Ben tornati a tutti lettori, oggi torno a scrivere per una chiacchierata con l’Autrice de “Le nebbie del passato” Angela D’Alia,
Qui la Recensione completa del romanzo

Angela D’Alia insegna e vive tra le colline della provincia di Enna. Si definisce una persona con la testa tra le nuvole e i piedi piantati per terra e con questa filosofia cerca di conciliare la vita lavorativa con li bisogno di scrivere. Ha realizzato murales, decorato panchine e realizzato scenografie per un’associazione del paese. Appena può si rifugia nel silenzio della campagna dove scrive o si dedica al restyling di vecchi mobili.
Quando hai capito che volevi diventare una scrittrice?
Scrivere ha sempre fatto parte di me. Alla fine delle medie cullavo il sogno di diventare una scrittrice. Alle elementari avevo vinto diversi concorsi di scrittura e in testa avevo mille idee. Ma poi gli adulti hanno pensato bene di spegnere ogni mia aspirazione instillando in me l’idea che di scrittura non si vive e che bisognava aver e un lavoro “vero”. Così per anni ho tenuto a freno ogni mia aspirazione letteraria. Ma scrivere è un bisogno e alla fine, da adulta, ho deciso di coltivare quel sogno che gli altri avevano cercato di soffocare quando ero una bambina.
Qual è il tuo processo creativo?
Il mio processo creativo è abbastanza disordinato, come me. Difficilmente penso ad una storia da scrivere dall’inizio. Il più delle volte, quando meno me l’aspetto, mi vengono in mente degli spezzoni di trama che vanno inseriti a metà storia e poi, piano piano, il resto si sviluppa da sé. Se sono fortunata e in quel momento ho carta e penna, prendo un appunto veloce che poi vado a segnare su una vecchia “agenda delle trame” delle storie che vorrei raccontare.
Da dove prendi l’ispirazione per le tue storie?
Sono sempre stata una persona molto timida e questo mi ha portata ad osservare tantissimo la gente. Dall’osservazione delle persone che agiscono senza sentirsi spiate, traggo l’ispirazione per determinati soggetti con delle caratteristiche fisiche e caratteriali determinate che poi finiranno in qualche storia. Un’altra fonte di ispirazione deriva dal fatto che amo girare di sera in macchina e immagino spaccati di vita al di là delle finestre illuminate. Ma di solito sono i luoghi a suggestionarmi. Mi capita spesso di camminare in campagna o di guardare vecchie case o palazzi anche abbandonati e all’improvviso mi sento risucchiare in un altro posto, in un’altra epoca e da lì la mia mente inizia a partorire trame, a inventare scenari. Non so spiegarlo bene, ma i luoghi, le finestre illuminate, l’atmosfera di un dato posto mi lasciano delle suggestioni addosso e da lì poi nasce tutto.
Qual è la tua routine di scrittura?
Ahi! Questa è una nota dolente. A volte non mi definisco una scrittrice proprio perché non sono una persona routinaria. Non riesco a ritagliarmi nell’arco della giornata uno spazio dedicato alla scrittura perché da settembre a giugno il mio lavoro mi impegna parecchio e non voglio iniziare a scrivere una storia per poi riprenderla dopo mesi (un po’ come è successo con il mio primo romanzo). La storia starebbe dentro di me a premere e io scalpiterei insieme a essa per scrivere e sarei intrattabile. Durante i nove mesi scrivo le mie sensazioni su agende e quaderni, giusto per tenere allenata la mente. Alla scrittura mi dedico dal primo luglio fino a metà settembre. E allora la mattina mi alzo e senza fare colazione porto con me carta e penna e mi siedo sotto un grande albero di noce. Raccolgo le idee e rileggo gli appunti che ho preso durante l’anno e inizio a scrivere, rigorosamente a mano. Vengo assorbita talmente tanto che spesso mi dimentico pure di cucinare. Dopo pranzo riprendo e continuo a scrivere. I miei familiari e i miei amici hanno imparato a non cercarmi in estate fino a sabato perché sanno che quel tempo per me è prezioso ed è quello che dedico alla scrittura che amo tanto, ma alla quale non riesco a dedicare il tempo che vorrei.
Qual è il tuo consiglio per gli aspiranti scrittori?
Che se amano scrivere devono farlo senza lasciare che niente e nessuno possa sminuire o frenare la loro aspirazione. Nella vita bisogna provare con tutte le proprie forze a coronare un sogno. Non necessariamente si diventerà scrittori di fama; il più delle volte si rimedieranno cantonate e porte chiuse in faccia. Ma almeno non si avrà il rimpianto di non averci nemmeno provato.
Per anni ho soffocato questo desiderio. E sentivo dentro di me un’inquietudine crescere e alla quale non sapevo dare un nome. Pensavo che mi sarei dedicata alla scrittura quando sarei andata in pensione. Ma un giorno mi sono svegliata con la paura di non avere più tempo. E se poi non fossi più stata in grado di scrivere? E se non avessi più avuto la possibilità di farlo? Così ho strappato prepotentemente del tempo a tutto, agli impegni, alla famiglia, agli amici per avere una bolla egoistica nella quale coltivare questo mio bisogno. Ho anche dimostrato a chi da ragazzina mi diceva che nessuno mi avrebbe presa in considerazione che si sbagliava. Quindi agli aspiranti scrittori direi di non fermarsi, di leggere, studiare per scrivere sempre meglio e per capire come funziona il mondo dell’editoria e poi scrivere con lo stesso bisogno che sentono di respirare.
Qual è la parte più gratificante della scrittura?
Quando scrivo io smetto di esistere come Angela. All’improvviso mi ritrovo a casa dei personaggi, divento loro e sento e vivo le loro emozioni. Per cui c’è il giorno in cui mi sentirò agitata se avrò scritto di un personaggio che si è arrabbiato, sarò un po’ giù di tono se il protagonista ha avuto a livello emotivo un momento difficile. Non so se riesco a renderlo a parole, ma attraverso la scrittura vivo diverse vite in un giorno; sento svariate emozioni agitarsi dentro di me; assaporo i cibi e sento gli odori che sentono i personaggi. È un entrare e uscire da un personaggio all’altro, perché quando scrivo, amo tutti i personaggi della storia, anche quelli negativi: sento la loro rabbia, il loro odio, il loro rancore. Tutta questa stimolazione emotiva e sensoriale mi fa sentire viva. E poi amo scollegarmi dalla realtà per vivere vite in mondi e luoghi lontani dalla vita quotidiana.
Qual è il personaggio preferito che hai mai creato?
Ho adorato Axel De La Croix, il protagonista maschile del mio romanzo Le nebbie del passato edito da Be Strong Edizioni. Lui è contraddittorio, ha un caratteraccio e compie delle azioni che lo fanno vergognare di se stesso. Apparentemente sembra un uomo padrone di sé. Se questo è vero nella vita che conduce come conte, non lo è per quanto riguarda la sua emotività. Non ha mai pensato di innamorarsi. Sapeva di doversi prima o poi sposare per avere un erede, ma non aveva mai preso in considerazione l’idea di farlo per amore come aveva fatto il fratello minore o come era accaduto a sua madre e suo padre. Quindi quando si innamora si trova impreparato, è come un bambino che impara a camminare e prova e riprova, cadendo, commettendo errori, sentendosi frustrato e arrabbiato. Ne farà le spese Michelle, la donna di cui si è innamorato, perché con lei sarà a tratti crudele, le lancerà dei segnali contrastanti ora di affetto ora di disprezzo. Avrà verso di lei una gelosia immotivata che lo farà apparire incostante e si comporterà come chi ama di un amore malato. Imparerà a sue spese che amare è donarsi senza pesare i sentimenti sul bilancino e che amare è soprattutto donarsi anche correndo il rischio di soffrire, di non essere corrisposti. L’alternativa è rimanere soli e con il deserto di affetti intorno. Mi faceva male scrivere di lui in quelle scene nelle quali si comportava da folle, perché sapevo nella mia mente quanto fosse buono e quanta fosse immensa la sua capacità di amare senza riserve e in modo sano. Aveva solo bisogno di distruggere a uno a uno i falsi costrutti sull’amore che si era creato quasi come un’armatura a difesa del suo cuore non ancora toccato dall’innamoramento.
Ho adorato anche scrivere di Maurice, il fratello minore di Axel. Lui è l’alter ego di Axel; è come sarebbe stato Axel se solo si fosse lasciato andare. È allegro, spontaneo, dolce e innamorato della sua compagna. Eppure anche lui a un certo punto va in crisi sentendosi irrimediabilmente attratto dalla cognata a causa delle trame di Emma, Carole e Nadine, rispettivamente madre, sorella e moglie di quest’ultimo. Mi piaceva fargli fare da grillo parlante ad Axel quando questi si comportava da idiota. Ma in realtà mi è piaciuto scrivere di un po’ tutti i personaggi: ognuno di loro ha delle peculiarità che me li hanno fatti amare anche nelle loro peggiori sfaccettature.
Qual è la scena più difficile che hai mai scritto?
Una delle più difficili è stata quella in cui Axel, in un moto di follia, sta per abusare di Michelle. Lui aveva fatto un giuramento e lo infrange, almeno nelle intenzioni. Ho impiegato tre giorni per scriverla. Era tutto nella mia testa ma facevo fatica a mettere giù le parole. Sentivo quello che provava Michelle e sentivo quello che provava Axel e mi sentivo sopraffare. Come donna ho odiato profondamente Axel in quel momento. Ma dovevo per forza scrivere quella scena in modo che lui capisse che doveva ripensare a tutto il suo comportamento nei confronti di Michelle. Nel 1800 era una consuetudine che i mariti picchiassero o abusassero delle mogli, ma i De La Croix erano una famiglia per bene, con dei valori e dei principi incrollabili, primi fra tutti il rispetto delle persone. E con quel gesto Axel ha commesso uno scivolone che lo farà disprezzare dai suoi familiari ma principalmente da se stesso.
Quali sono le sfide e le opportunità della scrittura come carriera?
Per me il mondo dell’editoria è un mondo nuovo e mi affaccio ad esso con timore perché è un ambiente che corre veloce e cambia, ma al tempo stesso lo guardo con gli occhi incantati e stupiti di un bambino che si affaccia alla vita. Sicuramente una delle sfide maggiori è farcela; riuscire a pubblicare il proprio progetto con gente seria che non miri solo a fare cassa. Il mio romanzo è stato chiuso molti anni nel cassetto per non sapere esattamente come muovermi. Negli anni l’ho inviato a qualche casa editrice e ho ricevuto delle proposte di pubblicazione. Ma erano a pagamento e non me la sono sentita di fare il salto per timore di sbagliare e pensando che il testo non avrebbe avuto l’editing e le cure che avrebbe meritato. La mia prudenza è stata ricompensata un anno e mezzo fa quando mi sono imbattuta casualmente in Eleonora Marsella. Con lei c’è stato subito feeling e anche se non la conoscevo ho avuto subito fiducia in lei. Le ho inviato il manoscritto e mi ha inviato una valutazione editoriale nella quale venivano evidenziati i punti forti, quelli deboli del romanzo, veniva valutata la coerenza dei dialoghi, dei personaggi. Nulla è stato lasciato al caso. E poi ho seguito diversi corsi di formazione con lei che mi hanno reso più chiaro il funzionamento del mondo dell’editoria. Quindi credo che tra le sfide occorre annoverare oltre alla buona stella, anche la capacità di affidarsi a persone competenti e capaci che svolgono il lavoro con professionalità e senza improvvisazioni. E poi seguire corsi di formazione, tenersi aggiornati. Sulle opportunità come carriera, sto ancora aspettando la svolta. Sono nata ieri come autrice e, sebbene riceva commenti e recensioni entusiaste da parte di chi ha letto il libro, aspetto di farmi strada e farmi conoscere piano piano. Intanto so di avere Eleonora accanto a me che mi guida e mi suggerisce, mi propone gli eventi (che aiutano tanto a superare la timidezza e a farti conoscere dalla gente), mi offre corsi di formazione, interviste, e cento e uno modi per puntare un faretto su una D’Alia Angela sconosciuta ai più.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
In un futuro prossimo voglio proporre un nuovo romanzo che ho finito questa estate. Parteciperò al Book Pride a Milano e al Salone del Libro a Torino. Poi intendo iniziare a scrivere un’altra storia. E quando le mie figlie avranno raggiunto una certa indipendenza economica, sto meditando di chiedere il part time per poter dedicare alla scrittura il tempo che merita e non solo due mesi e mezzo in estate.
Qual è il tuo sogno nel cassetto come scrittrice?
Il primo l’ho realizzato ed è stato quello di vedere pubblicato Le nebbie del passato che è stato chiuso in un cassetto per troppi anni, per timore, timidezza, paura del giudizio e anche bassa autostima. Adesso mi piacerebbe far conoscere le storie che scrivo a quanta più gente possibile in modo che possano ritagliarsi con la lettura uno spazio di pace e vivere in un’altra epoca insieme ai protagonisti per qualche ora. Mio padre mi diceva che se devi sognare devi farlo in grande, per cui il mio più intimo sogno adesso è quello di vedere trasformata in fiction il mio romanzo. Ma questo è davvero un sogno nel cassetto.

Ringrazio Angela D’Alia per aver condiviso con noi la sua storia e la sua passione per la scrittura.
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