“In quei tuoi occhi di ragazza”: intervista a Salvino Sagone

Oggi sono qui per raccontarvi una storia, ma non solo. Circa due anni fa ho conosciuto una persona, che inizialmente mi ha colpita, ma che non potevo certo dire di “inquadrare“. Ironico, perché una delle prime cose che mi disse è che era un (ex) geometra, ma io continuavo a guardare come parlava e sebbene sentissi cosa dicesse, ascoltavo l’energia che fluiva dalle nostre parole, dalle sue poesie, dagli scatti rimasti salvati sulla mia reflex. Si tratta di Salvino Sagone, in arte Salvino LiberaMente Sagone poeta, attore, ex geometra  padre e fidanzato, incontrato al Festival Internazionale di Poesia di Milano edizione 2019

Io: lì come fotografa e addetta social, troppo timida per leggere le mie poesie.  Lui: presentava il suo libro “Rondini d’angolo”, raccontava Alda Merini come solo un amico può fare, proclamava le mie calze a pois le migliori del Festival, e ascoltava storie d’amore gratis.  Quest’ultima iniziativa, ha dato il via ai nostri dialoghi e all’idea di questa intervista. Dopo aver compreso che il nome del progetto era letteralmente ciò che comportava, ricordo di aver pensato di raccontare la mia storia, ma la deformazione da psicologa e la riservatezza mi hanno trattenuta su un altro piano.Così, ogni tanto, mentre passavo freneticamente, mi fermavo, mi inginocchiavo e scattavo una foto: quest’uomo con un sorriso armonioso, seduto con un cartello in mano “Ascolto Storie d’Amore. Gratis”, e qualcuno seduto al suo fianco, intento nel parlargli.

(Salvino al Festival Internazionale di Poesia di Milano)

Oggi  voglio raccontare la sua storia d’amore, con la grazia e l’immortalità che si riserva. Ho pensato a lungo alle domande che avrei voluto rivolgergli, ed ho pensato anche a cosa vorrebbe chiedere qualcuno, a chi, dopo 43 anni, è ancora innamorato di un paio di occhi azzurri… Non è stato facile, le condizioni ci sono state avverse: una pandemia, la mia serenità personale, il tempo che sembrava non essere mai quello giusto, ma alla fine ce lo siamo preso, nonostante tutto.



Come hai conosciuto Emma, la tua fidanzata, come la definisci spesso?

ore 8.00

Era una bella e fresca mattina di aprile. L’appuntamento era in P.za Duomo, a Milano, alle 8.00. Gli uffici delle nostre due imprese si erano accordati per uno scambio di documenti nell’ambito di una collaborazione in un progetto di recupero edile di un edificio antico. Andai con la mia ‘500’, allora si poteva parcheggiare proprio in piazza. Arrivai qualche minuto prima e posizionata la macchina mi avviai verso il punto d’incontro. Davanti al bar Motta, all’angolo con la Galleria. La individuai subito. Un pulcino biondo un po’ infreddolito. Avvicinamento, riconoscimento e presentazione. Tutto molto formale. La invitai al bar. Cappuccio? No. Preferisco un caffè! … anche io. Brioche? oh, guarda ci sono le meringhe … Bene. Due caffè e due meringhe.

Cominciammo a parlare. A voce bassa.

ore 12.30

Scendevamo dall’Espresso che ci aveva portato in P.le Roma. A Venezia. Biglietti per il vaporetto. Quello con giro lungo che passa dalle isole. Burano. Murano. Poi P.za San Marco. Scegliemmo velocemente un posto dove mangiare. Sul molo. Tra le gondole ‘parcheggiate’. Un fotografo di strada ci fece un bellissimo scatto che ancora conserviamo.

ore 14.00

Iniziò una lunghissima passeggiata. Mano nella mano. Poche parole. Un passo lento alla scoperta di calli e di canali tortuosi. Di anfratti e di luoghi  nascosti tra l’ombra e il sole di una mattina di primavera. Ogni tanto una pausa. Sembrava, di tanto in tanto, l’andare fermarsi all’unisono. Per ammirare un particolare o un angolo o un fregio architettonico. Così tutto il pomeriggio.

ore 22.30

Il ritorno a Milano. Poi con la ‘500’, passammo da casa mia dove ho fatto la valigia e siamo andati a vivere a casa sua. Quarantatré anni fa. Questo ne ha fatto una delle storie d’amore più ‘dette’ del mondo.


Nell’ouverture quasi cinematografica di questa storia, sono inserite al contempo mille domande e forse non altrettante risposte; per cui, questo non sarà un manuale d’amore, né una ricerca google alternativa, per cuori solitari. Questa è e sarà un pezzo di vita, il racconto di un concetto che prende forma, e l’analisi, seppur parziale, degli aspetti quotidiani dell’esistenza condivisa tra due persone. 

Grande argomento dell’amore maturo: la noia, le esigenze e i bisogni. Aneddoto personale: mi è capitato di finire in una cronologia di ricerca e trovare articoli su come gestire i rapporti a 30 anni, quali tappe seguire, come riempirsi il vuoto nel letto e nelle foto in bacheca su Facebook. Estremizzo, lo so, ma, tutto questo ha a che fare con il grande argomento sopra citato. Parlandone con Salvino mi ha dato una visione chiara e netta: “c’è un filo e ci sono due mani che si tengono e non si mollano. Possono anche spostarsi i corpi, le menti, ma, rimangono attaccate”, e se per caso si staccano allora sta ad uno dei due creare. Ma creare cosa? La condizione perfetta per riprendere la mano dell’altro. E come si crea? Con l’inventiva che solo l’amore porta in noi: per qualcuno potrà essere cambiare supermercato insieme, per qualcun altro riempire di rose la donna amata, per un poeta questo e tanto altro insieme.  A proposito di noia e bisogni differenti, ancora una volta Salvino mi spiazza mentre rido forte alle sue parole e rovescio il caffè sul pc: “la tua noia se la trascuro diventa para-noia”. Non è possibile,  ne concepibile non considerare questo; ed io mi indigno nel pensare che la cosa più normale del mondo è arrivata a diventare “pesante”, “utopica”, persino sbagliata per qualcuno.



Potessi dire cosa te l’ha fatta amare e scegliere, cosa diresti?

Un viso delicato contornato da capelli biondi senza verso in una situazione di scarmigliatura da rivolta permanente il tutto a cornice di due occhi d’azzurro cangiante che avevano un movimento involontario dettato dall’emozione. Un adorabile nistagmo emotivo. Un viso incapace di mentire. Poi la voce fragile di quelle che si possono rompere da un momento all’altro che diceva solo parole già comprese nel mio vocabolario. Come se fosse scritto da qualche parte che fosse lei da sempre nel libro del destino della chimica dei sentimenti. Come se un pezzo di puzzle, grande come la mia vita, si accostasse per aderire in ogni suo incavo ai miei giorni di poesia e di rivolta. Fu subito un quotidiano riscritto ad ogni risveglio e conservato nell’intimo dei sogni. Il lavoro ci teneva distanti per qualche ora, non sempre, ma ogni altro attimo era vissuto all’inverosimile. Senza tregua. Festeggiammo l’anniversario della nostra prima fuga dai manganelli dei celerini. Sempre mano nella mano. Non ci hanno mai raggiunti. Volavamo troppo in alto per la loro ignoranza. Di questi oltre quarant’anni vado fiero del fatto di essere sempre riuscito a proteggerla dalle manganellate che gli sbirri di varia natura e fattura hanno cercato di infliggerci. Per il resto è stata sempre lei a proteggermi. In lungo e in largo.



Le hai dedicato una meravigliosa poesia “in quei tuoi occhi di ragazza”, che sembra collegare passato e presente in una concezione temporale, al lettore comune, secondo me, sconosciuta. 

Nella poesia, IN QUEI TUOI OCCHI DI RAGAZZA, c’è il racconto di tutta una esistenza.

si scendeva dentro la vita

seguendo i racconti del sogno

E’ come se fosse una religione. Una filosofia di vita. Tutti i sogni vanno vissuti nella realtà. Almeno ci si prova. Ancora oggi. Un continuum temporale che non fa mai conti con il politico d’intorno né con le emergenze sociali di varia natura. Si cammina tenendosi per mano e ci si addentra nella realtà giorno per giorno affrontandola a viso aperto. Siamo quel che siamo, il resto ce lo inventiamo man mano. Forse non siamo niente altro che il passo mancante tra noi e la realtà.

E in questo spazio scriviamo gli attimi vissuti e quelli ancora da vivere e accatastiamo sassi da lanciare o per farci tane a difesa nel continuo uscire dal rifugio per vivere percorsi ancora da conoscere.

Il tempo è troppo spesso considerato come una variabile lineare ininterrotta. Dobbiamo imparare a rompere questo filo per farne spazi randomizzati che rendano la vita una sorpresa continua dove cogliere fiori di felicità. Ogni volta che si può. Tutte le volte che si può.



Credi esista un solo vero amore nella vita? Con questo mi collego al fatto che oggi spesso si dice “in una persona cerco questo…”, deve avere determinate caratteristiche, altrimenti è scartata/o a priori, quasi si cercasse di minimizzare la spesa a fronte di una presunta resa.

Nella vita esiste solo l’amore nel senso generale e sistemico del significato. L’amore non è legato ad una sola referenza. Non può esserlo. Ed è l’amore che sceglie e ci sceglie. Non siamo noi. Mai. Una condizione diversa ci descriverebbe come dei merchandiser, dei compratori esperti che pianificano tutto sul prodotto da acquisire. E’ l’amore che sceglie per Giulietta nel momento in cui beve la pozione avvelenata ed è ancora l’amore che spinge Eretria (The Shannara Chronicles) a sacrificarsi per salvare i suoi amati. Adele Hugo (Adele H. – Una Storia d’Amore) vagherà tutta la vita ad inseguire un modello mentale che alla fine la respingerà. E’ proprio nella condizione di innamoramento che non abbiamo alcuna possibilità di scelta. In quel momento abbiamo una lettura diversa della realtà e la realtà fa di noi ciò che vuole. Non è possibile alcuna programmazione, né mediazione. E non sappiamo nulla della persona che ameremo sino a quando non l’avremo incontrata. Le ricerche di mercato, in amore, non funzionano. Mai.


A tal proposito, Salvino mi racconta molte cose di sé e di Emma, delle loro diversità, persino in qualcosa che di Salvino fa parte, qualcosa che gli scorre dentro agli occhi: la poesia. Emma non legge le sue poesie mi confida, e quando gli chiedo perché mi risponde che non lo sa, ma che lei non ne ha bisogno. Non ne ha bisogno perché è, è stata e sarà in ogni poesia, e come giustamente puntualizza Emma quando le viene posta la domanda “io il poeta ce l’ho a casa”. Qui ho capito che si stava andando oltre anche per me, ho capito “quell’essere uno” di cui Salvino tanto ha fatto parola.

Vivere con un poeta non è facile, sono strani animali, alcuni sono geometri e si fermano nei cantieri, si eclissano su forati troppo alti, così li si lascia lì, finché non tornano, e quando tornano hanno ancora le lenti con cui guardano il mondo appannate.

 



La parola più usata per descrivere i rapporti è forse “fiducia”. Tu cosa ne pensi? C’è chi la dà a priori, chi mai, chi cerca un andamento esponenziale e poi si ritrova a picco. Dicci di te.

La fiducia è un essenziale elemento contrattuale. Compro, vendo, noleggio, uso. Tutte situazioni impostate sulla fiducia ma che sono legate ad un tornaconto o ad un dare/avere che non tende alla parità.

IMG_7307.jpg salvino e io
Salvino con la Sottoscritta,
intenti in un’animata conversazione su argomento volutamente ignoto

Commercio. In amore l’uno è l’altra e viceversa. Nel momento in cui nascono il dubbio o il sospetto inizia una stagione di degrado del sentimento. In quel momento l’amore non c’è anche se potrà essere riscoperto in un altro momento. Il dubbio così come il calo di fiducia, nascono quando uno dei partner diventa ‘oggetto di desiderio’ di una terza parte o quando uno dei due comincia a considerare un vissuto in un altro spazio sentimentale. E tutto questo non ha nulla a che fare con il sesso.



Tra amori longevi ma abitudinari e amori brevi, facili al collasso, ti senti un’eccezione?

Se guardi intorno scopri bellissime storie d’amore. Tante. Il mio amore ‘lungo’ non è affatto una eccezione. Tra le rock star più trasgressive trovi dolcissime storie d’amore che durano da una vita, perché tu puoi vivere una esistenza piena di provocazioni ma nel tuo inconscio, nel tuo io più profondo, alla fine prevale un bisogno di stabilità da usare come rifugio in ogni momento in cui soffri la sopraffazione dell’istante. Forse, a volte troppo spesso, gli amori brevi non sono amori ma situazioni di benessere temporaneo o di difesa create da fattori estranei. Quando l’individuo cerca interesse in queste situazioni esterne il sentimento muta e la coppia inizia a  sgretolarsi.


Inevitabile interrogarci sulla tanto teorizzata differenza tra amore ed innamoramento. Salvino si fa d’un tratto tecnico e schematizza, io prendo un appunto a forma di “snake”, degno di un Nokia del ’97, che sintetizzo così: l’innamoramento è un brain storming, una tempesta emozionale ed ormonale. Poi si passa al “forming” (oltre ad i neologismi), e da lì sulla base delle sensazioni al “norming”, che ci porterà al fatidico “sì è amore, oppure no era un calesse”. Naturalmente tutto questo prevede delle fasi, ma faccio notare al Signore intervistato le che sua fase 1 è durata un giorno. Lui obietta: “perché chi ha detto che deve durare 10 anni, 10 giorni o 10 minuti?”.  Alzo le mani e torno a pensare a come gli sia uscita “forming”.




Pensi che il tuo “Ascolto Storie d’Amore. Gratis” abbia influito in qualche modo sulla tua?

Ascolto storie d’amore (gratis) da circa tre anni. A ben vedere un frammento temporale molto piccolo rispetto alla mia vita sentimentale. Non ho riscontri di influenze “dell’ascolto” sul mio privato se non un racconto, a volte dolce, a volte amaro, delle situazioni che raccolgo. In molti, avuta notizia di questa mia attività, mi hanno contattato ed avendo intenzione di dedicarsi anche loro all’ascolto degli altri mi hanno chiesto consigli e suggerimenti su come affrontare la situazione a due. Ho potuto verificare che quelli che mi hanno interpellato avevano tutti alle spalle una importante e dolorosa delusione d’amore che li poneva in una situazione di non serenità intellettuale nei confronti degli interlocutori. Ecco, questo fa la differenza. In quei colloqui, dove spesso faccio solo da contenitore e da registratore di situazioni di vita, io riverso armonia e non mie eventuali sofferenze sentimentali da molti spesso tramutate in frustrazioni.



Credi che a queste stesse domande sapresti rispondere anche per Emma, (dal suo punto di vista)?

Penso di sì. Anzi sono sicuro di sì. Ma non lo farò mai. Ci tengo alla pelle …



Per una storia duratura e felice cosa serve? Fiducia, passioni comuni, amici comuni, spazi propri…? E cosa non serve, anzi?

Non esiste una formula esatta da applicare alla propria vita sentimentale per fare in modo che duri nel tempo. Non è mai stato elaborato un algoritmo da trasportare in una App per regolamentare il vissuto di coppia. Secondo me servono due elementi indispensabili. La creatività e il rispetto. Reinventare il rapporto ogni volta che si può, anzi, ad ogni risveglio. Quasi a formulare una stabilità del cambiamento quotidiano che non irrigidisca il rapporto di coppia dentro stereotipi imposti dalla società esterna e con questa non stipuli contratti di solito ricattatori che ingabbiano ogni possibile variabile non istituzionale.

Serve rispetto. Un rispetto totale e infinito per la vita dell’altro o dell’altra. Una delicata gentilezza nella gestione dei rapporti sicché le interazioni con gli altri esterni alla coppia abbiano lo spazio che serve e che ognuno dei componenti senta di vivere. Non esiste un metro emozionale che determini una tabella degli interessi emotivi in quanto la sensibilità di ognuno tende a dare un peso diverso ad ogni situazione.

Diciamo che da giovani si tende a dare peso alle relazioni amicali anche con spazi personali ben definiti che servono alla crescita individuale, poi il tempo, di solito, porta ad una selezione naturale dei contatti esterni dacché quando sei (quasi) vecchio è naturale che qualcuno sia stato allontanato, qualcuno si sia allontanato, qualcuno sia disperso, qualcuno sia morto, qualcuno lo hai ucciso con le tue mani. La vita.

In tutte le coppie dove prevale in maniera determinante la personalità di uno dei due, il rapporto è squilibrato e conduce alla sofferenza piuttosto che alla felicità. Ci sono situazioni che non trovano la propria base nella chimica dell’amore ma sono legate a ragione di interesse economico o sociale o di dipendenza psicologica di qualche tipo. Queste non sono coppie ma società di fatto che durano sino a quando producono ‘margini di profitto sociale’ e che si perdono poi nella folla di grida di una movida senza forma. Senza volto. Un indistinto e indefinibile happy hour dove ci si può cibare di frattaglie comportamentali a forte valenza emozionale che alla fine non scrivono nulla nell’anima degli individui e il cui ricordo si auto cancella nel breve tempo di pochi respiri di vita lasciando scorie interiori difficili da eliminare. Ferite che non guariscono. Ma l’essere umano fa l’abitudine a tutto e crea corazze e scudi di sopravvivenza quotidiana che gli permettono di andare avanti anche su sentieri di comune se non banale infelicità. Peccato.


Progetto, azione, pensiero, società, contraccettivi inadatti…un figlio: un pensiero che frequentemente attraversa cuori e teste. Salvino mi dice ciò che racconta ancora oggi a suo figlio Ruben, mio coetaneo. Lui ed Emma ebbero per undici anni un cane come figlio, nato da Zanna, non casualmente il 16 marzo 1978 e morto, sempre non casualmente, il 29 settembre 1989. A voi l’indovinello delle date. Nel 1990 nasce Ruben, Emma trentaduenne e Salvino trentaseienne. Nessuna parola, la mancanza di protezioni venne naturale, non ci fu nulla da dire, solo vita da spendere. Conosco ormai come amico Salvino Sagone, e credo che essere padre sia un dono per chi, come me, pensa ci siano genitori capaci di esser poeti, sognatori e geometri, indomiti lottatori tra le sfide esistenziali. Non ho avuto il piacere di conoscere Ruben, ma so che è felice.


Oggi cosa pensi del concetto di amore, in base a ciò che vedi e che senti?

Nel tempo ho conservato una visione virginale dell’amore come un sentimento che vive in noi e che non sempre riusciamo a condividere con gli altri. L’amore ‘espresso’ è un luogo dove perdersi galleggiando tra emozioni oniriche ad occhi aperti. Un prato dove raccogliere baci. Un ring dove scambiare carezze e passioni da racconto. Un non vivere dentro un cielo a culla. L’angolo dove cadere e poi curarsi. A volte qualcuno sopravvive. Anche a sé stesso.

L’amore

è frutto del tutto

e del nulla,

del peso della passione,

della leggerezza,

del soffio di respiro,

è vicinanza,

perla di vita,

tesoro del pensare,

è noi nell’altro,

null’altro,

è sole di notte,

luna di mezzogiorno,

uggio di cane

e raggia di tigre,

è sorriso allo specchio,

è alle spalle del cuore,

riflesso sul muro del monte là in fondo,

è brivido

che ci percorre

e rimane.

L’amore è quella parte di noi che indossiamo quando il nostro essere è investito da una incontrollabile valanga emozionale che non riusciamo a governare con razionalità e che ci prende per mano per condurci in praterie sempre sconosciute dove ci riscriviamo con nuove parole. Quelle dell’amore.

Venezia, 11 aprile 1977, Emma e Salvino il giorno in cui si conobbero


Con questa inedita storia, ho voluto dar voce non ad un’eccezione e nemmeno a quella che dovrebbe essere una regola. Ho voluto dar voce all’unicità, alla preziosità che penso ogni vero amore debba riservarsi, a costo di combattere coi denti, fianco a fianco come Salvino ed Emma. Ringrazio con tutto il cuore Salvino Sagone, imparo da ogni sua parola che nulla è scontato, e lui lo sa esprimere con il profumo della poesia, ma non c’è nulla di elitario in ciò. Bensì, io credo che ogni anima che conosca le sue stesse profondità, arrivi a plasmare nella persona che è ciò che ha conosciuto (con un po’ di attributi e molto amore).

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