Recensione “Non si muore in un giorno di festa” di Andrea Balzani

Jonathan, chiamato da tutti Jonni, è un educatore che vive una profonda crisi personale e lavora presso una grande cooperativa sociale affiliata all’Opera religiosa di Santa Giustina, guidata da un vescovo potente e ambizioso. Dopo un evento traumatico, l’uomo viene retrocesso in una fantomatica squadra traslochi, che ha il compito di svuotare le case lasciate in eredità dagli anziani ospitati all’interno dell’Opera. Qui incontra dei personaggi davvero bizzarri, ma soprattutto conosce Berto, ex tossicomane con cui stringerà amicizia, e Fanti, uomo senza scrupoli, caposquadra e nipote del vescovo. Durante uno sgombero la squadra ritrova alcuni diari appartenuti a una donna: Sofia. Quelle pagine celano un terribile segreto che il vescovo, con l’aiuto del malvagio nipote, farà di tutto per nascondere. Spetterà allora a Jonni e Berto salvare i diari e, con essi, la memoria di Sofia, donna di origine ebraica la cui vita è stata segnata per sempre dalla guerra e da un evento drammatico perpetrato dall’odio fascista.

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Titolo: Non si muore in un giorno di festa
Autore: Andrea Balzani

Editore: Morellini Editore
Genere: Narrativa
Data pubblicazione: 27 Gennaio 2022
Voto: 4.5/5

Classificazione: 4.5 su 5.

Cartaceo -> 16,90€ | Ebook -> 4,99€

Recensione

Il protagonista è Jonathan, detto Jonny, un educatore che assiste ad un omicidio e viene messo in aspettativa forzata per riprendersi dall’accaduto. Dopo un mese viene richiamato al lavoro ed assegnato alla squadra traslochi della cooperativa per cui lavora. La squadra in questione è quella che svuota gli appartamenti lasciati in eredità dagli anziani all’Opera religiosa di Santa Giustina, guidata dal Vescovo Suzzi.

Nella squadra è presente anche Fanti, il nipote del Vescovo, un uomo aggressivo, che si diverte a bullizzare il prossimo e a ripulire le caso a modo suo. Depredando gli oggetti di valori e vendendoli al mercato nero. Abbiamo poi Aziz con il suo italiano limitato e Frodo il nano della compagnia.

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Ma colui che sarà un vero amico per Jonny è Berto, un ex paracadutista claudicante. Fu costretto a lasciare l’amata Folgore dopo un lancio in cui per salvare la vita di un compagno di brigata, si frantumò una gamba. Un Parà rimane tale per tutta la vita e nonostante sia arrivato a toccare il fondo ha trovato la forza di rialzarsi grazie e soprattutto alla moglie. Una volontaria della cooperativa che lo ha raccolto dalla strada e lo ha ripulito prima esternamente e poi interiormente.

La squadra dopo uno sgombro, rinviene dei diari che vanno dalla fine degli anni 40 del novecento, fino all’anno 2000. In questi diari una certa Sofia, racconta il dopo guerra attraverso gli occhi di un’ebrea sopravvissuta. Spiega perché proprio lei si sia salvata e perché invece il destino della famiglia fu totalmente diverso. Il padre durante la guerra aveva salvato la vita a colui che poi sarebbe diventato il Podestà e quest’ultimo per sdebitarsi mise in salvo la figlia più piccola, appunto Sofia. La sera prima di un rastrellamento la prelevò con la forza dall’abitazione in cui viveva con la madre e la sorella, salvandola e allontanandola dal destino che invece colpì in maniera inevitabile il resto della famiglia.

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Nei Diari è però celato molto di più, svela il legame diretto del Podestà con l’attuale Vescovo, un legame che fa tremare il palazzo vescovile e l’intera Curia. Un segreto in realtà noto ai più, era infatti finito sotto i riflettori già anni prima. Ma ciò che nascondono i Diari è molto peggiore. Raccontano infatti come colui che potrebbe essere visto come un salvatore, alla prima occasione, si levi la maschera, mostrando la bestia che è sempre stata.

Libro molto ma molto bello e ben scritto. Breve, intenso e di gusto. Moderato nei modi e di giusta misura. Un testo che si beve, non per la sua brevità, ma per la fluidità di scrittura. Berto è il mio personaggio preferito, trova la redenzione e non abbandona i suoi ideali. Dimostra come nonostante le difficoltà della vita, con la volontà ci si possa ridestare e tornare a vivere. Un libro ricco di emozioni.

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Il finale sembra mancante del finale stesso. Il libro sembra infatti monco, lasciato in sospensione. Una scelta a mio avviso presa dall’autore che ha voluto puntare l’attenzione sul percorso e non sulla destinazione, lasciando al lettore la facoltà di immaginare nella propria mente il finale vero e proprio. Una decisione che si concretizza nella libertà dell’autore di non dirci come la vicenda si sia conclusa, ma che dall’altro lato rispecchia la liberta del lettore di immaginarsela. Insomma, per me una genialata!!!

Voto 4.5/5

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