Seduta in silenzio, davanti all’acqua che scroscia e scorre via veloce, è possibile ascoltare delle storie che altrimenti non si sentirebbero. È sufficiente soffermarsi e, soprattutto, essere predisposti ad ascoltare. Questa è la scoperta di Isabella, protagonista del primo degli undici racconti della raccolta, che ad essa conferisce anche il titolo. La ragazza, dopo un’esperienza che segna profondamente la sua vita, decide infatti di diventare scrittrice, perché sente la necessità di dare voce alle storie come la sua. Dal suo desiderio ha quindi origine un flusso di racconti che, proprio come un fiume che scorre nel suo alveo e tocca le rive più disparate, strizza l’occhio a scottanti temi della nostra attualità, tra i quali spiccano la discriminazione, l’amore in ogni sua forma, il dolore, i disturbi mentali e la voglia di autoaffermarsi. Una raccolta all’interno della quale ciascuno può riconoscersi e trovare, proprio come i personaggi che ne fanno parte, la propria voce.

Titolo: La voce dei muti-Undici racconti di ordinaria meraviglia
Autore: Irene Pezone
Editore: BookaBook
Genere: Raccolta di Racconti
Data pubblicazione: 2021
Voto: 4.5/5
Irene Pezone
Nata e cresciuta quando la lira già non c’era più, a Modena, città di aceto e motori. Ho sempre avuto una grande passione per i viaggi, sia quelli concreti, sia quelli che è possibile effettuare soltanto con la mente. Mi piace descrivermi come un’attenta osservatrice del mondo, che quando non può dire quello che pensa, lo scrive. Studio al liceo linguistico ed in futuro (oltre alla scrittrice) mi piacerebbe diventare professoressa di lingue. Inoltre, adoro l’arte in ogni sua forma, che per me si identifica con tutto ciò che è capace di fare provare emozioni forti. Le persone che amo sono per me la fonte d’ispirazione alla quale più attingo.
Recensione
Il disagio sociale non ha un’unica forma, spesso, purtroppo ci sembra invisibile nonostante le gravi conseguenze che ne derivano e le diverse problematiche che si sono inesorabilmente radicate in concomitanza dei vari cambiamenti socio-culturali. Quanto le persone fragili, economicamente e psicologicamente, hanno la possibilità di esprimersi e di emergere nel contesto in cui vivono? Quante storie noi conosciamo realmente? Gli undici racconti racchiusi nella breve raccolta “La voce dei muti” di Irene Pezone compongono insieme una prosa commovente e profonda e i personaggi descritti dall’autrice convergono a creare una curva gaussiana che mostra un indice di emarginazione ancora alto infatti i drammi delle guerre in Africa, delle malattie incurabili, dei ragazzi in orfanotrofi, autistici o delle ragazze anoressiche e delle incomprensioni familiari sono una triste matrioska dei nostri tempi. La deprimente vicenda di Afia, ragazzina africana, la quale ha perso i suoi genitori ed è giunta in Italia con i suoi fratelli minori sulle prime strazia il cuore del lettore, però essere coscienti di alcune problematiche ci permette di avere un pensiero critico rispetto alle situazioni che ci circondano tanto è vero che i fenomeni legati all’immigrazione sono complessi e non sono, di certo, di semplice comprensione. Penetrano l’animo umano le motivazioni che causeranno l’anoressia di Gioia, una giovane intraprendente e solare, la quale subirà violenze sessuali perpetrate dal fidanzato ciò la condurrà negli amplessi di una depressione che non le lascerà scampo. L’autrice Irene Pezone con questa raccolta di racconti vuole dare voce agli “emarginati”, a coloro i quali non hanno l’opportunità di raccontarsi, a quelle persone che potrebbero sembrarci mute, tanto è vero che già il titolo esprime questo nobile fine; ella possiede delle ottime doti inoltre, in alcune sequenze narrative, i dialoghi sono leggeri e, in base alla tematica del singolo racconto, mai carenti di un pizzico di ironia ovviamente in molte pagine predomina un velo di tristezza tuttavia la sofferenza non dovrebbe mai degenerare in un atavico pessimismo. La meraviglia è lo stupore che non dovrebbe mai mancare nell’uomo infatti essa dovrebbe essere “ordinaria”( come ci suggerisce la nostra Irene Pezone) e giammai una mera sensazione o emozione stucchevole e fine a se stessa ecco perché questo libro si prefigge di essere l’antiportico di questo concetto appartenente al Decadentismo novecentesco. La scrittrice Pezone cerca di fare morire dentro di noi il seme della speranza affinché germogli nei meandri più nascosti dell’animo del lettore, ragion per cui lo stile di quest’opera letteraria è caratterizzato da un lessico fruibile, colloquiale e non è intellettualmente impegnativo immergersi totalmente leggendo tutto d’un fiato. L’autrice è talentuosa e promettente quindi acquisendo maggiore esperienza, arricchendo sempre più le sue conoscenze letterarie e affinando le sue propensioni ai temi trattati ella potrebbe raggiungere ottimi traguardi e molteplici riconoscimenti culturali.