Nella letteratura, nella poesia e nel teatro spagnolo Federico è soltanto uno. Del cognome non c’è bisogno. Poeta eterno, dotato di una chiarezza di pensiero che mantiene ancora oggi intatta la sua potenza, García Lorca incarna luci e ombre della storia spagnola: l’epoca culturalmente più sfavillante del Siglo de Oro, ma anche la guerra civile e la vergogna di un popolo che mai potrà perdonarsi la morte del poeta che più lo rappresentava.
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Con il suo personalissimo tratto la disegnatrice Ilu Ros racconta la storia di Federico García Lorca attraverso le voci di coloro che lo hanno conosciuto, dalla famiglia – le donne della sua vita: l’amatissima madre Donna Vicenta, la balia Dolores detta La Colorina, la sorella Isabelita, l’amica Emilia Llanos – agli amici degli anni granadini, nel periodo di febbrile attività poetica, fino a quelli della Residencia de Estudiantes a Madrid, dove incontra Salvator Dalí e con lui vive un’intensa amicizia sentimentale. Poi i viaggi letterari, sempre permeati di quell’umanità che è la materia della sua poesia: a New York, a Cuba, ma anche nei paesini della Spagna profonda con la Barraca, leggendario camion teatrale itinerante.

Federico García Lorca era ossessionato dalla morte. Ne parlava spesso con gli amici e la metteva in scena davanti a loro, mimando la decomposizione del corpo e la discesa nella tomba. Dopo la performance, si sentiva catartico e dormiva serenamente.
Era anche affascinato dalla storia di Mariana Pineda, una donna giustiziata per le sue idee liberali. Scrisse un’opera teatrale su di lei, Mariana Pineda, che venne messa in scena a Barcellona nel 1927. Lo spettacolo fu un successo e Lorca era sorpreso dal gradimento del pubblico.
Lavorò con l’attrice Margarita Xirgu alla messa in scena di Mariana Pineda. Erano entrambi nervosi per la reazione del pubblico, ma lo spettacolo fu un successo. Lorca era particolarmente contento che anche le persone anziane avessero apprezzato l’opera.

Oh Salvador Dalì dalla olivastra voce!
ODE A SALVADOR DALÍ – Frammento
Dico quello che mi dicono la tua persona e i tuoi
quadri.
Non esalto il tuo imperfetto pennello adolescente,
ma canto la direzione ferma delle tue frecce.
Canto il tuo sforzo bello di luci catalane,
il tuo amore per quanto ha una spiegazione.
Canto il tuo cuore astronomico e tenero,
da carte francesi e senza alcuna ferita.
Canto l’ansia di statua che insegui senza tregua,
il timore dell’emozione che t’aspetta nella strada.
Canto la sirenetta del mare che ti canta
in sella ad una bicicletta di coralli e conchiglie.
Ma innanzitutto canto un pensiero comune
che ci unisce nelle oscure e dorate ore.
Non è l’Arte la luce che ci acceca gli occhi.
Prima viene l’amore, l’amicizia o la scherma.
Federico scrive a Salvador, esprimendo la sua sofferenza per la loro separazione. Desidera ardentemente rimanere a Cadaqués con lui, ma è costretto a partire. Federico immagina le scoperte artistiche che Salvador farà a Cadaqués e sente il dolore della separazione. Paragona il suo pianto a quello di Lluís Salleras o al canto di suo padre.
Si rammarica di aver avuto un comportamento indecente con Salvador, che considera la persona migliore al mondo. Chiede a Salvador di ricordarlo quando sarà in spiaggia e di dipingere le “cenerine” e dare il suo nome al quadro. La lettera rivela il profondo legame di amicizia tra Federico e Salvador, la stima e l’ammirazione di Federico per l’arte di Salvador, la sua sensibilità e l’emotività, e il suo dolore per la separazione da Salvador.
Il tono è appassionato, intimo, affettuoso e doloroso. Lo stile è lirico, immaginifico e pieno di metafore. La lettera è un esempio dell’amicizia tra due artisti, della potenza della scrittura per esprimere le emozioni, e della capacità di Federico García Lorca di creare immagini vivide e suggestive.
