Trainspotting è un film veramente molto mainstream e che negli anni novanta fece un grosso successo per il coraggio che aveva nel mostrare certe tematiche crude perché vere insieme ad una notevole fruibilità. Ne voglio comunque parlare brevemente in quanto lo ritengo un ottimo film di formazione sia per come apre gli occhi su un mondo pericoloso, in una rappresentazione senza filtri di quella che è la dipendenza da eroina, sia per il fatto che è un film che intrattiene e fa empatizzare con i personaggi anche se fin da subito sappiamo che moralmente ed ideologicamente sono personaggi negativi.
Perché Renton (Ewan McGregor super in parte), Spud e Sick Boy, sono sì ribelli contro una società borghese e materialista, come ci viene mostrato dall’ironico e famosissimo monologo iniziale “scegli la vita”, ma non si interrogano mimimamente su tutto il resto che questa in realtà offre e perciò scelgono di vivere allo sbando.
E’ un film che riesce ad intrattenerci oltre a dirci qualcosa e questo lo ritengo sempre molto importante. Il dramma e la commedia sono due elementi ben bilanciati che raccontano una storia cruda ma che parla di giovani, vivace, anche se è una vivacità malsana è pur divertente. La regia, una fotografia che utilizza colori leggermente spenti e a volte tendenti al verde. Forse è stata una mia percezione, ma l’ho trovata una scelta che ricorda qualcosa di malato o sporco… funzionale e coerente direi. Quello di Spud poi è un personaggio comico, a tratti tragico, e forse addirittura più Cult di quello di Renton, che amiamo invece perché la sua voce narrante ci parla e ci racconta di se. Poi il regista ci spara tante scene veramente forti come quella del figlio di Sick Boy o oniriche come quella in cui Renton si immerge nel gabinetto pubblico più sporco di tutta la Scozia, ma senza mai perdere di vista il realismo dei fatti che accadono che aumenta considerevolmente l’impatto che ha su di noi. Un film necessario da conoscere per come presenta l’argomento della tossicodipendenza, la cui schiettezza totale non è altro che illuminante. Uno spaccato dei giovani di quegli anni, sebbene nel panorama scozzese, raccontato molto bene e con una grande forza emotiva.