Recensione “La bottega dei giocattoli” di Angela Carter 

Nell’estate dei suoi quindici anni, per Melanie cambia tutto. Ormai non è più una bambina: lunghe ore trascorse in esplorazione davanti allo specchio lo confermano. Deliziata dalla scoperta del proprio corpo, la ragazza è tutta un fremito. Una notte in cui è a casa da sola, troppo eccitata per dormire, non resiste alla tentazione del proibito e, indossato il candido abito nuziale della madre, esce in giardino e passeggia al chiaro di luna. Qualcosa, però, va storto, e il giorno seguente il destino le fa visita presentandole il conto: i suoi genitori non ci sono più. Melanie e i suoi due fratellini sono dunque costretti ad abbandonare la casa di famiglia per trasferirsi a Londra, dagli zii che non hanno mai conosciuto: zia Margaret, una donna gentile che ha smesso di parlare quando si è sposata, e zio Philip, giocattolaio ossessivo, dispotico e manipolatore. Come se non bastasse, alla coppia fa seguito il giovane Finn, che da subito si mostra molto interessato alla nuova arrivata. Sempre più consapevole della propria femminilità e sempre più affamata di libertà, Melanie dovrà imparare in fretta a non farsi sottomettere…

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Titolo: La bottega dei giocattoli
Autori: Angela Carter
Editore: Fazi editore
Genere: Narrativa
Data pubblicazione: 23 Maggio 2023
Voto: 5/5

Classificazione: 5 su 5.
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Recensione

Il nome di Angela Carter non mi era nuovo. Nell’ambiente della letteratura di genere, più volte mi sono imbattuta nella sua personalità. Ho sempre desiderato leggere qualcosa di suo, soprattutto Camera di sangue, ma destino ha voluto che il primo libro di Carter a cui mi sia avvicinata è La bottega dei giocattoli, e ci tengo a sottolineare che l’ho fatto senza aver spulciato niente della trama. Così, credevo di immergermi in una lettura inquietante, forse distopica, con forti sfumature femministe. Le sfumature femministe le ho trovate, l’inquietante non quello che mi aspettavo, il distopico no. Ma sono soddisfattissima. Anzi, credo proprio di aver scovato una delle mie nuove autrici preferite.

La bottega dei giocattoli mi ha rapita fin dalle prime righe. Lo stile di Carter è qualcosa che è difficile definire a parole. L’autrice svolazza sopra la materia fulcro dell’opera, la vita di una ragazzina che diviene donna, come una falena dalle ali seriche. Ogni frase nasconde un significato ulteriore. Le ombre che si addensano agli angoli dello sguardo proiettano caleidoscopi d’oscurità nei quali si leggono tutta la sua intensa personalità, le trame dei vissuti che rielabora e intesse in teli preziosi, la volontà di far sprofondare il lettore in una fiaba tetra e dolce come la frutta troppo matura.

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Quella di Carter è una prosa agrodolce, che accarezza scenari cupi ma immaginifici, un agglomerato di bambole di porcellana e fiori finti, tempera densa e copriletti patchwork. Si tratta di una di quelle autrici che ti fa pensare all’autunno e alle tisane, agli impulsi pruriginosi dell’adolescenza ammantati di nostalgia e languore. Non mantiene un ritmo troppo lento, né troppo veloce. Si sofferma sui dettagli che rimangono impressi, salta le parti superflue, e anche se non accade niente di particolare ti pare di aver letto pagine ricche di significato e di aver speso bene il tuo tempo.

Essendomi documentata sulla vita privata di Carter, noto diverse somiglianze tra la sua biografia e alcuni dei fatti rappresentati nel libro. Ma trovo arrogante voler interpretare per forza lo scritto da un punto di vista simile, e quindi mi mantengo distanziata da possibili sottotesti, limitandomi a parlare del pregio indiscusso di un’opera matura e di spessore.

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Ho amato leggere la storia di Melanie, giovane piena di vita che si ribella al ruolo impostole dalla tragedia della perdita dei genitori. In quella che pare proprio assumere i contorni di una fiaba grottesca, Melanie finisce, insieme ai suoi fratelli, a casa di zio Philip, un uomo rude e disgustoso. Egli vive con la moglie Margaret e i fratelli di lei, Francie e Finn, tutti dai capelli fulvi e sottomessi (chi più chi meno) al dispotico padrone dell’ovile. Philip è un burattinaio e un artigiano, crea oggetti meravigliosi ma non è in grado di ospitare l’amore nel suo cuore. Margaret, Finn e Francie, invece, sanno ardere dal sentimento, ma a modo loro. Melanie impara a conoscere la sua nuova famiglia pian piano, fino a un epilogo che si lascia intendere fin dall’inizio ma che non manca di soddisfare il lettore nel suo svoglimento.

Devo dire che mi sono sempre aspettata, da un momento all’altro, che il soprannaturale scavalcasse il campo e prendesse le redini del romanzo. Ciò non accade mai in senso stretto, ma vi assicuro che una patina di magia impregna ogni pagina de La bottega dei giocattoli. E’ una fiaba triste, quella di Melanie, e il suo lieto fine non è per niente scontato.

Voto: 5/5

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