Bentrovati, cari lettori!
Oggi vi propongo un’intervista esclusiva a Maddalena Baldini, autrice del romanzo “L’estate della pioggia” (Armando Editore), che ho avuto il piacere di leggere e recensire.
Potete trovare la mia recensione completa qui: Recensione.
Quanto tempo ha impiegato a scrivere “L’estate della pioggia” e quali sono state le sfide maggiori che ha incontrato durante la stesura?
L’estate della pioggia è stata abbozzata nella mia mente per un po’ di tempo. Avevo l’idea e il progetto di mettere nero su bianco la storia di Ancilla (la protagonista) ma con un desiderio aggiuntivo: quello di renderla il perno di una quotidianità reale ed effettiva, fatta di amicizie, sentimenti, turbamenti e vicende che cambiano la vita. La sfida più grande non è stata solo quella di ‘mettere ordine’ a tutte le idee, ma è stata la capacità di cambiarle anche in corso d’opera: infatti molte delle cose scritte sono diverse da quelle pensate o programmate. Mentre scrivevo ‘uscivano’ nuovi spunti, nuovi stati d’animo che mi hanno portata a modificare la scaletta iniziale.
Qual è il suo processo di scrittura? Inizia dai personaggi, dall’ambientazione, da un tema specifico o da altro?
Mi immagino la storia come se fosse un quadro. È una condizione che spiego sempre: la raffigurazione generale è la trama del romanzo, ogni elemento o personaggio diventa un dettaglio da scoprire, illustrare e rendere a tutti fruibile. Anche per quanto concerne le ambientazioni… adoro tuffarmi completamente in ciò che immagino, io stessa divento unica osservatrice dei luoghi. Da qui si snodano le storie, i dialoghi, le emozioni… arriva tutto in maniera spontanea, come una catena formata da molti anelli.
C’è stata un’immagine, un personaggio o un’emozione particolare che ha fatto da punto di partenza per questa narrazione intensa?
Ho riflettuto a lungo sulla consapevolezza dei dolori che si affrontano nella vita, spesso provocati da altre persone. Si agisce con superficialità, con noncuranza, guidati dall’egoismo. In molti casi le conseguenze sono devastanti e la sofferenza cambia l’esistere come è successo ad Ancilla… si diventa aridi come la terra della Pianura citata ne L’estate della pioggia.
Le figure femminili emergono come protagoniste complesse. Cosa voleva esplorare in particolare riguardo all’universo interiore delle donne in questo contesto?
Le figure femminile sono l’immagine di sentimenti provati in maniera dissimile: Ancilla ne vive il coinvolgimento pieno e totale tanto da restare segnata per sempre; Edda ha una condizione ambigua nella quale si lascia in sospeso se l’amore, nel suo caso, sia stato concesso o rubato; Polonia è simbolo di un amore che, probabilmente, non avrà mai un’evoluzione perché imprigionato in una mente condizionata dalla fragilità.
Il Maresciallo è descritto come una figura enigmatica sullo sfondo. Qual è il suo ruolo simbolico nella storia e perché ha scelto di mantenerlo così sfuggente?
Il maresciallo può apparire come perfetto… perfezione che nella concretezza di ciò che accade si sgretola in un attimo. È colui che viene idealizzato, Ancilla si sente, a tratti, quasi fortunata dall’essere stata ‘scelta al suo fianco’. Le attese di una vita diversa si perdono velocemente e il sogno di felicità fugge, proprio come fa il maresciallo. La sua professione, per quanto importante sia, lo innalza, lo rende speciale ma il suo agire lo riportano a una condizione misera e vigliacca. La dedica del libro è ‘A chi a il coraggio di amare…’ e lui, questo coraggio, non lo ha avuto.
Cosa spera che i lettori si portino via dopo aver letto “L’estate della pioggia”? C’è un’emozione o una riflessione particolare che le piacerebbe suscitare?
Dopo aver letto L’estate della pioggia, vorrei che tutti riflettessero sull’intensità dei sentimenti e su come certe azioni possano condizionare per sempre la vita di un’altra persona, proprio come è successo ad Ancilla. Penso che sia abbastanza incisiva una frase in chiusura del romanzo: “Della mia vita restavano solo un anello con tre pietre e un baule pieno di biancheria ricamata”.
Ci sono autori o opere che hanno influenzato il suo stile di scrittura o il suo modo di raccontare storie?
Non saprei dire con sicurezza se il mio modo di scrittura sia stato influenzato da qualche autore o romanziere in particolare. Nella prefazione si dice che il mio stile abbia dei richiami a Baricco, Hesse, Moravia, Hugo… nomi immensi della letteratura mondiale, di certo un grande onore pensare che le pagine del mio romanzo abbiano affinità con loro. Di sicuro la passione per la lettura mi ha dato basi e stimoli sui quali costruire il ‘mio narrare’ e l’amore per la storia dell’arte mi ha fatto sviluppare una capacità di analisi diversificata e multiforme.
Quali sono i suoi progetti futuri?
Il progetto per il futuro sarebbe (il condizionale è sempre d’obbligo) quello di continuare a scrivere. A dire la verità ho già abbozzato un nuovo romanzo: chissà se, come è successo per L’estate della pioggia, ci saranno cambiamenti rispetto alla scaletta iniziale, personaggi che prendono vita improvvisamente e sentimenti capaci di segnare la vita. Di sicuro ci sarà un susseguirsi di descrizioni forti e quasi surreali, fotogrammi che ritraggono un mondo sospeso nel tempo.
