
giovedì, 26 settembre – ore 20.00 turno A prima
sabato, 28 settembre – ore 20.00 turno B
GUGLIELMO TELL
Melodramma tragico in quattro atti. Musica di Gioachino Rossini. Libretto di Étienne de Jouy e Hippolyte-Louis-Florent Bis. Traduzione italiana di Calisto Bassi.
Prima rappresentazione: Lucca, Teatro del Giglio, 17 settembre 1831
Direttore Carlo Goldstein
Regia Arnaud Bernard
Scene Arnaud Bernard, Virgile Koering
Costumi Carla Galleri
Collaboratore alla regia Yamal das Irmich
Light designer Fiammetta Baldiserri
Maestro del coro Massimo Fiocchi Malaspina
Coro OperaLombardia
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Coproduzione Teatri OperaLombardia
in coproduzione con Fondazione Teatro Verdi di Pisa

Nuovo allestimento
La narrazione parte da un’ouverture, tra le più celebri nel panorama operistico, nota e amata dal grande pubblico, e dischiude, di atto in atto, arie di purissimo belcanto. Tratto dall’omonimo dramma di Friedrich Schiller, Guglielmo Tell, nella versione originale italiana del 1831, che viene riproposta in questa edizione, è un’opera imponente, dalla struttura monumentale; la trama rievoca la storia medioevale del celebre arciere ed eroe svizzero, che guidò la ribellione del popolo elvetico, contro la dominazione straniera. L’ultimo capolavoro di Gioachino Rossini (1792-1868), Guglielmo Tell, opera monumentale e titanica, innovativa, ricca di arie, divenute celebri nel grande repertorio operistico, nell’edizione italiana del 1831, inaugura la Stagione 2019/ 2020 del Teatro Sociale di Como (giovedì 26 settembre 2019, ore 20.00 e sabato 28 settembre 2019, ore 20.00), per la regia di Arnaud Bernard e la direzione d’orchestra e concertazione di Carlo Goldstein, in un nuovo allestimento Teatri OperaLombardia in coproduzione con Fondazione Teatro Verdi di Pisa.
Altre recite:
Cremona, Teatro Ponchielli: 4 e 6 ottobre 2019
Brescia, Teatro Grande: 11 e 13 ottobre 2019
Pavia, Teatro Fraschini: 17 e 19 gennaio 2020
Il Cast:

Guglielmo Tell Gezim Myshketa, Michele Patti
Arnoldo Giulio Pelligra, Matteo Falcier
Gualtiero Farst Davide Giangregorio
Melchthal Pietro Toscano
Jemmy Barbara Massaro
Edwige Irene Savignano
Un pescatore Nico Franchini
Leutoldo Luca Vianello
Gessler Rocco Cavalluzzi
Matilde Marigona Qerkezi, Clarissa Costanzo
Rodolfo Giacomo Leone
NOTE DI REGIA
Si apre il sipario ed entra un bambino in una sala borghese dell’Ottocento, con un tavolo riccamente addobbato per una cena imminente. È solo e sta leggendo un libro con molto interesse, rapito dalla favola medievale che divora voracemente, come i morsi di una mela: Guglielmo Tell.
Questa immagine iniziale riassume l’idea drammaturgica, la mia visione dell’ultima opera composta da Rossini per il più importante teatro parigino, l’Opéra.
Analizzando la musica ed il libretto si percepisce la grandezza del racconto epico e leggendario, che si vuole narrare accompagnato da una leggerezza nella scrittura musicale, che fa riflettere sulla naïveté globale che caratterizza l’intera opera.
Il libretto dipinge un plot dallo sfondo politico, ma il ritmo della narrazione e la musica che lo descrive hanno un’accezione sognata. Quando si pensa al Tell l’immagine immediata che abbiamo è legata alla ‘scena della mela’, una punizione che il repressore austriaco Gessler impone al dissidente ribelle eroe svizzero, il quale si è rifiutato di inchinarsi ad un cappello esposto in una piazza, omaggio dovuto dagli oppressi (Svizzeri) al potere degli invasori (gli Austriaci). Ma l’invasione austriaca medievale dipinta nel Tell è storicamente lontana per noi, e l’unica immagine potente riguarda il momento della mela, scena entrata nell’immaginario collettivo, che in sé è un’immagine poetica poco credibile, se presa sul serio in quanto sfida o punizione realistica. Per questo motivo, ‘cercare’ di fare uno spettacolo realistico è un errore dal momento che non possediamo gli strumenti per credervi fino in fondo.

Leggere l’opera valorizzandone il contesto politico, che come detto è un mero sfondo, non fa giustizia alle immagini sognate e agli altri contenuti sentimentali impressi nella musica e nel libretto. Da qui l’idea di leggere lo spettacolo come se fosse un atto di fantasia compiuto da un bambino (Jemmy) che, solo nelle stanze della sua, ricrea attraverso la propria immaginazione l’aspetto monumentale dell’opera attraverso il filtro dell’ingenuità e della purezza fanciullesca, un connubio che omaggia sia la musica che il libretto, dimodoché lo spettatore possa riconoscersi in questa ‘magia’ senza vivere passivamente un leggendario racconto politico delle quali si sono perse le tracce nel corso dei secoli.
Questo per dire che non è necessario attualizzare un titolo che ha un ritmo ed una natura specifici, la ‘modernità’ consiste nel ricercare la vera sostanza insita nell’opera.
In conclusione, raccontare una storia così come è scritta è più difficile che cambiare un’atmosfera descritta e voluta dal compositore.