Fabio Belli: “Non mi sono posto limiti con i generi e mi sono fatto guidare dall’idea della storia” #Intervista

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Fabio Belli è nato a San Gimignano (SI) nel 1973, dove tutt’ora vive e gestisce un’attività commerciale di sua proprietà. Nel tempo libero è un appassionato di cinema, di astronomia e ama leggere sia romanzi classici e contemporanei che saggistica. Dal 2018 scrive articoli su blog di informazione indipendente e, da gennaio 2021, collabora con la redazione della webtv “Casa del Sole” all’interno della quale scrive articoli giornalistici di geopolitica e partecipa alla realizzazione di un TG. Nel 2020, dopo aver scritto anche poesie, ha iniziato a scrivere alcuni racconti. Nell’estate 2023 i racconti ultimati sono diventati 16.

Come è nata la tua passione per la scrittura?

Nasce sicuramente da un percorso di lettura che dura ormai da una quindicina d’anni, prima leggevo sporadicamente libri di narrativa, poi ho intensificato e ho preso passione nei romanzi del Novecento con qualche eccezione sul contemporaneo e su quelli più classici. Trovo aberrante l’approccio di coloro che scrivono e promuovono libri, ma non hanno tempo per leggere. Per cimentarsi nell’arte letteraria bisogna prima imparare dagli altri con la massima umiltà.

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Come descriveresti il tuo processo creativo? Ci sono delle tecniche o delle abitudini che ti aiutano a scrivere?

A livello di produzione letteraria ho pubblicato solo un libro. Pertanto, il processo è venuto da una sequenza di idee distinte. Tuttavia, non si è trattato di racconti scritti di getto perché anche le storie brevi necessitano di una struttura e, soprattutto, di una coerenza narrativa oltre che di una doverosa documentazione sugli argomenti affrontati. Una tecnica molto efficace è comunque quella di non dimenticare niente e annotare tutto quello che ci ispira, potrà sempre servire per qualsiasi storia.

Com’è nata l’idea di “Sedici racconti”? C’è stato un evento o un’ispirazione particolare che ha dato vita a questo progetto?

Sebbene scrivessi su blog di informazione indipendente dal 2018 (principalmente su temi geopolitici), nei primi mesi del 2020, e in quelli a seguire, quando gran parte dell’umanità fu costretta per molto tempo a vivere fra le mura domestiche, come molti ebbi l’opportunità di riflettere su alcuni aspetti della vita. Aspetti che durante la normale routine rimanevano un po’ soffocati dalle varie incombenze quotidiane. Da qui è nata la voglia di scrivere racconti, una tappa che ho considerato intermedia rispetto alla stesura di un progetto più ampio come un romanzo, anche perché le idee che mi sono venute in mente sono state molto eterogenee. Pertanto, ho deciso che doveva essere una raccolta di storie. All’inizio ho pensato, come filo conduttore, a un genere unico come il noir poi, seguendo le idee che mi venivano in mente, ho optato per abbracciare vari generi.

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Come descriveresti il tuo stile narrativo in questo libro?

Di solito riesco a descrivere lo stile narrativo dei grandi autori che leggo, ma è molto più difficile descrivere il mio anche perché ho all’attivo un solo libro. Inoltre, nella raccolta i racconti sono stati pubblicati con l’esatto ordine cronologico in cui sono stati scritti. Motivo per cui una parte significativa di lettori che hanno commentato la mia opera prima ha notato una certa evoluzione nello stile dal primo al sedicesimo racconto. 

Quali sono stati i temi più impegnativi da esplorare in questa raccolta?

I temi più impegnativi di solito sono quelli di cui non si ha una certa padronanza e conoscenza. Bene o male ho cercato di non uscire dai confini di quello che era il mio sapere sebbene abbia a più riprese approfondito le diverse situazioni che meritavano. Tuttavia, ho dovuto documentarmi su luoghi in cui non sono stato per il racconto “Fuori controllo” (quello più complesso e forse l’unico, insieme a “La borsa verde”, che avrebbe potuto diventare un romanzo a sé). Anche in “L’ammiratore” ho dovuto studiare un po’ l’ambiente del teatro che non conosco bene. 

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La raccolta presenta una grande varietà di generi letterari. Cosa ti ha ispirato a esplorare generi così diversi?

Non mi sono posto limiti con i generi e mi sono fatto guidare dall’idea della storia. In effetti è stata una bella sfida e direi che impegnativo non è stato solo il cambio di genere letterario, ma anche i personaggi stessi sono stati difficili da gestire sebbene in storie relativamente brevi. Tieni presente che una significativa parte di essi è femminile e per un uomo entrare nell’immaginario di una donna non è semplice. Non a caso, nella copertina del libro c’è una figura femminile. 

Che tipo di lettore speri di raggiungere con “Sedici racconti”?

Il libro è scritto per tutti, non ci sono frasi e situazioni violente o scabrose proprio perché voglio che anche i ragazzi possano leggerlo. Per gli adulti è invece l’occasione per scoprire alcune sfumature della vita che spesso vengono sottovalutate o non approfondite, anche punti di vista discordanti con quello che purtroppo è sempre più un pensiero unico o, quanto meno, dominante. Nella società di oggi, nonostante la pioggia di contenuti provenienti dall’esterno, tutto è vissuto con troppa superficialità. Leggere, e non solo la silloge “Sedici racconti”, è un modo molto efficace per sviluppare la nostra fantasia e per non farci perdere l’abitudine a riflettere. 

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Cosa hai imparato di più significativo sulla scrittura durante la realizzazione di questa raccolta?

Sicuramente si imparano molte cose nello scrivere ed è molto gratificante arricchire il proprio sapere e cercare di fare lo stesso con chi ti leggerà. Per questo ho cercato di evitare le parole anglofone che ormai inquinano il nostro scritto e parlato prediligendo anche termini considerati desueti ma che, a mio avviso, sono onomatopeicamente molto efficaci nel flusso narrativo, oltre ad avere l’intento di rivalutare la nostra bellissima lingua italiana. 

Come ti senti come autore dopo aver completato “Sedici racconti”?

Molto gratificato per essere riuscito a proporre il mio lavoro a un editore e poi vedere l’opera pubblicata. È stato inoltre molto emozionante presentare il libro nello splendido luogo dove vivo, San Gimignano (SI),  dove ho potuto incontrare le persone che mi avevano supportato in tutto il percorso, oltre a quelle che si sono incuriosite per quello che avevo scritto. 

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Quali sono i tuoi progetti futuri come scrittore?

Come autore non mi fermo a questa silloge, ho intrapreso dal mese scorso un progetto più ambizioso: la stesura di un romanzo. Sarà una storia molto complessa ambientata negli anni ’80 e che vede l’interazione di vari personaggi che, per la prima volta, dovrò caratterizzare più dettagliatamente rispetto ai racconti, oltre a strutturare e approfondire in modo più articolato tutta la storia. È divertente, ma è una bella sfida. 

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