Titolo: Caos
Autore: Angelo Barraco
Editore: Bertoni Editore
Genere: Raccolta di poesie
Data pubblicazione: 26 Marzo 2021
Voto: 4/5
Cartaceo -> 14€
Caos #88
Il tempo ci porta avanti
e porta indietro te
ciò che ci rende uguali
è il cielo su di noi
Angelo Barraco è un giornalista di Marsala, che scrive di politica, attualità, economia e territorio, ma si occupa anche di recensioni letterarie e di musica, attività questa che deriva anche dal suo essere un performer polistrumentista.
Il suo esordio nella letteratura avviene con questa raccolta di poesie: “Caos“, pubblicata da Bertoni Editore con una prefazione curata da Bruno Mohorovich.
Il volume racchiude alcune delle numerosissime poesie composte lungo un periodo piuttosto articolato di viaggi in treno effettuati dall’autore durante gli anni di studio e di lavoro attraverso il Paese. Queste occasioni di viaggio hanno posto Angelo Barraco in una posizione privilegiata di osservatore attento, non solo all’aspetto esteriore dei suoi occasionali compagni di viaggio, ma soprattutto alle emozioni e ai non detti che trapelano dagli sguardi, dagli atteggiamenti, dai gesti.
Recensione
In questa raccolta il tema principale è chiaramente il viaggio e gli incontri che capitano. Il viaggio letterale che si coglie nell’artificio narrativo dei tragitti in treno, che racchiudono al proprio interno un microcosmo sfaccettato, mutevole e assolutamente casuale, e nello stesso tempo il viaggio silenzioso e intimo di ogni singola persona nella sua propria vita. Allora il caos che dà il titolo alla raccolta non è altro che “il caos della vita, il flusso incessante del tempo, in cui siamo tutti viandanti della ricerca del senso più profondo e più vero dell’esistenza” (cit. dalla prefazione).
Ci sono in queste poesie scorci di mondo che riaccendono ricordi, suscitano emozioni e nostalgie, anche le nostalgie per tutte quelle vite che avremmo potuto vivere e non abbiamo vissuto, per tutte quelle esistenze che non sappiamo e non sapremo. E in questo tipo di nostalgia si appoggia la casualità degli incontri con i compagni di viaggio, nella quale l’autore lascia correre libera la fantasia immaginando le loro vite, i loro vissuti, i motivi che muovono le loro esistenze.
Caos #00
Pietre sui muri sotto cieli grigi
Verde di foglie sotto binari oscuri
Tu rimani ad osservare attraverso un vetro sporco
Tra gente grigia che non guarda mai indietro
Ogni cosa che accade e ogni posto occupato
Ormai è il nulla tutto ciò che è stato
Le tende grigio fumo sono illuminate dal sole
E una finestra abbassata consuma il giorno che muore
Il tema del viaggio è solo una delle letture possibili di questa raccolta di poesie: lo sguardo dell’autore si posa anche sui paesaggi, su architetture e costruzioni, sui binari, ovunque sia arrivata la presenza dell’uomo. Troviamo cimiteri, chiese, litorali marini. Tuttavia quello che ci viene restituito è un panorama che si attraversa a fatica, che offre di sé desolazione. Non voglio parlare di decadentismo, ma è forte la presenza di un sentimento di tristezza e rassegnazione insita nei luoghi. Il buio e il silenzio sono presentati come stati d’animo in cui macerare la proprie paure, le proprie solitudini. Oltre che sui paesaggi colonizzati dalla presenza umana, lo sguardo del poeta non può non soffermarsi anche sui panorami naturali e le manifestazioni atmosferiche. Il sentimento che sembra prevalere in questo contesto è quello di una muta impotenza davanti alla fragilità umana, consapevolezza di quanto l’uomo, sotto la canicola del sole così come durante l’infierire di una tempesta di pioggia, è costretto a cercare riparo, rivelandosi una creatura che alla fine non è fatta per vivere su questo pianeta e ci si è adattato imponendosi con la forza.
Caos #91
L’albero osserva le mie foglie cadere
Il vento le trascina verso l’ignoto
La natura sente che mi manca il respiro
Percepisce che il mio equilibrio si frantuma nell’ignoto
Anche i colori diventano protagonisti nelle poesie di Angelo, colori che hanno una precisa valenza e caratteristica. Sono infatti colori scuri, cupi. È molto presente il grigio, il nero, il blu, c’è traccia di verde, e ci imbattiamo anche nel bianco, che però è tagliente, obliquo, non porta luminosità.
Da queste atmosfere non si discosta la copertina del volume (realizzata su progetto grafico della casa editrice), che racchiude le emozioni raccolte dall’autore, e a mio avviso riportano a certe ambientazioni tipiche dei quadri di Edward Hopper, l’artista statunitense che maggiormente ha ritratto uno stato d’animo: la desolazione che nasce da attese sospese, da sentimenti delusi, da solitudini incolmabili. Infine, anche lo stile della scrittura ha questi richiami, presentandosi senza punteggiatura, con un taglio da riflessioni intime espresse tramite frasi brevi ed incisive. Sono lampi, pensieri nel caos, pensieri immediati che congelano un istante. Eppure niente sembra immobile, ma ogni fotogramma porta in sé un ritmo.
Altri liet motiv accompagnano il tema principale fin dalle prime poesie: il tempo, le maschere, le emozioni. Abbiamo un riferimento ben preciso a Pirandello: già il titolo della raccolta richiama lo scrittore siciliano, nato nella contrada Kaos, e che da quel nome e dalla notte della sua nascita estrapola il riferimento mitologico al Caos, la primigènia forza creativa che, come esseri umani, non sappiamo gestire e rifuggiamo meticolosamente, cercando in ogni modo di portare ordine e quiete. Di conseguenza tendiamo a incasellare lo stesso scorrere del tempo in attività ben scandite, nascondendo la vera essenza di noi stessi dietro maschere di perfezione, eccellenza, normalità. Gli incontri con i compagni di viaggio portano alla luce, dunque, lampi della fragilità umana, frammenti potenziali, colti attraverso gli sguardi, primo contatto tra sconosciuti. Quello che ha compiuto l’autore è comporre un mosaico in cui convogliano forme vere ed effimere, reale ed immaginario, storie che possono essere storie di tutti. Chissà se Angelo Barraco allora non abbia voluto provare a mettere ordine nel caos, o provare a esaltarlo.