La strada di Miriam | Carmelo Greco

“Erano i sassi con cui si costruivano i viadotti. Nei rapporti familiari servivano talvolta ad affossare il tracciato, talaltra a renderlo sicuro per poggiarci i piedi. L’importante era che ci fosse riservato un tempo abbastanza lungo per trasformare l’incomprensione del passato nel perdono dell’oggi. Altrimenti non avremmo avuto nulla a contrasto del senso di colpa che, anzi, sarebbe aumentato insieme alla nostra età”. È Miriam a sostenerlo nella storia che lei racconta in prima persona. Una storia che si snoda in momenti digressivi e progressivi spiazzanti di cui, insieme a lei, protagonista è la strada.

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Non una strada qualunque, perché Miriam si muove in un mondo devastato da una apocalisse dove quello che conta, nel contesto pandemico che ha stravolto l’ordine morale e naturale delle cose, è la memoria e il suo unico punto di positività incarnato dal nonno. Sulla strada gli altri protagonisti sono le persone, il cui incontro determina un moto ad anello nel quale tutto sembra collegato e mai propaggine senza senso del disastro di un universo dove, in apparenza, avanza soltanto il deserto.

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