Titolo: Beethoven’s silence… Io sono Irina e sono Elise…
Autore: Sonia Paolini
Editore: Lettere Animate
Genere: Romance
Data pubblicazione: 24 Marzo 2019
Voto: 5/5
Cartaceo -> 26€ | Ebook -> 3€
Sinossi
Due colleghi psicologi e amici di lunga data ideano un progetto che vede protagonisti due loro pazienti, diversi in tutto ma uniti dalla profonda sofferenza che li ha segnati e inaspettatamente dalla musica classica. Il desiderio della giovane Irina, martire di violenze e abusi, di vivere l’esistenza di una comune adolescente si fonderà con la speranza di Philippe di superare il rimorso di aver permesso che la moglie e il figlio, vittime della sua effimera esistenza, morissero. Faranno da cornice ai loro desideri e speranze l’energia della dottoressa Jean La Mot, che considera il suo operato una missione, la determinazione e il coraggio di Etienne, deciso a percorrere la lunga strada che dista dal proprio cuore a quello della ragazza che ama e l’ossessione di Pierre Danton, un efferato criminale, di riavere accanto a sé la sua donna. Ogni parte del progetto è studiata nei minimi dettagli, niente andrà storto o forse niente andrà per il verso giusto…
Recensione
E’ difficile in sole 450 pagine toccare tematiche di spessore come l’emarginazione, l’abuso, la solitudine, la violenza. Così come e’ quasi impossibile riuscire a sposarle in modo fluido e armonioso a valori completamente opposti quali l’amore, la vita, la speranza, la tenacia.
Eppure l’autrice Sonia Paolini ci riesce brillantemente, in una incessante danza tra questi due antipodi. Niente di nuovo sotto il sole, direste. La solita eterna lotta che si conclude- come le convenzioni vogliono- con il trionfo del bene sul male. Ma questa volta è diverso, questa volta non ci sono nè vincitori nè vinti, non ci sono cattivi sconfitti dai buoni. Questa volta il protagonista è il sano e, perchè no, costruttivo realismo di fondo sino al coerente epilogo.
Irina è tanto giovane quanto disillusa; in cosi pochi anni ha vissuto le cose peggiori che potrebbe tollerare un essere umano. Il male ha bussato alla sua porta e le ha dipinto di nero l’intera esistenza, tanto da renderla assolutamente convinta di non poterne avere una diversa.
Eppure non tutto è perduto: menti eccelse stanno lavorando per lei, cercando incessantemente metodi alternativi per far tornare alla vita chi è già morto dentro. Gli esperimenti avvengono sotto la rigida supervisione di Jean, psicologa di riferimento di Irina, la sua vera famiglia. E’ lei con la sua preoccupazione costante, il suo affetto ed il suo senso di protezione a stabilire quelli che sono i confini della sua bambina, e proprio come una madre in modo spesso esageratamente ansioso e melodrammatico.
Dall’altra parte c’è Philippe. Anche in lui regna il senso di aridità che provano gli ‘’attraversati dal male’’. Al contrario di Irina però, Philippe è stato parte attiva di quel passaggio malvagio, è stato lui stesso a creare le condizioni per cui potesse accadere indisturbato. Pertanto cosi come Irina vive la devastazione e il senso di vuoto dell’aver subito, cosi Philippe vive il tormento ed il senso di colpa dell’aver provocato. Quale incastro migliore? Irina parte quindi alla volta di Neuilly-sur-Seine sotto le spoglie di Elise Le Grose, l’ultimo tentativo partorito dal Dr. Ducree e dal Dr. Voltaire per aiutare due persone che sembrano oltre il recuperabile, e contemporaneamente allontanare la ragazza da una realtà che diventa sempre più pericolosa. I primi giorni di convivenza sono complicati. Come tutti coloro che hanno vissuto solo maltrattamenti, Irina tende a voler tornare dall’unica fonte di cura che ha mai conosciuto, l’unica forma di amore che ritiene di poter meritare, nonostante il suo amato sia ormai un noto latitante. Philippe è piu aperto all’esperimento rispetto ad Irina, e sicuramente incuriosito da questa bellissima ed ermetica ragazza. In lei, dapprima inconsapevolemente, riconosce ciò a cui nemmeno sapeva di anelare così tanto: una seconda possibilità. Dopo le resistenze iniziali, Irina/Elise conosce una nuova realtà: un modo colorato esiste anche per lei, l’amore, l’amicizia, l’istruzione diventano assurdamente tangibili anche per chi ha sempre vissuto ai limiti della decenza. L’amore comune per la musica l’aiuta a consolidare il rapporto con Philippe, colpito dal suo talento e dall’ interpretazione struggente di Beethoven’s silence, composizione preferita della ragazza. Le sfumature delle note sono diverse a seconda del suo umore, ma sempre la stessa è l’elettricità di fondo, simile a quella che precede un violento temporale estivo. Pian piano il velo nero che la avvolge inizia a scivolare via, e con esso il più grande ostacolo al suo benessere: la vergogna. La convinzione di essere non una persona, non Irina, ma soltanto un disgustoso essere vivente, marchiato a fuoco per sempre da una rivoltante violenza, più evidente di una lettera scarlatta cucita sul petto.
Pagina per pagina l’autore ci racconta il germogliare di un meraviglioso legame che definire storia d’amore appare riduttivo: il reciproco supporto nella rinascita di due anime infrante, sorprendente quanto sinergica.
Ma tanta bellezza suscita l’ira funesta di Pierre Danton, l’unico uomo cui Irina aveva mai sentito di appartenere, costretto a vivere nell’ombra e senza più l’oggetto del suo possessivo desiderio. Egli non riesce a restare con le mani in mano, e stavolta per Irina tornare a sperare è troppo difficile, è fuori luogo e quasi immeritato.
Tuttavia la purezza dei legami veri può tutto: dopo un avventura rocambolesca che lo vede protagonista assieme ad Etienne, compagno di classe innamorato di Irina, Philippe arriva in suo soccorso. Ma quanto più eroico è l’obiettivo, tanto immenso deve essere il sacrificio. La sofferenza di lei è inimmaginabile, un urlo dai recessi più profondi dell’animo, che non non riesce e non vuole portare alle labbra. La terribile perdita dell’uomo amato trascina con sè l’incredula gioia che una vita ordinaria riesce a regalare. Convinta di non avere più niente e nessuno, sicura che la felicità sia una fortuna a lei non concessa, sceglie di farsi dilaniare dentro sino a morirne. Spegnersi lentamente è molto meno doloroso che vedersi sfuggire dalle mani qualcosa che non si osava neanche concepire.
Ciò che non riesce a vedere è che la serenità è una conquista; sono le persone che ci circondano a dimostrarci se la fortuna ci ha toccato o meno. E Irina di fortuna ne aveva tanta, ma tanta davvero. Qualcosa cambia quando i suoi occhi incontrano quelli del bambino di cui dovrà essere responsabile a vita, quegli stessi occhi dell’uomo che l’aveva strappata all’inferno e che aveva scoperto di amare. In qualche modo quel piccolo essere le ricorda se stessa: innocente, indifeso, inconsapevole, e già pronto a subire sofferenze ed espiare colpe non proprie. Lentamente gli ingranaggi del cuore di Irina riprendono a funzionare, ciò che era immobile torna a battere.
Non è fondamentale quanti ci amano, ma come ci amano. Solo la paziente e costante presenza di Etienne, insieme alla vigile e materna supervisione di Jean aiutano Irina a sciogliere il terribile muro di ghiaccio che aveva eretto alla scomparsa di Philippe.
E’ cosi che si trasforma in una nuova vita: Irina è rimasta una parte nascosta di sè, il nucleo sotto la roccia, ma la roccia è Elise, e non poteva avere altro nome che il richiamo della sinfonia della ‘loro’ melodia. Non più una povera disgraziata perseguitata, ma una donna profonda ed una grande artista in grado di muovere le corde del cuore.
Ed è con questa transizione che il libro ci lascia, con la musica ad accompagnarci nel commiato, riflesso della crescita di Irina.
Dal silenzio rumoroso di un’anima tormentata alle perfette, struggenti e fatalmente malinconiche note di Beethoven’s Silence, tra le quali scorrono, amalgamate alle sue, le lacrime di Philippe, per quell’amore seme di un’intera esistenza, ma in fondo mai vissuto.
Fino a Nothing Else Matters, sottofondo della singolare relazione con Etienne, da acerba a rassicurante specchio di una vita finalmente normale.
Irina, Irina/Elise/, Elise.
Non decidiamo cosa può capitarci nella vita, e di fatto non ha nemmeno tutta questa importanza. Possiamo pero scegliere cosa fare di ciò che abbiamo subito.
Non siamo il nostro passato, siamo quello che decidiamo di farne, la storia che scegliamo di raccontare, la forza che vogliamo dare.
Voto: 5/5
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