso finale. Fin dall’inizio la storia ci trascina nel suo mondo grazie alle drammatiche riprese del protagonista che vaga da solo in una Londra desertica. Il ritmo degli eventi, da quel momento in poi è ben tenuto in equilibrio, senza mai annoiare, dosando sia momenti di calma che non, fino alla terza parte, più cupa, terrificante ma con una risoluzione inaspettata dove il personaggio di Cillian Murphy da il meglio di sé. Perfetto nella parte anche se giovanissimo. Così come bravi tutti gli altri, tra cui soprattutto il grande Brendan Gleeson, che interpreta Frank, un sopravvissuto burbero ma di buon cuore. Il film, oltre a narrare una storia di sopravvivenza a seguito di un epidemia simil zombie, in realtà va a fare un analisi del comportamento umano di fronte a certe situazioni. Ogni personaggio ha un suo personale ruolo che identifica vari modi di approcciarsi ad una circostanza di sopravvivenza, tra chi si lascia andare, a chi resiste, a chi punta all’altruismo a chi con la stessa cosa intende, inconsapevole o no, il suo contrario. L’animo umano viene da Danny Boyle visionato ai raggi x criticandone la sua natura violenta.
Dal punto di vista visivo il film è ultra immersivo, grazie all’uso di una fotografia molto naturale e di riprese che fanno sembrare tutto più realistico, dandoci la sensazione che i protagonisti siano quasi sempre seguiti o in pericolo. Il ritmo della narrazione, come già detto, varia nel corso del film, non è mai troppo rallentato ma comunque la forza degli eventi che accadono è talmente trascinante che rapisce e rende tutto interessante. Meravigliosa la colonna sonora che esalta ogni scena in cui è presente, incastrandosi perfettamente con ciò che viene narrato. Il film in conclusione è eccelso in praticamente tutti i suoi elementi riuscendo ad essere uno dei migliori film dal 2000 in poi per un intrattenimento travolgente e una storia che emozionate è dire poco.