Recensione | Itaca per sempre di Luigi MALERBA

Ulisse è tornato a Itaca. Sotto le spoglie del mendicante, si rivela a Eumeo e a Telemaco, organizza la vendetta, la esegue. Ma a questo punto Malerba comincia a scavare, a introdurre il germe di un’inquietudine, a portare alle conseguenze più dirompenti un’intuizione: come è possibile che Penelope non riconosca mai, neppure nel bagliore di un sospetto, lo sposo? E infatti, la Penelope di Malerba ha riconosciuto subito l’eroe, ma tace. E nel silenzio, nell’inquietudine di una psicologia femminile ricostruita con magistrale sensibilità, si macera, a sua volta chiedendosi: perché? Perché Ulisse si svela a tutti e non a me? Il risentimento di Penelope, che in Omero è appena abbozzato e si concentra tutto nel celebre interrogatorio sul mistero del letto coniugale, nell’Itaca di Malerba innesca il dramma intimo che attira nel suo vortice anche Ulisse, il quale giungerà a dubitare non tanto della fedeltà della donna, ma di se stesso, della propria celebrata astuzia, della propria incrollabile personalità.

Titolo: Itaca per sempre

Autore : Luigi MALERBA

Editore : Mondadori

Genere : Narrativa

Data di Pubblicazione: 7 Ottobre 2010

Voto

Classificazione: 5 su 5.
Cartaceo -> 12€ | Ebook -> 7,99€

Recensione

Certamente, di tutti gli eroi epici, Ulisse è quello che ha affascinato maggiormente l’immaginario di coloro che lo hanno conosciuto attraverso la lettura dell’Odissea.
Anche io ne leggevo e studiavo con meraviglia, provando un’ammirazione sconfinata per la forza e il coraggio, per quell’anelito alla libertà e alla conoscenza che neanche l’agognata fine della guerra – da lui stesso architettata attraverso l’astuta idea di costruire un enorme cavallo di legno, finto dono agli esausti e creduloni Troiani – e il desiderio di tornare a casa dalla sua sposa e dal figlio avevano potuto attenuare.
Immaginavo me stessa al suo posto e mi dicevo che, invece, io sarei tornata di corsa al sicuro tra le braccia dei miei cari e nulla mi avrebbe distolto da questo intento, perché, evidentemente, la mia natura era ed è stanziale.
Mi sono, dunque, avventurata nella lettura di questo romanzo con piacere, con la convinzione di immergermi nuovamente nel magico racconto finale del poema epico, il ritorno a Itaca di Ulisse e la sua atroce vendetta sui Proci, quello che in gioventù mi aveva incantato anche grazie a un meraviglioso “sceneggiato” – così si chiamavano le “fiction” una volta – in cui gli attori protagonisti, Irene Papas e Bekim Fehmiu, hanno interpretato in modo eccellente la mascolinità a tratti feroce di Ulisse e la femminilità fragile e nel contempo forte e orgogliosa di Penelope.
Ho iniziato, quindi, con tranquillità, mi muovevo in un porto sicuro, leggevo una storia conosciuta, raccontata dal punto di vista dei protagonisti che, a turno, descrivono il proprio stato d’animo, i propri pensieri, paure, dubbi, speranze…una lettura dolce e serena che, però, all’improvviso, come un leggero scarto, come un alito di vento che piega una foglia in un verso piuttosto che in un altro, come un piccolo passo che, però, ti fa sconfinare, regala il colpo di scena che non ti immagini e che spariglia tutte le carte!
In quel momento, mi sono stati chiari i dubbi e gli interrogativi che ad ogni approccio a questo mitico racconto mi si ponevano in un angolo remoto del mio cuore!
Ed allora Penelope sono io, Penelope è tutte le donne, con il bagaglio atavico che portano e sempre porteranno sulle spalle.
Una lettura bellissima e commovente.

5/5

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