
Soprano, classe ’94, nata a Genova, inizia lo studio del canto a 13 anni, arrivando a perfezionarsi ad oggi con il soprano Barbara Frittoli.
Vince il premio giovani al V Concorso Internazionale di Canto Francesco Paolo Tosti, in seguito al quale sostiene tre concerti a Tokyo e Osaka. Partecipa al 6° Concorso Internazionale di Canto Renata Tebaldi, aggiudicandosi il 2° premio. Nel luglio 2015 è allieva della Riccardo Muti Opera Academy come Alice Ford nel Falstaff e, nell’ottobre dello stesso anno, debutta nel Simon Boccanegra come Amelia Grimaldi all’inaugurazione della stagione del Carlo Felice di Genova, con la direzione del M° Stefano Ranzani. Nel dicembre 2015 è Mimì ne La Bohème del Ravenna Festival, con la regia firmata da Cristina Mazzavillani Muti e la direzione del M° Nicola Paszkowski; l’anno successivo è ancora Mimì al Teatro del Giglio di Lucca, sotto la regia di Marco Gandini. Nel marzo 2017 debutta ne L’Elisir d’Amore nei panni di Adina al Teatro Carlo Felice e in agosto partecipa all’Aida al Festival di Salisburgo nel ruolo della Sacerdotessa, sotto la direzione del M° Riccardo Muti.
Nel novembre/dicembre 2017 è Mimì nel Circuito Marchigiano con la regia di Leo Muscato, e in occasione del Festival dei Due Mondi 2018 di Spoleto interpreta il ruolo di Arianna nella nuova opera di Silvia Colasanti, Minotauro, e Marguerite nell’oratorio drammatico Jeanne d’Arc au bucher di Honegger, vicino a Marion Cotillard nei panni di Jeanne d’Arc. Vince la Stella d’Argento al Premio Chigiana 2018 e il 3° premio al IV Concorso Lirico Internazionale di Portofino.
Fra gli impegni recenti e futuri, l’inaugurazione della stagione concertistica 2018-2019 al Petruzzelli di Bari con lo Stabat Mater di Poulenc, il debutto all’Opera di Roma nel ruolo di Susanna nella nuova produzione de Le nozze di Figaro di Graham Vick, Requiem di Mozart con la Chicago Symphony Orchestra e la Missa Defunctorum di Paisiello al Duomo di Pavia e al Maggio Musicale entrambe sotto la direzione del M° Muti. Prossimamente il suo debutto al Festival di Glyndebourne in L’elisir d’amore.

Teatro Carlo Felice di Genova, Marzo 2017
Come e quando si è avvicinata allo studio della Musica? Quando è arrivato l’amore per l’Opera?
Mi sono avvicinata allo studio della musica inizialmente con il pianoforte, durante l’età delle elementari, e da più grande ho cominciato a “canticchiare” (in modo abbastanza naturale) musica leggera nelle occasioni che si presentavano con la scuola.
Poi un giorno mi dissero che avrei avuto una voce adatta all’opera lirica e mi consigliarono di studiare. All’epoca non sapevo nemmeno cosa fosse l’opera, avevo qualche CD a casa che in famiglia si ascoltava raramente… mi ricordo un’edizione di Madama Butterfly con la Scotto e una di Così fan tutte con Francisco Araiza, ma all’epoca non vi ponevo molta attenzione e anzi sinceramente nemmeno mi attraevano così tanto!
La passione è arrivata “facendo”, ho cominciato a studiare e cominciando a conoscere il repertorio la passione è arrivata prorompente, riempiendomi la vita.
Come descriverebbe la sua vocalità?
In genere preferisco che siano gli altri a descriverla, non è facile autogiudicarsi, ma se dovessi proprio dire qualcosa a riguardo direi che ho una vocalità dolce ma con carattere, che tende al lirico puro, e che al momento, anche per la giovane età, si cimenta volentieri anche su un repertorio più leggero… ovviamente sempre in ruoli che mi consentono di valorizzarla.
Ha un autore che sente più affine a sé?
Adoro Mozart, per la purezza che richiede nel canto in una linea musicale di un’essenzialità disarmante, ma di una bellezza infinita… come qualcuno ha detto, è la voce di Dio; e in più in Mozart c’è veramente teatro.
Emozionare con le sue opere penso sia più difficile che farlo con Puccini per esempio, che ha già una scrittura nata di per sé per farlo. In Mozart c’è bisogno di recitazione vera, sempre nell’eleganza che richiede la musica, questo è ovvio.
Riguardo a lui posso parlare anche di affinità vocale soprattutto per il momento storico attuale della mia carriera e della mia voce; se parliamo anche invece di affinità prettamente musicale-artistica allora citerei anche Verdi. Amo di Verdi, oltre alla bellezza musicale, quell’espressività un po’ “filosofica”, che diventa direi universale.
Al momento sono giovane per cantare opere che adoro come, per dirne una delle tante, il Don Carlos, ma per esempio un ruolo che potrei affrontare perché più belcantistico e morbido (e breve) potrebbe essere Medora de Il corsaro, la cui famosa aria è ormai da tempo una dei miei cavalli di battaglia… Mi ha accompagnato in molti concorsi e audizioni!
Il suo ruolo preferito e perché?
Di quelli interpretati è difficile dire quale sia il preferito, perché ognuno ha un motivo per essere amato.
Sicuramente mi sono divertita moltissimo con Susanna de Le nozze di Figaro, perché è un personaggio che ha molte sfaccettature e riesce a mostrarle tutte nel susseguirsi dell’opera, il lato più frizzante e spiritoso, ma anche il lato che esprime l’angoscia per le pressioni del Conte, l’amore in tutte le sue vesti fra lei e Figaro.
Quali ruoli crede continueranno ad essere presenti per molto tempo nel suo Repertorio? Quali invece entreranno a farne parte a breve?
Credo e spero che interpreterò Mozart per il resto della mia carriera, sicuramente cambiando personaggi, ma se la vocalità e il modo di cantare lo permettono nelle sue opere c’è spazio più o meno per tutti (principalmente per quanto riguardo i soprani).
A breve, se così si può dire perché parliamo comunque di anni, potrei avvicinarmi alle opere di Verdi che richiedono vocalità meno drammatiche, come per esempio Otello.
Ha un ruolo che rappresenta un sogno nel cassetto?
Sogno realizzabile in futuro Desdemona di Otello di Verdi… irrealizzabile, forse per sempre, Lady Macbeth sempre del caro Peppino!
Quando si approccia ad un nuovo spartito, come organizza lo studio dal punto di vista drammaturgico, interpretativo e musicale? Come crede che questi fattori debbano influenzarsi ed interagire tra loro per una migliore esecuzione?
Comincio inquadrando l’opera dal punto di vista storico, cerco di informarmi attraverso le fonti esistenti a riguardo, per avere un’idea del personaggio che andrò a interpretare e dell’oggetto dell’opera in sé; leggo il libretto scritto e poi lo rileggo seguendo lo sparito con il pianoforte per unire la parola alla musica e capire a tutto tondo il carattere anche musicale del personaggio, ascoltando anche delle incisioni (se esistenti) di artisti di grande calibro; e infine c’è lo studio prettamente musicale prima, e poi tecnico-vocale, cercando di rispettare la volontà del compositore e fare tutti i colori scritti.
Credo che lo studio drammaturgico, interpretativo e musicale siano assolutamente interconnessi e che non possano prescindere l’uno dall’altro… se vogliamo parlare di studio, se no è un’altra cosa.
Sono innumerevoli le vittorie e i riconoscimenti che ha ricevuto nonostante la sua giovanissima età. Come tutto ciò ha influenzato il suo percorso professionale e personale? Ha un aneddoto che vorrebbe condividere con i nostri lettori?
Sicuramente i riconoscimenti aiutano a muovere i primi passi nella carriera professionale, perché per esempio nei concorsi ci sono direttori artistici di grandi teatri che fondamentalmente sono i nostri “datori di lavoro”, ci sono gli agenti che, se si interessano a te, ti accompagnano nel tuo percorso, ti promuovono come artista… perciò è normale che maggiore è il consenso, più comincia ad esserci fiducia da parte di tutti. Non è così necessario vincere, anche perché la vittoria dipende da tanti fattori, è importante lasciare il segno.
Dal punto di vista personale, e qui racconto il mio aneddoto, l’emozione più grande l’ho vissuta in occasione del Premio Chigiana 2018, dove ho vinto, oltre alla Stella d’Argento, il Premio Fondazione Daniela Dessì per il miglior soprano dell’edizione… ricevere un riconoscimento del genere, nominato a un’artista del suo calibro, uno dei miei idoli di sempre, che ha lasciato un vuoto incolmabile così prematuramente, beh… è stata una gioia indescrivibile.

Festival di Salisburgo, Agosto 2017
Lei si sta perfezionando con il Soprano Barbara Frittoli, artista di fama internazionale. Nello studio ma in particolare nel campo dell’arte, l’affinità tra allievo ed insegnante è fondamente. Com’è stata la sua esperienza a riguardo dagli albori fino ad oggi?
La figura dell’insegnante, oltre che dal punto di vista tecnico, diventa anche un riferimento psicologico non indifferente soprattutto agli albori, quando si è giovani e si ha bisogno di figure che ti guidino e ti sostengano.
Nella mia esperienza è stato difficile trovare un insegnante che rappresentasse questi due “ruoli” allo stesso tempo in una maniera equilibrata, senza che il rapporto sfociasse o troppo da una parte o troppo dall’altra.
Con Barbara Frittoli ad ogni lezione mi arricchisco e imparo dal punto di vista tecnico-vocale, stilistico, musicale e umano.
Qual è l’artista vivente che stima di più e perché? E da quale mito del passato si sente maggiormente ispirata?
Beh, fra quelli viventi, oltre alla mia insegnante (altrimenti non studierei con lei) di cui da sempre amo il colore della voce, il rispetto per la musica e “l’umanità” del canto, sicuramente la grande Renata Scotto, così versatile e artista a tutto tondo, mai scontata; fra quelli del passato come non citare la Callas, per musicalitá e attorialità unite a una voce che, bella o brutta che fosse, era unica.
Nel luglio 2015 è stata allieva della Riccardo Muti Opera Academy come Alice Ford nel Falstaff e successivamente è stata diretta dal M° Muti in produzioni in Italia e all’estero. Quali insegnamenti sente di aver appreso da tali esperienze ed opportunità?
Dal Maestro Muti ho appreso il rispetto estremo per ciò che è scritto, il sentirsi umili esecutori di qualcosa di perfetto così com’è, e quindi impegnarsi musicalmente e tecnicamente per farlo al massimo delle proprie possibilità, l’importanza della parola teatrale unita alla musica… insomma, che nulla è lasciato al caso. Sono più volte rimasta incantata e totalmente rapita dal carisma delle sue esecuzioni.
Nel 2017 ha partecipato all’Aida al Festival di Salisburgo nel ruolo della Sacerdotessa al fianco di Anna Netrebko e Francesco Meli. Com’è stato condividire il palcoscenico con tali stelle della lirica?Potendo lavorare con loro, quali caratteristiche e capacità esecutive e/o interpretative hanno destato il suo interesse?
È stato un grandissimo onore oltre che un’emozione non da poco. Non ti rendi mai veramente conto del valore reale di un artista finché non ci sei vicino e vedi, e ascolti, davvero come lavora.
Di Anna Netrebko ho potuto constatare e ammirare la tenacia e l’energia nel potente canto e nell’interpretazione, e una padronanza del palco e dello strumento invidiabili; di Francesco Meli ho ammirato la grandissima musicalitá, il fraseggio, il gusto, la sensibilitá artistica uniti a una voce possente e lucente allo stesso tempo.
I suoi prossimi impegni dove la porteranno? Può darci qualche anticipazione?
A breve partirò per l’Elisir d’Amore, e interpreterò il ruolo di Adina, al Festival di Glyndebourne, produzione che poi toccherà fino a dicembre le diverse mete inglesi del tour; poi mi aspetta Giulietta de I Capuleti e i Montecchi al Teatro dell’Opera di Roma.
Qual è stata la più bella esperienza professionale che ha vissuto nella sua arte da raccontare ai nostri lettori, e perché proprio quella?
Il Requiem di Mozart a Chicago con il Maestro Muti.
Oltre alla bellezza musicale della composizione che è indiscutibile di per sé, ricordo con grande orgoglio ed emozione i concerti, in cui è stato bellissimo farsi guidare dal Maestro, fare veramente musica insieme. L’intesa che si crea in queste occasioni è veramente qualcosa di magico.
Ricordo inoltre nei momenti in cui non cantavo che mi lasciavo cullare incantata da quello che il coro e la Chicago Symphony Orchestra riuscivano a creare, seguendo devotamente il suo gesto.
È stato veramente un grande onore… per mesi non ho realizzato mentalmente cosa stessi per fare sul serio!
Quali sono le sue aspettative per il futuro e come spera sarà il futuro del Teatro lirico?
Spero di fare una bella carriera, soddisfacente e serena, di realizzarmi anche nella vita privata secondo i miei desideri, cercando di conciliare tutto.
Spero che l’opera non muoia mai, che si faccia conoscere sempre di più ai giovani in quanto patrimonio inestimabile e immortale, che si superi la crisi che pervade molti teatri, anche con soluzioni drastiche se necessario, che si investa su di essa, sulla cultura in generale… molto di più di quello che si fa ora in Italia.
Teatro dell’Opera di Roma, 31/10/2018
Regia: Graham Vick – Direzione: Stefano Montanari – Susanna: Benedetta Torre