Recensione “All’ombra di mia sorella” di Simone Van der Vlugt 

Rotterdam. Due voci. Due sorelle gemelle, Marjolein e Marlieke. La prima è un’insegnante idealista, estroversa, sensuale; la seconda una fotografa schiva e dimessa circondata da una ristretta cerchia di amici. Nella scuola difficile dove lotta ogni giorno, Marjolein viene minacciata e insultata da un alunno di origine maghrebina. Malgrado sia vittima di altri atti intimidatori, decide di non sporgere denuncia e viene assassinata da un colpo di pistola. È la sua gemella Marlieke, da sempre in ombra, che cerca dolorosamente il movente dell’assassino. La prima indiziata è lei stessa, influenzabile e fragile, condizionata dai giudizi implacabili di Marjolein; segue il marito Raoul, un uomo solido e sfuggente, forse sedotto da una cara amica della cognata. A uccidere potrebbe essere stata anche l’amica di Marlieke, Sylvie, che ha rotto i legami con la sua famiglia e rapisce per un giorno la bambina di Marjolein e Raoul oppure, come vorrebbe la cronaca nera, proprio lo studente Bilal. Dopo La ragazza che viene dal passato, un thriller psicologico al femminile di Simone van der Vlugt in cui il senso di inquietudine, la gelosia e la vendetta si intrecciano in un plot avvincente, sullo sfondo di un’Olanda tormentata – non più locus amoenus – dove le tensioni razziali sono all’ordine del giorno.

Titolo: All’ombra di mia sorella
Autore: Simone Van der Vlugt 

Editore: Kowalski
Genere: Thriller
Data pubblicazione: 28 Dicembre 2019
Voto: 3.75/5

Classificazione: 3.5 su 5.

Cartaceo -> 10,20€

Recensione

Ok, premetto che questo titolo non ha praticamente nulla a che fare con il thriller narrato da Simone Van Der Vlugt, quindi mi sa che i traduttori si sono presi un po’ troppa libertà. A dir la verità, questi ultimi hanno compiuto diversi passi falsi nell’operare a questo romanzo, ma andiamo con ordine.

Ebbene sì, anche All’ombra di mia sorella è un libro randagio che proviene dalla libreria Coop. Mi ci sono imbattuta in un caldo – caldissimo – pomeriggio di inizio estate. Se ne stava tristemente adagiato fra una copia di Orgoglio e Pregiudizio in inglese e un manuale di automiglioramento. Dalla tonalità scura della copertina, ho subito inteso si trattasse di un giallo o roba così e, sbirciando la quarta dove era riassunta brevemente la trama, ho capito di aver fatto centro.

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Oltre alla sinossi, campeggiava sul retro del romanzo anche una serie di commenti entusiastici riguardo la storia. Roba veramente promettente, che mi ha spinto a incuriosirmi sempre più. Alla fine il libro, nonostante non nutra una particolare simpatia per i gialli, è finito nel mio zaino, occupando il posto ceduto da Persone normali di Sally Rooney.

Un tentativo non mi farà certo male, mi sono detta, sempre alla ricerca della forza di volontà per superare i miei limiti da lettrice fossilizzata sempre sui soliti generi. Ultimamente, infatti, sto cercando di sperimentare un po’ e buttarmi in tipologie di romanzi che differiscono dai miei gusti, perchè non è mai bello rimanere nel proprio recinto e brucare sempre la stessa erba. All’ombra di mia sorella sembrava un buon compromesso per avvicinarmi alla narrativa alla Jo Nesbo, rimanendo aggrappata a una puntina di mystery.

Di cosa parla? Ve lo racconto subito.

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Marjolein e Marlieke sono sorelle gemelle e, da sempre, la prima ha esercitato un forte ascendente sulla seconda, assumendo la figura di sorella alfa. E’ sempre stata più spigliata, sicura di sé, determinata e – almeno a mio parere – un tantino prepotente. Marlieke invece è più malleabile, segue la gemella praticamente in tutto e per tutto e non si ribella alle decisioni che impone. Questo fin da piccoline, quando giocavano con le Barbie su plaid stesi sul prato del giardino della villa di famiglia. Le ragazze provengono infatti da un ambiente particolarmente agiato, roba che avrebbero potuto campare di rendita per il resto della vita, ma entrambe hanno scelto di non rimanere con le mani in mano e scegliersi una carriera futura.

Marjolein, schietta e travolgente come uno tsunami, iperfemminile e con il brutto difetto di giudicare chiunque tranne che se stessa, ha intrapreso la strada dell’insegnamento e adora essere una professoressa. Quando non è a casa con l’affascinante marito Raoul e la figlioletta Valerie, lavora in un istituto di confine, frequentato da studenti non olandesi – il libro è ambientato fra Rotterdam e Amsterdam – ma più che altro marocchini, egiziani, turchi e così via. Ama profondamente il suo lavoro e si impegna sempre per cercare di aiutare i suoi studenti e garantire loro una buona istruzione.

Marlieke, invece, un po’ maschiaccio e con gusti e amicizie opposti a quelli della sorella, ha frequentato l’Accademia di fotografia e ora tiene un piccolo studio per conto suo, a volte collaborando con il suo migliore amico Thomas, fotografo anche lui, che non ha mai nascosto i sentimenti che prova nei suoi confronti.

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Nonostante la forte influenza di Marjo nei confronti di Lieke, le due si vogliono un bene dell’anima e sono inseparabili. Condividono emozioni, ricordi, pensieri e la loro quotidianità. A volte, non c’è nemmeno bisogno che Marjolein parli perchè Marlieke capisca quello che prova, o se le è successo qualcosa di particolare. Infatti, Lieke ha una sensibilità spiccatissima, una sorta di sesto senso da gemella che si attiva in risposta alle emergenze. E quel che accade a Marjo in quel che sembrava un normalissimo giorno come un altro a scuola, lo avverte subito.

Bilal Assrouti, uno dei suoi alunni più discoli, in seguito a un fraintendimento in classe non solo ha offeso Marjo, ma l’ha minacciata puntandole un coltello alla gola. La donna è scossa e traumatizzata, spaventata fino al midollo, e denuncerebbe subito il fatto alla polizia. Solo che il preside della scuola, già in una situazione problematica a causa del calo delle iscrizioni, la sprona vigorosamente a non farlo.

“Son cose che succedono tutti i giorni, qui”, dice “e nessuno si è mai fatto veramente male. Vedrai che la faccenda rientrerà da sè”.

E invece ciò non succede. Nonostante Marjo cerchi di evitare Bilal, lui è sempre nei suoi pensieri e non solo. Lo vede per strada, fuori casa sua, al centro commerciale. Riceve addirittura una lettera minatoria che le preannuncia il suo assassinio. E, in effetti, dopo qualche giorno, Marjolein viene freddata da un colpo alla testa.

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Chi sarà stato? Ovviamente, la colpa ricade sullo studente che l’aveva in precedenza minacciata, ma Bilal viene scagionato per mancanza di prove. Allora chi è l’assassino? Chi mai avrebbe voluto Marjo morta, una donna così altruista e con famiglia, profondamente devota al suo lavoro? E’ esattamente ciò che Marlieke ha intenzione di scoprire, con l’aiuto dell’ex marito della sorella – per il quale prova sentimenti molto forti ma da tempo nascosti per il bene della gemella – e i suoi amici Sylvie e Thomas. Lieke infatti sente la presenza della sorella le è sempre accanto ed è decisa a ottenere giustizia per la sua esecuzione, anche se questo significa correre lei stessa gravi pericoli.

E’ strano provare a recensire questo romanzo, perchè le mie idee a riguardo erano – e rimangono tuttora – una sorta di mix ben shakerato.

Partiamo dalla storia: per quanto fosse un giallo e quindi di certo non la mia categoria preferita di romanzo, mi è piaciuta. Tiene incollata alle pagine e ti costringe a divorare capitoli, che alternano il punto di vista delle due gemelle con una serie di flashback che, miracolo, non confondono minimamente. Di solito sono i principali colpevoli dei peggior pastrocchi narrativi, e invece qui filano benissimo e non si fatica a comprendere quando si è indietro nel tempo e quando al presente. In più, non ho trovato la trama eccessivamente scontata. Alla fin fine, le persone che avevano un conto in sospeso con Marjo risultano essere discretamente tante, e quindi si genera con facilità la domandona: E quindi, chi fra loro è stato? , con continui cambi di trama che ti portano a propendere più per uno o per l’altro, fino a un finale che non dico che sia inaspettato, ma poteva essere molto più banale. Quindi sì, ritmo e emozioni sono dalla parte giusta e fanno veramente apprezzare questa storia che, in sostanza, non è poi così originale.

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I personaggi sono, per me, un tasto dolente. Lieke mi è stata simpatica fin dall’inizio, con le sue tute larghe e la mancanza di interesse per la femminilità, animata invece dalla passione per l’arte e dall’amore per i suoi cari. Marjo, perà… Insopportabile. Mamma mia, che nervoso ogni volta che apriva bocca. Il tipico protagonista pieno di sé, che pretende che chiunque gli stia ai piedi, che esegua i suoi ordini, che non metta in dubbio le sue parole. Non mi è piaciuto affatto il modo in cui bacchettava la sorella, e a sua discolpa si può solo dire che, a quanto pare, non se ne rendeva conto nemmeno lei di trattarla come un burattino. C’è da specificare, però, che Marjolein non è proprio tutta da buttare. Il modo in cui ama i propri studenti, cerchi di dar loro una mano cercando di essere comprensiva me l’ha fatta un minimo rivalutare, per lo meno sul posto di lavoro. Sarà che, avendo insegnato anche io, non ho potuto fare a meno di immedesimarmi in lei, ma le somiglianze fra me e Marjo finiscono qui. Il problema di questa gemella non è solo la prepotenza, ma anche gli strani comportamenti che ogni tanto sfodera, che ti fanno mettere in dubbio la sua caratterizzazione. Se è altezzosa e ignorante l’85% delle volte, in altre occasioni si lascia scappare un dettaglio, una parola, un’emozione che ti fa dire: Ah, ma allora non sei così male. Solo che, subito dopo, ti fa rimangiare subito tutto perchè torna a essere antipatica come il sale nel caffè. Bah, non so se l’autrice volesse renderla complicata o se proprio si sia tradita nello scrivere il suo personaggio. Ma passiamo oltre.

I comprimari sono tutti passabili, anche se un po’ cliché. L’amica svampita e bellissima, il migliore amico innamorato da una vita e non corrisposto, il marito belloccio e iper impegnato a lavoro, i genitori comprensivi etc. Ammetto, tuttavia, che il fatto che i personaggi secondari siano così poco incisivi aiuta a concentrarsi sulle protagoniste, e questo è un bene, credo.

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Non posso fare a meno, e qui arriva la nota dolente, di evidenziare certe cose che proprio non vanno, in questo libro. Cioè, non perchè lo dica io, in quanto la mia opinione è soggettiva e non conta assolutamente niente, ma in quanto vengono violate le regole del corretto stampaggio – non so se si dice così, mi sono appena inventata quest’espressione. Doppi spazi, frasi grammaticalmente scorrette, refusi tornano con regolarità fra le pagine del libro. A volte, viene detto che Lieke ha i capelli castani. In altri punti, diventano magicamente biondi. Ora, a meno che Marlieke non abbia la chioma tipo quelle Barbie che, immergendole in acqua fredda, cambiano colore alla coda di cavallo, suppongo che qui ci sia qualche problemino.

E in questi casi mi ritrovo sempre a domandarmi: Di chi è la colpa?

Sì, proprio come in un romanzo giallo. Dell’autrice? Dei traduttori? Degli editori e correttori di bozze, che hanno sbagliato a rivedere il manoscritto? Forse dei personaggi stessi? Che ne so, ho sempre ritenuto che i protagonisti delle storie che leggiamo abbiano sempre un po’ di vita propria a contraddistinguerli. Magari Lieke voleva sul serio i capelli biondi e si è ribellata all’autrice, facendosi la tinta a sua insaputa.

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Il punto è che, come errori, non danno nemmeno più di tanto fastidio, ma come minimo stupiscono. Possibile che una scrittrice così rinomata, come si legge dalla quarta di copertina del romanzo, sia incappata in simili sbagli? Strano, molto strano. Forse la responsabilità della scadente mise en page dell’opera è proprio della casa editrice, ma io non sono nessuno per giudicare e, come è risaputo universalmente, quello che conta per me è la storia. Che, in questo caso, non era poi così brutta. Un giallo godibile che sicuramente intrattiene molto, e che consiglio agli amanti del genere. Inutile dire, però, che gli errori che vi ho riscontrato mi spingono molto a riflettere sul panorama editoriale moderno… Spero che la poca cura incontrata in questo libro sia un’eccezione.

Voto: 3.75/5

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