Recensione “Nessuno è innocente” di Maurizio Mos

Un carico d’oro preda di guerra sottratto non si sa da chi in un agguato ad una colonna nazifascista in ritirata ai primi del ‘45 e scomparso nel nulla. Una serie di omicidi, la Faida di Severino, che dura da allora nel paese di Severino e nella sua valle chiusa tra i monti a trenta chilometri dalla città. Sarà l’ultimo delitto, commesso agli inizi del 1971, un delitto apparentemente assurdo, ad avviare un’indagine che vede accomunati Carabinieri, che indagano inutilmente da anni, e Pubblica Sicurezza, coinvolta per l’ultimo omicidio, stranamente commesso in città, per far luce su tutti i delitti. Alcuni ormai lontani nel tempo ed altri invece ben più recenti ma tutti collegati tra loro, a quell’oro e ai beni acquistati grazie ad esso. Una valle isolata, dove gli abitanti, in fondo poche decine di famiglie più o meno imparentate tra loro, si dichiarano estranei ad ogni cosa, parlando solo vagamente di vecchie vendette di guerra. Pure tutti sembrano sapere molto ma nessuno pare spaventato e nessuno è disposto a parlare… perché? Sarà il commissario Tagliaferri, giovane, acculturato, di sinistra, come malignamente dicono i suoi colleghi, invidiosi dei suoi successi, a fare luce sui delitti con un’indagine che lo riempirà di incredulità ed amarezza per quel che scoprirà.

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Titolo: Nessuno è innocente
Autore: Maurizio Mos
Editore: Pav Edizioni
Genere: Giallo
Data pubblicazione: 16 Luglio 2023
Voto: 5/5

Classificazione: 5 su 5.
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Recensione

Ben tornati a tutti lettori, oggi sono qui per parlarvi di un giallo ispirato alle zone che mi hanno adottata da più di 10 anni, Genova. Ebbene sì, un giallo poliziesco ispirato a fatti avvenuti nelle colline genovesi, con salti temporali dal dopoguerra a tempi più contemporanei ai nostri.

Partiamo dal protagonista del libro, l’oro, rubato, trafugato, immaginato, inventato? Esiste veramente? Poco importa in realtà, l’oro è sempre nominato e nei pensieri degli investigatori e di chi vive nel paese da generazioni, ma nessuno apparentemente ne parla, perché? Come potrebbe esistere un segreto tale, taciuto per generazioni da così tante persone senza che la realtà dopo tanti anni non sia ancora venuta a galla?

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Questo è il dilemma che ho avuto fin da subito, mi dicevo infatti “ma dai, figurarsi se esiste veramente, come avrebbero potuto tenere il segreto così tante persone e per così tante generazioni”. Fatto sta che all’oro vero o immaginario che sia, ne segue una scia di sangue che dal dopoguerra prosegue fino ai giorni nostri. Generazioni di persone morte assassinate, fino a che non si arriva all’uccisione di colui che per ultimo avrebbe ereditato tutto quello che rimaneva dei beni delle famiglie uccise in precedenza e di cui era rimasto l’unico erede vivente. Muore senza eredi, chi è quindi stato ad ucciderlo?

A chi avrebbe fatto comodo la sua morte se a quel punto nessuno poteva più ereditare le numerose proprietà e denaro? Gli investigatori dovranno scoprirlo, non con poche difficoltà. Rischieranno loro stessi la vita in più di un’occasione e c’è chi lungo il cammino si farà male o morirà solamente per essersi immischiato/a in fatti di cui non doveva interessarsi. I morti sono molti, troppi, ad un certo punto se ne perde il conto, è molto difficile infatti seguire il filo conduttore delle varie generazioni e i vari incidenti/omicidi avvenuti negli anni. Ma nonostante ciò, trovo sia proprio questa la particolarità che fa del libro un testo godibile e piacevolmente leggibile.

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Adoro i gialli, quindi come ben saprete, sono molto pignola a riguardo e pretendo molto dai libri di questo genere. Devo dire che nonostante sia un libro breve, è misurato al punto giusto senza fronzoli o capitoli inutili. Basta a sé stesso per la narrazione che l’autore si era prefissato. Il giallo è ben strutturato e molto originale. Per quanto riguarda l’oro invece, sta a voi lettori scoprirne di più andando a leggerne il libro. Voto 5/5

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