Fluffy |La Rubrica di Zarite91

Ciao amici, perdonate la mia assenza ma sono stata vittima di varie scadenze lavorative con sovrapposte tre diverse sindromi influenzali contemporanee (no tranquilli, non sono stata in Cina). Oggi vi racconto una storia per me un po’ speciale, che di caso umano in realtà ha poco. Anzi stavolta forse il caso umano sono proprio io. Spero vi piaccia, buona lettura!

<< Che palle ma possibile che sono sempre in rit…>>

Mi si fermarono le parole in gola, la porta aperta a metà. A terra una gabbia rossa, con dentro qualcosa di bianco e peloso che mi fissava con gli occhi spalancati. 

<< CHE ROBA E’?>> urlai atterrita. 

Mi avvicinai e piantai i miei occhi nei suoi. 

Sulla gabbia era appoggiato un foglio che recitava: ‘’Si chiama Fufy, amala e ti farà stare bene’’.

Mi ricordai della vaga possibilità di avergli accennato al fatto che mi sarebbe piaciuto avere un coniglietto, nel corso dei miei deliri alcolici.

‘’Cretina…’’

Presi la gabbia e la tirai dentro casa. Ero in tragico ritardo per il mio primo giorno di rientro dalle ferie, tramortita dalla presenza di un animale non meglio identificato e angosciata dal terrore che invadeva il suo sguardo. 

Dovevo uscire immediatamente da lì: l’aria si stava saturando della paura dell’animale ed iniziava ad insinuarsi sotto la mia pelle.

Aprii la porta della gabbia, chiusi quella di casa e mi precipitai per le scale. 

‘’Non posso tenerlo, è chiaro. Ma adesso dove lo mollo?E quel deficiente dove l’ha preso?Adesso mi sente. Se solo mi rispondesse al telefono. Questa è un’imposizione bella e buona, ma vedi tu se uno può costringermi ad accogliere un animale piantandomelo davanti al portone di casa, e poi un animale non è mica un giocattolo, insomma lasciarla l’intera notte lì da sola, poteva succedere qualsiasi cosa, poteva morire di paura, ma mi sta bene così, vediamo se la finisco una buona volta di frequentare sottospecie di subumani…’’

Il flusso di pensieri non si arrestava più mentre guidavo furiosamente in automatico. Le mie elucubrazioni si interruppero solo quando arrivai nel parcheggio dell’ospedale.

’Caspita già sono arrivata’’

Nell’ascensore ripresi a rimunginare. L’unica cosa a cui riuscivo a pensare era la mia assoluta inadeguatezza a prendermi cura di un altro essere vivente, cosa che era già un’impresa compiere per me stessa. 

Finalmente dopo circa sei ore di insulti e minacce, il colpevole mi rispose al telefono.

Venni a conoscenza di tutta la storia: Fufy era una coniglietta di quattro anni che viveva a Bergamo con una coppia di novelli sposi, i quali decisero di non potersene più prendere cura dopo la nascita del loro primo bimbo. E cosi la povera sventurata venne messa in vendita ed acquistata alla modica cifra di venti euro dal nostro simpatico amico, che la ribattezzò con quel nome improponibile. 

Mi si spezzò il cuore; abbandonata dopo quattro anni dalla sua famiglia d’origine, sostituita da un cucciolo di umano accentratore di attenzioni, trattata come merce di scambio e giunta per caso a Monza in un appartamento abitato da dubbi individui, sempre ovviamente rigorosamente chiusa in una gabbia rossa. Non ebbi il coraggio di chiedere dettagli su come avesse effettuato il tragitto Bergamo-Monza. Probabilmente fu in quel percorso che persero il suo libretto sanitario insieme al suo nome originario, ultimo rimasuglio della vita come l’aveva conosciuta. Più ci riflettevo, più mi intristivo.

‘’Non posso darla via anche io. ‘’

La giornata trascorse tranquilla, per fortuna. Era fine agosto e l’ospedale era ancora praticamente semivuoto. 

Tornai a casa relativamente presto, aprii la porta con circospezione ed entrai. Mi ci appoggiai contro e feci una rapida perlustrazione del soggiorno: la gabbia era vuota, nessun segno di fagotti pelosi ambulanti. 

‘’Oddio e dove sarà andata…’’

Sentivo crescere l’ansia, mentre pensavo a quanto si può essere ridicoli ad avere paura di un coniglio. Decisi di proseguire la mia ronda nelle altre stanze, facendo il meno rumore possibile ed emettendo versi cacofonici ‘’Chissà se i conigli si possono chiamare come i gatti’’. 

Chiaramente no. 

Proprio quando stavo per arrendermi, aggiungendo al lungo elenco delle mie malefatte anche la procurata fuga di animale esotico, il colpo di genio: il letto!

Mi accovacciai e guardai di sotto, sollevando l’orlo delle coperte. 

<< Aaaaaaaah! >>

Era lì, seduta tranquilla, ma i suoi occhi mi causarono un infarto. Apparte la posizione quasi laterale che occupavano sul cranio, erano neri, liquidi, e brillavano di una sfumatura verdastra alla luce del telefono che stavo utilizzando a mo’ di torcia. 

‘’Non posso avere questo animale, è troppo inquietante’’ mi dissi.

Tuttavia,  Fufy non aveva alcuna intenzione di uscire di lì. Dopo vari tentativi di ottenere qualche tipo di reazione, mi arresi: seguitava a far concorrenza alle statue di cera del Tussauds. 

Il mio potere decisionale era totalmente in balia di quel misterioso roditore. 

Mi recai allora in cucina nell’intento di studiare la situazione, trovarle un angolo consono e prepararmi all’arrivo di questo nuovo spaventoso inquilino. 

Come scoprii dopo qualche minuto che mi applicavo sulla gabbia, lei non gradiva molto che si toccassero le sue cose. 

Con la coda dell’occhio vidi un movimento provenire dalla camera da letto. Mi voltai giusto in tempo per godermi lo spettacolo di Miss Vaporosità che avanzava saltellando per difendere il suo unico avere.

Scoppiai in una fragorosa risata e continuai a ridere stesa terra mentre la osservavo tutta indaffarata a sniffare ogni angolo della sua prigione rossa, controllare ogni centimetro, verificare che la sua toelette fosse rimasta incontaminata. 

La determinazione con cui quel piccolo essere difendeva l’ultimo stralcio della sua identità, più di quanta io ne avessi mai avuta in tutta la mia esistenza, mi riempii il cuore cosi in fretta che temetti mi scoppiasse. 

Quando terminò il sopralluogo si fermò a fissarmi; le tesi l’indice e lei ci strofinò il muso sopra. 

Sorrisi, e dalla fatica mi resi conto da quanto tempo non usavo quei muscoli. 

‘’Però Fufy non si può sentire…’’

E così arrivo Fluffy. 

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