“Gli Intoccabili” (1987) di Brian De Palma

Stracult gangster di cui tutti hanno sentito almeno una volta parlare e che narra la storia tratta dall’autobiografia di Elliot Ness, poliziotto che si oppose ad Al Capone durante il proibizionismo cercando di fermarlo. Il risultato è una visione incredibilmente leggera nonostante la tematica e nel quale ogni aspetto del film è sorprendente.

Durante il proibizionismo, Elliot Ness, interpretato da un bravissimo Kevin Costner, è il poliziotto di Chicago che decide di mettere su una squadra che tenti di incastrare Al Capone (De Niro) per i suoi giri illegali, tra retate, sparatorie e processi giudiziari. La squadra è composta, oltre che dal protagonista, dall’ex poliziotto di pattuglia ed esperto Jimmy Malone, ovvero Sean Connery, che si aggiudica un oscar al miglior attore non protagonista, da Andy Garcia, nel ruolo di George Stone, un abile tiratore italiano che decide di farsi passare per americano ed infine da Wallace, giovane ed impacciato contabile che tenta di accusare Capone attraverso registri contabili che dimostrano le sue frodi. Ognuno di loro, antagonisti compresi, regala un’interpretazione fantastica e convincente e che insieme alla caratterizzazione, fanno sì che ogni singolo personaggio rimanga iconico.

Quando nell’incipit parlo di leggerezza della visione, intendo che tutta la storia non si sofferma sul dramma quanto sull’action e sui personaggi della squadra, sul loro carisma e sull’ironia che viene fuori da loro stessi o da certe situazioni. Il ritmo è veloce e tutti questi elementi alleggeriscono la narrazione. La maniera in cui De Palma inquadra le loro gesta è qualcosa di molto più epico che realista, molto giocoso, così come è giocosa, a tratti, la colonna sonora di Morricone. Per assurdo, tutta la messa in scena sembra avvicinarsi in qualche maniera alle opere supereroistiche che si vedono ultimamente: eroi che affrontano grossi conflitti, fotografati con potenza carismatica in una storia con balzi di ironia. Così come gli Avengers o la Justice League inoltre, la squadra di Ness ha anch’essa un nome, “gli Intoccabili” per l’appunto. Le somiglianze sono tante. Tutto questo, senza contare l’interpretazione di De Niro (che regala un Al Capone magnifico) e l’uso di certe inquadrature che in qualche modo ricordano lo stile che poi vedremo applicare a Tarantino nei suoi film: personaggi con molta enfasi, a tratti quasi fumettistici.

In se per se il film è un noir, ricco di colori vividi e luminosi ma anche di ombre che creano atmosfere vocative nelle sequenze thriller. La regia stessa regala sequenze sorprendenti e che lasciano a bocca aperta. Tutte le scene delle retate sono indimenticabili per l’enorme potenza visiva che trasmettono, così come il piano sequenza nei corridoi del dipartimento o quello in casa di Malone. Ci tengo a dire che l’uso di certe inquadrature o comunque il metodo utilizzato per girare la scena cambia il risultato finale della scena stessa. Utilizzare un modo piuttosto che un altro, in base alla situazione, valorizza o meno la parte di storia che viene mostrata dandogli un maggior impatto visivo, e di conseguenza emotivo, valorizzando magari sia l’interpretazione dell’attore che un certa sensazione che si vuole suscitare nello spettatore. Mai sottovalutare l’inquadratura quindi. Se un film non vi esalta e non sapete il perché, spesso la colpa è proprio della regia. Smetto di annoiarvi con i miei discorsi tecnici consigliandovi questo film per l’enorme modernità che si porta dietro, per i suoi personaggi memorabili e più di ogni altra cosa per quella magica leggerezza nella narrazione che fa sembrare una storia di due ore molto più breve di quanto in realtà è.

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. Austin Dove ha detto:

    Film stupendo, lo riguardo sempre con piacere. Forse è solo un po lunghetto

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    1. Leonardo Loffredo ha detto:

      Io l’ho trovato scorrevolissimo, la lunghezza tosta ma piacevole

      Piace a 1 persona

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