Beatrice Tauro “Mi piace scrivere storie che siano legate alla contemporaneità” #Intervista

Ben tornati a tutti lettori, oggi torno a scrivere per una chiacchierata con l’Autrice di “Perduta memoria” Beatrice Tauro.

Beatrice Tauro è nata e cresciuta in un borgo nel cuore dell’Abruzzo, vive a Roma dai tempi dell’università. Ha esordito nel 2016 con il romanzo Madri a rendere, seguito nel 2020 da Tutto questo mare fra di noi, entrambi pubblicati per Edizioni Cinquemarzo. Del 2021 è il terzo libro, Palestina al habiba! Storia di una cooperante in Terra Santa (Masciulli Edizioni), un diario in forma narrativa ispirato alla vera storia di Pina Belmonte. Recensisce libri, prevalentemente di narrativa contemporanea, per alcuni siti web. Perduta memoria è la sua ultima pubblicazione.

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Come descriveresti te stessa come scrittrice?

Mi piace definirmi “scrittrice per passione”. Quella per la scrittura è figlia della passione “madre”, quella per la lettura. Fin da bambina ho amato leggere, perdermi nelle mille storie, conoscere molteplici e svariati personaggi, alcuni dei quali diventano amici, altri finiamo per odiarli, ma in ogni caso con la lettura ampliamo il nostro orizzonte. La scrittura è arrivata in una età matura, sebbene spingesse alle porte della mia consapevolezza già da molto tempo. Ma credo che niente vada forzato nella vita, ogni cosa accade quando è pronta per accadere. Così è stato per il mio primo libro, pubblicato nel 2016, quando ero pronta per raccontare quella storia e mettermi a nudo.

Cosa ti ispira a scrivere?

A me piace scrivere storie che siano legate alla contemporaneità, ai temi del nostro vivere quotidiano. Quindi traggo principalmente la mia ispirazione dall’osservazione della nostra società, dalle vicende che ogni giorno popolano il racconto dell’umanità. La società, con le sue molteplici sfaccettature, e la psicologia umana sono fucine di grande ispirazione, attraverso l’osservazione delle quali costruire storie e personaggi.

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Come è nato “Perduta memoria”?

Per diversi anni mi sono occupata di immigrazione, sia in termini di studio che di attività di volontaria presso un centro di accoglienza per donne rifugiate. Esperienza dalla quale è nato il mio secondo romanzo, “Tutto questo mare fra di noi”. Volevo quindi affrontare il tema opposto a quello dell’immigrazione, ovvero l’emigrazione che tanti nostri connazionali hanno vissuto soprattutto nel secondo dopoguerra. Ho iniziato quindi a pensare a una storia di emigrazione che però andasse fuori dagli schemi classici della partenza per meri motivi economici. Volevo affrontare anche il tema delle violenze nei confronti delle donne, dei risvolti psicologici che ad ogni età tali violenze, di qualunque genere esse siano, comportano per le donne abusate. Da qui nasce “Perduta memoria”, che però è stato anche una importante occasione per bloccare la memoria dei miei luoghi di origine e sottolineare quanto sia importante coltivare e conservare la memoria delle proprie radici.

Quali sfide hai dovuto affrontare nello scrivere?

Innanzitutto quella della costruzione del romanzo, che parte con uno scambio epistolare fra due donne poco alfabetizzate, donne dell’Italia rurale del secondo dopoguerra. Ho dovuto quindi utilizzare, nelle epistole, un linguaggio semplice, a volte anche con un italiano grammaticalmente non corretto. E non è stato facile. Poi c’è stato il tema della violenza, che non è mai semplice da descrivere. In ultimo ma non per importanza, affrontare in qualche modo il tema della memoria personale e collettiva del mio luogo di origine. Mi piace dire che in “Perduta memoria” – la cui trama è completamente inventata – c’è una autobiografia dei luoghi, la descrizione di paesi e paesaggi dell’entroterra appenninico che mi appartiene, sebbene ormai non viva più da quelle parti da molti decenni.

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Cosa trovi più gratificante nello scrivere?

La possibilità che dà la scrittura di modellare storie e personaggi, di plasmarli così come li si immagina, la libertà, in un certo senso, di dare forma alle proprie emozioni attraverso le storie che si raccontano. E poi, più materialmente, c’è la gratificazione derivante da chi legge, dagli apprezzamenti ma anche dalle critiche, se costruttive e non fini a se stesse.

Quale è il tuo processo di scrittura?

Se intendi se ho una routine, direi di no, scrivo quando mi viene l’ispirazione e questo spesso avviene di notte, è come avere delle visioni che poi il giorno successivo metto nero su bianco. Se per processo intendi come nasce il libro, direi che le idee nascono quasi all’improvviso, saltano fuori magari quando meno te lo aspetti. E allora devi assecondare questo processo creativo, andargli dietro.

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Quale scena o personaggi hai amato maggiormente scrivere?

Per chi scrive tutti i personaggi sono parimenti amati, proprio perché nascono dalla propria immaginazione e fantasia. Tuttavia, in questo ultimo romanzo ho particolarmente amato Filomena, una donna forte e determinata, nonostante si trovi a vivere in una situazione di sottomissione dettata dalla cultura e dal momento storico in cui vive. Ho amato in pari modo Emily, che sebbene all’inizio appaia come una donna debole, spaventata e poco determinata nel condurre la propria esistenza, nel corso della storia troverà le risorse psicologiche per dare una nuova direzione alla propria vita.

Quale dei tuoi libri pensi sia il più riuscito?

Probabilmente “Perduta memoria”, che è il mio terzo romanzo, è quello in cui sono riuscita maggiormente a sfruttare l’esperienza della scrittura. Credo ci sia una sorta di evoluzione anche nella scrittura, che matura nel tempo e che poi traspare nei libri.

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Quali sono i tuoi autori e/o libri preferiti?

In cima alla classifica c’è Elsa Morante, una gigantessa della letteratura che tanto ha ancora da insegnare attraverso i suoi libri. Ho amato molto la Allende della prima ora, così come i romanzi di Lidia Ravera. Mi piace la scrittura femminile, ultimamente mi sono molto appassionata alla letteratura femminile persiana.

Progetti futuri?

Mi piacerebbe scrivere un romanzo ambientato negli anni ’70, un periodo della nostra storia ricco di avvenimenti e sommovimenti che tanto hanno inciso sulla società italiana. Sto iniziando a studiare per approfondire alcuni temi e argomenti, ma è ancora una idea embrionale.

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Un tuo sogno letterario?

Penso che ogni persona che scrive sogni di vedere le proprie creature di carta e inchiostro spiccare il volo sugli scaffali delle grandi librerie. Ma caratterialmente mi piace stare con i piedi per terra e guadagnarmi a poco a poco la stima e l’affetto del pubblico. Mi piacerebbe che le mie storie toccassero le corde più profonde di chi le legge, che lasciassero un segno, una traccia. Questo, credo sia il mio sogno letterario.

Ringrazio Beatrice Tauro per la piacevole chiacchierata.

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