Iperproduttivismo e ultracognitivismo sono solo alcune delle più evidenti criticità di un’era, la nostra, segnata dalla “liquefazione rapida” dell’umano, fagocitando voracemente l’esistenza di individui alienati e dispersi in esistenze poliedriche e prive di profondo significato. Si rende, così, necessaria una riforma del pensiero che investa il ruolo della scuola in quanto luogo primario di formazione e di insegnamento. Un rinnovamento pedagogico che possa condurre alla metamorfosi della riflessione individuale e, specularmente, una rivoluzione del pensiero che debba guidare quella dell’educazione.
Titolo: Il ruolo della scuola postmoderna: le sfide dell’educazione nella società liquida
Autore: Chiara Ortuso
Editore: Nulla Die Edizioni
Genere: Saggio
Data pubblicazione: 24 Maggio 2024
Voto: 4/5
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Recensione
Ben tornati a tutti lettori, oggi torno a scrivere per parlarvi di una collaborazione con Il blog di Eleonora Marsella e del testo “Il ruolo della scuola postmoderna: le sfide dell’educazione nella società liquida” di Chiara Ortuso, edito Nulla Die Edizioni.
Viviamo in un’epoca in cui siamo spinti a essere sempre più produttivi e a elaborare una quantità enorme di informazioni (l’iperproduttivismo e l’ultracognitivismo). Questo ci sta portando a una “rapida dissoluzione” di ciò che significa essere umani. Siamo come divorati da un modo di vivere che ci rende alienati e persi, sballottati tra mille cose diverse senza trovare un vero senso profondo.
Per questo, è urgentissimo riformare il nostro modo di pensare, e la scuola deve essere il punto di partenza. La scuola, in quanto luogo fondamentale per crescere e imparare, ha il compito di rinnovare il modo in cui insegniamo. Questo cambiamento pedagogico deve portare a una trasformazione del pensiero individuale. In altre parole, dobbiamo prima di tutto rivoluzionare il modo in cui pensiamo per poter poi rivoluzionare l’educazione stessa.
È fondamentale cambiare il nostro modo di pensare per trasformare la scuola. La scuola deve tornare a essere il luogo principale dove le persone crescono e imparano a essere umane. Questo significa rinnovare completamente l’insegnamento, partendo da un nuovo modo di vedere le cose per arrivare a un’educazione diversa e più efficace.
Dobbiamo chiederci a fondo cosa significhi davvero “insegnare” oggi, in un mondo che cambia così velocemente. Le risposte e le idee che emergono da questa riflessione ci portano a riscoprire l’importanza della relazione tra chi insegna e chi impara a scuola. Dobbiamo immaginare nuove forme di didattica, che siano attive e partecipative. Un esempio sono le pratiche filosofiche, che sono come percorsi di ricerca in gruppo, critici e profondi, per capire meglio la complessità del mondo. Queste pratiche toccano direttamente la nostra vita di tutti i giorni e aprono gli studenti a interagire con gli altri e, in fondo, a capire meglio se stessi.
Ho trovato questo saggio molto stimolante, anche se devo ammettere che non lo consiglierei come lettura leggera o estiva! Il suo linguaggio è piuttosto elaborato, a volte persino eccessivo, e rende alcuni concetti ostici per chi non è del mestiere. Per chi è fuori dal contesto scolastico, poi, alcune tematiche potrebbero sembrare un po’ astratte e poco concrete.
Nonostante ciò, da insegnante, l’ho trovato estremamente prezioso, ricco di spunti per riflettere. Credo che sarebbe una mossa eccellente se l’autrice decidesse di pubblicarne una versione più semplice: in questo modo, potrebbe raggiungere un pubblico ben più vasto e invogliare più persone a interessarsi al mondo della scuola e alle sue sfide. Voto 4/5
