Khai Diep non ha sentimenti. Si irrita quando le persone lo costringono a modificare la sua routine ed è contento se i conti sui registri quadrano al centesimo, ma non conosce emozioni comuni come il dolore o l’amore. La sua famiglia sa che il suo autismo lo porta a gestire l’emotività in modo diverso; tuttavia, davanti all’ennesimo muro che Khai erige, la madre prende in mano la situazione e torna in Vietnam per trovargli la sposa perfetta. Esme Tran, una ragazza di razza mista, si è sempre sentita fuori posto e, quando si presenta l’opportunità di andare in America a incontrare un potenziale marito, non si lascia scappare l’occasione di poter inseguire il suo Sogno americano. Sedurre Khai, però, non è così semplice. Le lezioni d’amore da lei impartite sembrano funzionare solo su sé stessa: cosa difficile da credere ma è irrimediabilmente affascinata da un uomo convinto di non essere in grado di provare amore per nessuno. Ma Khai sarà costretto a capire che, forse, le sue previsioni possono avere un margine d’errore e che c’è più di un modo per amare; basta soltanto crederci fino in fondo.
Titolo: The bride test – Una sposa in prova
Autore: Helen Hoang
Editore: Leggereditore Fanucci
Genere: Romance
Data pubblicazione: 21 Febbraio 2023
Voto: 3.5/5
Cartaceo -> 14,90€ | Ebook -> 4,99€
Recensione
Ormai, ho perso la faccia. Non posso più affermare di odiare i romance, se continuo a nutrirmene ogni giorno. Eppure sono sicura: i miei generi preferiti rimangono quelli, l’horror e il drama e, ultimamente, anche l’umoristico. Tuttavia, quando mi trovo davanti a una storia d’amore dalla premessa interessante e dai personaggi, si potrebbe dire, atipici, non sono in grado di tirarmi indietro e chiudere la porta in faccia a quel sottile desiderio che mi sussurra nell’orecchio: “Chi vuoi prendere in giro? Sei una romanticona, solo che non lo sapevi. Vieni qui, che ho un bel po’ di lacrime da farti piangere e degli standard amorosi da far sollevare ad altezze cosmiche e irraggiungibili”.
Eccomi quindi a recensire The bride test – Una sposa in prova, romanzo rosa di Helen Hoang, un’autrice che è, per me, una penna nuova. Non ho mai letto nulla di suo, nemmeno il famosissimo The kiss quotient, reso una celebrit dal famigerato Booktok. Incuriosita dai giudizi positivi riscontrati per il suo precedente romanzo, ho voluto provare a cimentarmi nella lettura di The bride test, edito da Fanucci. Il mio parere? Misto. Adesso ve ne parlo. Ma prima, diciamo due cose sulla storia.
Khai è un bel trentenne americano di etnia vietnamita, proveniente da una famiglia ricca e agiata e con una vita da sogno. Unico problema: sua madre vuole a tutti i costi che lui si sposi. Difficile andare a caccia di una moglie, quando non riesci a decodificare gli input del tuo cuore.
Khai non comprende cosa voglia dire amare, mai prima d’ora si è sentito legato a qualcuno in quel senso. Forse, le cose stanno così anche perchè rientra nello spettro autistico. Sì, Khai è un autistico ad alto funzionamento, quindi molto intelligente e pratico, ma possiede un brutto rapporto con i sentimenti, che non è in grado di capire e riconoscere. Fin da quando era un bambino, al funerale di un suo caro affetto, si è reso conto che è diverso dagli altri. Che sembra non avere emozioni.
Di questo, sua madre è più che consapevole. Proprio per tale motivo, la donna si rimbocca le maniche e (dio quanto l’ho odiata, pur cercando di mettermi nei suoi panni) parte per il Vietnam, dove si mette alla ricerca della fanciulla perfetta per il suo figlio adorato.
Non so cosa ne pensate ma, se qualcuno mi avesse provato a dire “Ehi, hai trent’anni, il tempo corre veloce. Non sarebbe l’ora di accasarsi?” gli avrei tirato una spranga nei denti, ma tant’è.
In patria, la signora Cô Nga trova My, una sensibile e bellissima ultraventenne con già una figlioletta a carico, nata da una precedente relazione. Lavora in un hotel dove fa le pulizie e proprio qui la mamma di Khai le fa una proposta indecente: perchè non vola con lei negli States? Ha questo figlio meraviglioso, tanto intelligente e dal profilo da fotomodello (le fa vedere delle foto, tipo: “Toh, guarda quanto è carino. Carino, eh? Vero?) che non ha ancora una sposa e lei sarebbe perfetta per la parte. Come se si trattasse di un film e di una parte da accettare.
Tuttavia, come le fa anche notare la madre, My potrebbe fare una gran cosa, accettando l’invito. Intanto, la figlioletta Jade potrebbe vivere un futuro migliore grazie all’unione della mamma con un uomo facoltoso. In più, negli Stati Uniti si potrebbe pure trovare il padre di My, mai conosciuto prima, una figura avvolta dal mistero verso la quale sente un’attrazione profonda.
E così, la frittata è fatta. My parte e, quando vede quel figo di Khai, è più che contenta di aver accettato la proposta di Cô Nga. Peccato che il ragazzo si dimostri anaffettivo, indifferente, sfuggente. Misterioso quanto ti pare, ma difficile intessere un rapporto con una persona che non ti guarda negli occhi e non mostra il minimo interesse nei tuoi confronti. Ce la farà la nostra My (ora Esmeralda come quella de Il Gobbo di Notre-Dame) a scalfire il guscio duro di Khai e fargli scoprire che, in realtà, il suo cuore batte esattamente come quello di tutti gli altri?
Questo libro è indubbiamente molto particolare, nonostante la trama sia semplice e risentita. Perch poi, alla fin fine, una storia d’amore segue sempre gli stessi canoni: abbiamo un Lui, una Lei, delle difficoltà che li allontanano e poi, alla fine, ogni cosa si risolve per il verso giusto. Forse è anche per questo che i romanzi rosa mi hanno sempre un po’ annoiato, per la ripetitività quasi onnipresente della trama. Nel caso di The bride test, però, l’autismo che affligge Khai rende tutto più realistico e meno edulcorato. Soprattutto perchè, vista la vicinanza dell’autrice con questo disturbo del neurosviluppo, è in grado di trattarne con la schiettezza giusta. Senza stare a ricamare eccessivamente sulle difficotà che deve affrontare Khai nel riconoscere i sentimenti, nell’aprirsi all’amore e comprendere le sensazioni che gli sono così estranee. Khai è autistico ma questo non lo definisce in quanto persona. Per intenderci, il suo personaggio non si esaurisce nel suo disturbo, c’è molto di più in quel ragazzo un po’ misterioso, buono, dolce e gentile. E anche la figura di My non è niente male, diversa dalla solita eroina o dal personaggio stereotipato che incontriamo ogni santa volta negli enemies to lovers che, a mio parere, sono la deriva del genere rosa. My/Esme è una bella ragazza sensibile e dal cuore grande, che agisce solo in nome dell’amore in ogni sua azione e parola.
Quello che ha passato l’ha resa forte e determinata, ma mai sbruffona o troppo sicura di sé, né orgogliosa e incapace di accettare il compromesso. Si piega con la delicatezza di un giunco, ma non si spezza mai. La missione che ha (far innamorare Khai, insomma) non prescinde dal fatto che anche lei, in prima persona, desidera trovare il vero amore. Non è la prima furba di turno, che approfitta della situazione per sbancare e ricoprirsi di soldi fino alla cima dei capelli sposando il riccone di turno. My crede veramente nella purezza del sentimento che, pian piano, comincia a provare per Khai, e non vuole rinunciarvi.
I personaggi, insomma, si discostano abbastanza dai soliti Lui e Lei del romanzo d’amore. Tra i comprimari, ho trovato adorabile il fratellone di Khai, Quan, Il ragazzo è molto supportivo nei confronti del fratello minore e sarà una sorta di angelo custode dell’unione dei due protagonisti. Chi invece proprio non ho tollerato è Cô Nga, brutta vecchiaccia antipatica. Non tanto perchè costringe il figlio a sposarsi, per quanto brutto possa sembrarmi (si tratta anche di costumi diversi da quelli occidentali, quindi magari agli occhi di qualcun altro può apparire più che giustificato) quanto perchè è egoista all’estremo, e un sacco pedante. Un tipo di madre veramente troppo presente che, con le sue trovate, appesantisce una coppia in divenire.
Come ho già detto, la trama non è originale, però i personaggi riscattano una storia che potrebbe sapere di risentito. Un altro appunto per la piacevolezza dell’ambientazione: soprattutto le scene in Vietnam e i riferimenti culturali a una tradizione differente e particolare mi hanno intrattenuto parecchio. Decisamente un’atmosfera diversa da quella dei soliti libri, anche se poi gli USA ci mettono lo zampino e riportano tutto su un piano più “conosciuto”, diciamo.
Nota di demerito (che però è anche un merito, se vi piace questo stile) per la scrittura della Hoang. Purtroppo, non ho trovato conforme ai miei gusti la scrittura dell’autrice, molto esplicativa e chiara. Si tratta di un modo di narrare che si limita a descrivere quello che accade e quindi, almeno per me, non congeniale. Manca un po’ di quell’arrovellamento psicologico che mi fa impazzire.
Nel complesso, leggere questo libro, sì o no?
Se siete amanti del genere, assolutamente sì. Vi farà di certo innamorare Khai grazie alla sua speciale dolcezza, e non potrete non ritrovarvi ed empatizzare con My nelle sue avventure e piccole battaglie quotidiane per essere all’altezza del ruolo per il quale è stata scelta, ma soprattutto per ciò che lei vuole essere per Khai: una moglie innamorata.
Se vi annoia il romance e sperate di convertirvi con questo romanzo, vi consiglio invece di evitare di cimentarvi nella sua lettura: non ci sono i prerequisiti giusti per essere accalappiati dall’amore, questa volta.
Voto: 3,5/5