In questa intervista esclusiva, la scrittrice Maria Rosaria Ferrara ci guida nel cuore del suo ultimo romanzo, “Al culmine delle emozioni”. Attraverso un intenso scambio epistolare tra una nonna e sua nipote, il libro esplora temi universali come la memoria, l’identità e la libertà. Ferrara ci svela l’ispirazione dietro questa narrazione profonda e riflette sul potere della scrittura come strumento per trasformare le ferite in punti di forza, offrendo un messaggio di speranza e incoraggiamento per ogni generazione.
Acquista su Amazon -> #pubblicità
Il cuore del romanzo è lo scambio epistolare tra nonna e nipote. Ha scelto questa forma narrativa fin dall’inizio? Cosa le ha permesso di esplorare al meglio l’intensità di un rapporto così profondo?
Innanzitutto, permettimi di ringraziarti per queste domande e per avermi dato l’opportunità di far conoscere me e il mio romanzo attraverso il tuo spazio.
Direi che la scelta del “dialogo” a distanza tra nonna e nipote è stata inconsapevole. Il romanzo ha preso questa forma in modo molto naturale. Avevo bisogno di raccontare le esperienze di due donne di generazioni così distanti, lasciando ad entrambe la stessa forza espressiva. Avevo bisogno che la storia dell’una fosse raccontata senza oscurare quella dell’altra. Andavano intrecciate in modo delicato. E lo scambio, diciamo, semi-epistolare si è rivelato da subito il più adatto per dare voce ad ambo le personalità, le esperienze e le evoluzioni.
La storia tocca temi universali come la memoria, l’identità e la libertà. C’è un’esperienza personale o un’ispirazione particolare che l’ha spinta a esplorare queste tematiche attraverso il legame tra due generazioni di donne?
Il periodo in cui ho iniziato a scrivere Al culmine delle emozioni – parliamo di qualche anno fa, precedente alla pandemia – mi sono trovata a fare un po’ il punto della situazione della mia vita e pensavo molto ai miei nipoti. Ne ho quattro, tutti splendidi, li amo tanto ma purtroppo vivono lontano da me. Li osservo da qui e vorrei sempre fare di più, essere più presente, aiutarli, sostenerli e dargli tutto il supporto che posso nonostante la lontananza fisica non mi permetta di vivere con loro la quotidianità. Ecco, pensavo alla loro giovinezza e alle insidie del futuro; ho ripensato alla mia di giovinezza e alle paure che possono sopraggiungere negli anni dell’adolescenza o di quando ci si avvia verso l’età adulta. Ho ricordato i mille dubbi che mi assalivano soprattutto quando dovevo prendere decisioni importanti; alla paura che mi assaliva quando le percepivo come scelte definitive. Col tempo ho compreso che si può sempre cambiare strada e trovare sorprendenti opportunità nelle vie intraprese. Quindi, volevo lasciare un messaggio di incoraggiamento e sprone per loro, affinché non si lasciassero frenare dal timore dell’ignoto o dalla paura di deludere chi si ama. E allo stesso tempo, perché no?, volevo ricordare anche a me stessa che ci si può sempre reinventare, che ogni giorno c’è tanto da scoprire e sperimentare. Sembra retorica, ma credo che abbiamo bisogno di ripetercelo di tanto in tanto, perché basta poco per farsi prendere dalla frenesia della routine, dei doveri, e dimenticare che c’è ancora tanta bellezza da scoprire intorno a noi.
Il libro suggerisce che “ogni ferita può diventare una fessura da cui entra luce”. Può parlarci di questo concetto? Ritiene che la scrittura possa essere un modo per trasformare le proprie ferite in punti di forza?
Sono una persona tendenzialmente ottimista e non mi piace trascorrere troppo tempo a piangermi addosso quando mi trovo in periodi negativi. Cerco di trovare sempre il buono dalle situazioni, anche se mi sento inizialmente disperata. Mi dico che deve esserci sempre un insegnamento, soprattutto quando non si riesce a comprendere la ragione di alcune ferite che sentiamo ingiuste, assurde. Ho bisogno di farmi forza. E, senza dubbio, la scrittura, come qualunque forma d’arte, può essere un modo per trasformare le ferite e il dolore in qualcosa di stupefacente. La scrittura – ma, ripeto, credo che lo facciano anche la musica, la pittura, la recitazione, la danza, insomma, l’arte in ogni sfaccettatura – ha un’indubbia funzione terapeutica: sa essere dolorosa perché ti costringe a guardarti dentro, a passare attraverso il dolore e prenderlo tra le mani per poterlo trasformare, ma poi diventa sollievo, perché, quando avviene quella metamorfosi, qualcosa dentro te rinasce, si rinnova, respira di nuovo. E poi, la scrittura, come tutta l’arte, crea comunicazione. E la comunicazione crea connessioni tra le persone e tra i loro universi. E questo è un processo straordinario. Potremmo parlare di questo per ore…
Il titolo, “Al culmine delle emozioni”, suggerisce un’intensità emotiva molto forte. Quale emozione spera che i lettori provino di più leggendo il suo romanzo?
Mi piacerebbe sapere che con le mie parole sono riuscita a trasmettere speranza, ottimismo e incoraggiamento per affrontare presente e futuro, sia nei giovani che negli adulti. Ma mi piacerebbe anche scoprire cosa questo romanzo susciterà spontaneamente nei lettori. Dall’esperienza che ho avuto grazie ai romanzi e alle raccolte che ho pubblicato negli anni scorsi, è stato interessante scoprire le visioni nate dalla lettura: ogni lettore può essere toccato da una storia in modo diverso, e condividere le varie visioni può dare vita a un confronto incredibile, rivelare sfaccettature nascoste anche a me che l’ho scritta. Tornando al potere della scrittura, ecco, la condivisione di questo, rende il viaggio ancora più straordinario.
Progetti futuri?
Per il momento mi dedico alla promozione di Al culmine delle emozioni, all’organizzazione dell’evento Libri in mostra e scrittori al seguito – una piccola fiera del libro che organizzo, in provincia di Caserta, ogni anno con l’Associazione INsieme di cui sono vice presidente – e all’editing di un romanzo e una raccolta di racconti che mi auguro di farvi leggere presto. Soprattutto nel caso dei racconti, sto sperimentando una nuova forma di espressione artistica, ma non aggiungo altro.
Maria Rosaria Ferrara è nata a Napoli nel 1980. Laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche, è già autrice dei romanzi “Chrysalis” (Edizioni Eiffel, 2008) e “Dietro Palpebre Chiuse” (Qulture Edizioni, 2012), della raccolta di racconti e poesie erotiche “Fuoco vivo” (Qulture Edizioni, 2016) e della recente raccolta di racconti di genere fantastico “Lo spazio nel mezzo” (Le Mezzelane Casa Editrice, 2017).
Insegnante di inglese, ha lavorato in qualità di freelance come editor per diverse case editrici e ha collaborato con agenzie pubblicitarie e di traduzione. Si occupa dell’organizzazione di eventi culturali, legati soprattutto alla musica e alla letteratura.
Vicepresidente dell’associazione INsieme di San Felice a Cancello (CE), ha ideato e promosso, con Sara Pinna, l’evento annuale “Libri in mostra (e scrittori al seguito)”, quest’anno alla quinta edizione.
Ha scritto per il bimestrale beneventano “Tema” e cura il blog http://www.duemilaq.com
Amante della musica, si tiene in forma suonando la batteria.
