Come non cambiare: racconto di due mondi | La Rubrica di Francesca Zorzetto

Se dovessi rifare la maturità e partecipare alla mia iniziativa, credo racconterei. 

Di cosa? Del mondo. A chi? Alla me del passato, e a chiunque stia leggendo.

Ho vissuto in uno strano mondo, tutto sembrava incerto e dicevano fosse l’età dell’ansia. Forse proprio per questo molti sono rimasti fermi: un po’ a guardare i valori del passato, un po’ ad aspettare il futuro, con le sue tecnologiche promesse. Vivevo in un mondo contraddittorio, dove le persone dicevano che urlare era maleducazione, ma se accendevi la tv non era proprio così… Un mondo in cui l’arte veniva vista con gli occhi del paternalismo e del progressismo, dove il rischio di essere se stessi pregiudicava un posto di lavoro.

Le relazioni erano sempre più ad uno, che a due: si mollava facile, ma si diceva che il più grande desiderio era la felicità. 

Scegliere era uno dei problemi più grandi: solitamente sceglievi in base al tuo contesto, a ciò che avevi imparato esser giusto, e anche un po’ in base a quello che ti faceva comodo.

C’era una cosa poi… un rapporto così strano, e figurati era con un oggetto: lo specchio. Lo specchio sai, era come una moglie trascurata, ma tu capisci che specchio intendo vero? Quell’altro tipo di specchio, invece, andava di brutto: ci potevi riflettere milioni di cose, virtuali, sentimentali, appartenenti a chi sa chi. 

Avrai difficoltà anche tu con lo specchio.

In quel mondo lì, occorreva integrarsi. Dal “piccolo” della famiglia al “grande” della società. Prima o poi tutti capivano questa cosa e generalmente lo facevano. Tu invece, l’hai sovvertito il tuo piccolo grande mondo, e da lì nulla è più tornato come prima. Hai fatto delle scelte, chiuse come boccioli nella tua pancia, e ti costeranno, credimi. A volte nemmeno tu sarai orgogliosa di te, e difficilmente troverai qualcuno che lo sia davvero. Capirai che ci sono anime affini, attraverso l’arte, attraverso l’empatia. Capirai che ci sono persone che quel mondo lo volevano cambiare, ed altre ancora prima, che lo avevano fatto. I rivoluzionari sono spesso considerati folli,  o geni oppure, dei cretini illusi. Insomma, quel mondo non era certo perfetto, in tanti se ne lamentavano ma in pochi facevano qualcosa. Dicevano non sarebbe valso nulla, “perché sbattersi, tanto le cose non cambieranno”. Una spirale trita e ritrita che però sembrava non stancare mai i dibattiti.

Nel momento in cui scrivo, non ti so dire se avrai ciò che vuoi dal mondo, ma ti racconto cosa è successo a quel mondo là.

Un giorno è comparsa la parola pandemia, e tutte quelle persone che dicevano che urlare era maleducato furono costrette a mettersi un bavaglio, ma nonostante questo iniziarono ad urlare. Tutti quelli che guardavano ai valori del passato erano un po’ in dubbio, perché furono costretti a vivere il presente. Chiuse tutto, paesi interi, l’economia stava collassando, l’ansia era più che giustificata e gli psicologi facevano tanti soldi. Nei rapporti, dicevano, “abbiamo capito cosa conta davvero”, mentre le statistiche davano impennate di divorzi di qua, e di natalità di là. Le lamentele erano sempre un grande appiglio, ognuno sembrava sapere cosa era meglio fare, ma c’era una gran confusione e qualche volta anche le lamentele non poterono far altro che tacere, soprattutto dinnanzi alla morte. Tu rivivrai quel “sovvertire”, ma stavolta non dipenderà da te, il mondo è stato sovvertito, non lo hai fatto tu. Penserai in certi momenti, che quella pandemia era come una nebbia che a poco a poco si dissolve e fa vedere le cose per ciò che sono. La cosa che più ti sconcerterà, però, sarà la volontà pubblica, quella stessa che diceva di aver imparato dalla disgrazia. E sai l’unico desiderio che davvero emergeva qual era?

Tornare al mondo di prima.

Per scrivere anche il vostro tema vi rimando al post precedente e vi ricordo che quelli con più like formeranno un e-book.

A presto!

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