Noemí Taboada riceve una lettera angosciata e delirante da sua cugina Catalina, che ha appena sposato un inglese altolocato e che implora il suo aiuto. E così si reca a High Place, una tetra dimora sperduta tra le montagne del Messico. Noemí è poco credibile nei panni della crocerossina: è una raffinata debuttante, più adatta ai cocktail party che alle indagini poliziesche, ma è anche caparbia, sveglia, e non si lascia intimorire facilmente: certo non dal marito di Catalina, uno sconosciuto dall’aria sinistra ma intrigante; né dal padre, l’anziano patriarca che sembra particolarmente attratto da lei; e neppure dalla casa, che inizia a invadere i suoi sogni con visioni di sangue e sventure. Il suo unico alleato in questo luogo inospitale è il più giovane membro della famiglia. Ma forse anche lui ha un oscuro segreto da nascondere. Mentre dal passato riemergono storie di violenza e follia, Noemí viene lentamente risucchiata in un mondo terrificante e seducente al tempo stesso. Un mondo dal quale potrebbe essere impossibile fuggire.
Titolo: Mexican gothic
Autori: Silvia Moreno-Garcia
Editore: Mondadori
Genere: Narrativa gotica
Data pubblicazione: 2 Novembre 2021
Voto: 3/5
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Recensione
Accidenti a me e a quando do retta al BookTok.
Si potrebbe riassumere così, questo libro. Dopo essermi trovata davanti la copertina un mezzo centinaio di volte su Instagram, mi sono decisa a dare uno sguardo alla trama di Mexican gothic.
“Si parte bene”, ho pensato, scorrendo le recensioni “un horror ambientato in una casa sperduta. Non sembra la solita storia scontata con i fantasmi nella soffitta”. Poi, il fatto che la protagonista fosse messicana e che il romanzo si chiamasse, appunto, Mexican gothic, mi ha portata a credere che si trattasse la cultura latinoamericana e il suo folklore, che trovo particolarmente affascinante.
Mai niente di più lontano dalla verità.
Comunque, nell’interminabile lista dei regali di Natale, ho piazzato anche questo romanzo. Questo è successo l’hanno scorso.
Quest’anno, a un Natale di distanza, finalmente mi sono appropriata di Mexican gothic e ho proceduto alla lettura. Dopo una partenza scoppiettante, ho finito per sospirare talmente tanto nel processo di lettura che avrei potuto alimentare i camini di tutta Orbetello durante le feste. Che noia.
Due parole sulla trama.
Mexican gothic parla di Noemì, una giovane di buona famiglia che viene spedita dal padre, ricco e autorevole, da Città del Messico fino a una sperduta villa sulla classica montagna piena di dirupi che diviene impossibile abbandonare. Perché cappero è andata lì?
Per attestare che Catalina, sua cugina sposata con l’elegante e nobile Virgil Doyle, stia bene. Catalina ha infatti spedito una lettera alla famiglia in cui dice cose decisamente strane, tali da far temere per la sua salute mentale.
Una volta giunta a High Place, Noemì si rende conto che la famiglia Doyle è composta da suprematisti bianchi fissati con il lignaggio, l’argenteria e il colore verde. La villa, piena di muffa e regole insensate da mantenere (niente chiacchiere durante la cena, non disturbare il patriarca, roba così) è pian piano esplorata da Noemì in compagnia di un cugino di Virgil, Francis. Catalina sta poco bene, ma non ricorda di aver scritto nessuna lettera, almeno in principio. Svagata ed eterea, è tenuta lontana da Noemì da Florence, la madre di Francis, e dalla sparuta servitù rimasta fedele ai Doyle dopo che la loro miniera d’argento ha chiuso, complici anche svariate epidemie che hanno sterminato inglesi e messicani. I minatori non sono gli unici morti in questa casa “maledetta”, come dicono tutti. Alcuni membri della famiglia sono stati ammazzati a fucilate da una delle giovani consanguinee, impazzita.
Strane ombre nei cimiteri, sogni inquietanti, percezioni alterate potevano fare di questo romanzo un bellissimo horror gotico. L’ambientazione è cupa e, seppur scontata, riesce a smarcarsi in certi dettagli, brillando in alcuni passaggi della storia. Tuttavia, sia il cast dei personaggi che la narrazione dell’autrice tendono ad annoiare e infastidire il lettore. O, per lo meno, me.
Noemì è insopportabile. Piena di sé, arrogante e viziata. Se ne rende conto eh, per carità, ma pare non voler far nulla per risolvere la situazione. Anzi, finisce per trionfare nel ruolo di eroina femminista facente parte di una minoranza. Peccato che il sottotesto culturale e sociale della sua funzione non venga minimamente sfruttato. Si fa qualche accenno a questioni superiori, poi decade tutto in favore di un romanticismo edulcorato e nauseante che ingoia la protagonista e parte degli uomini presenti nel libro. Nessuno riesce a starle lontano, tutti si innamorano follemente di lei. Ora, o a High Place sono tutti un po’ repressi, o questa veramente nasconde qualche trappola ai feromoni nella borsetta.
Ecco poi il classico, odioso, stramaledetto triangolo amoroso che tanto piace al pubblico. Virgil, il cattivone tenebroso, Francis, il topo di biblioteca gentile e sensibile e pallido, e la protagonista cazzuta. Vi prego, basta. Io ho scelto questo romanzo per leggere un horror, non la telenovela su Rai 1 del sabato pomeriggio. Datemi il brivido, santo cielo, e non quello di schifo per i soliti cliché triti e ritriti da Harmony. Ci sono stati dei passaggi inquietanti e tesi che, fortunatamente, mi hanno spinto a continuare con Mexican gothic, altrimenti avrei droppato subito.
Un’altra questione: Mexican, giusto? E io che mi aspettavo che fosse, come dettato nel titolo, un gotico ambientato in Messico, o che ne comprendesse almeno in parte la cultura. Macché. Peccato, perché il potenziale c’era. L’atmosfera, come ho già annotato, e anche la presenza di [SPOILERSPOILERSPOILERSPOILER]
Funghi e spore + suprematista bianco impazzito fissato con l’immortalità
[SPOILERSPOILERSPOILER FINITI]
come antagonisti della storia. Non così originale il secondo, ma abbastanza creativi i primi, no?
Lo stile dell’autrice, poi, non è un granché. La sua prosa è scarna, si dilunga in descrizioni particolareggiante mancando, secondo me, di un lirismo necessario per concedersi certi spazi. Bene che almeno in ogni capitolo accade qualcosa che risveglia l’attenzione del lettore, sennò buonanotte.
Insomma, Mexican gothic è stata una delusione. Dovevo aspettarmelo, un po’ come la piega che ha preso il film di Nosferatu di Eggers, ora al cinema, dopo la prima metà del film. Peccato x2.
Voto: 3/5
