“Stolen: Il furto del secolo” è una docuserie che narra la clamorosa rapina di Anversa del 2003, considerata il più grande furto di gioielli della storia. Diamanti, oro e argento per oltre 100 milioni di dollari sono svaniti nel nulla. Il documentario di Netflix, oltre a ricostruire l’evento, spinge a riflettere sulla giustizia, sollevando un interrogativo: è equo che i responsabili, pur avendo commesso un crimine di tale portata, abbiano scontato solo sei anni di prigione per poi, presumibilmente, godersi il bottino?
La rapina più grande della storia dei diamanti ha un protagonista inaspettato: il gioielliere torinese Leonardo Notarbartolo. Dopo aver affittato un ufficio nel centro diamanti di Anversa e averlo frequentato per circa due anni, Notarbartolo e la sua banda, nota come la “Scuola di Torino” e composta da ladri specializzati, mettono a segno il colpo.
Il loro piano, quasi perfetto, crolla a causa di una distrazione inaspettata: abbandonano sacchi di spazzatura contenenti prove riconducibili a loro. Notarbartolo, per non destare sospetti, torna ad Anversa una settimana dopo il furto, ma viene subito arrestato. Poco dopo, anche gli altri membri della banda vengono catturati. Nonostante l’uomo affermi di aver agito su commissione di un certo Alessandro, di cui non si troverà mai traccia, gli investigatori lo considerano la mente e il leader del colpo.
Condannato a 10 anni di carcere in Belgio, Notarbartolo ne sconta solo sei. Gli altri membri della banda vengono condannati a cinque anni. Nella docuserie, l’uomo si racconta senza filtri, descrivendo nei dettagli come sono riusciti a superare ogni sistema di sicurezza. Parallelamente, le forze dell’ordine commentano la rapina e mettono in discussione la credibilità delle sue parole. Nonostante la gravità del crimine, Notarbartolo appare sorprendentemente simpatico, quasi un bonaccione, e la refurtiva non è mai stata ritrovata. Oggi vive da uomo libero e tranquillo, mentre la serie affascina il pubblico con il suo racconto in prima persona.
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