Federico García Lorca | Oltre i confini: Una riflessione sul patriottismo #3

Federico esprime con forza la sua visione del mondo, rifiutando il nazionalismo cieco e abbracciando un cosmopolitismo che supera i confini geografici e abbraccia l’umanità intera. L’idea di nazionalità viene soppiantata da un’etica basata sul valore individuale: la bontà e la fratellanza superano qualsiasi barriera geografica o politica. Federico ama la sua terra natale, ma non ne è accecato. Rifiuta un patriottismo che discrimina in base all’origine, riconoscendo la complessità e le contraddizioni dell’identità nazionale. Federico non rinnega le sue origini, ma le inserisce in un contesto più ampio. La sua identità è molteplice: spagnolo, ma soprattutto cittadino del mondo e fratello di ogni essere umano. Federico auspica un mondo unito, dove la cooperazione e il rispetto reciproco superino le divisioni artificiali create dall’uomo.

Il 12 luglio, era stata segnata da una tragica escalation di violenza. José Castillo, rinomato falangista, era stato assassinato da un gruppo di miliziani repubblicani. Poco dopo, José Calvo Sotelo, leader monarchico, veniva prelevato con la forza dalla sua casa e fucilato da un plotone di miliziani. La Spagna era sull’orlo del precipizio.

In questo clima di terrore e incertezza, Federico García Lorca, consapevole del pericolo imminente, riunì un gruppo di amici nella sua casa madrilena. In un’atmosfera carica di presagio, il poeta lesse loro per l’ultima volta la sua opera teatrale appena terminata, “La casa di Bernarda Alba”.

La lettura della pièce si concluse tra la commozione e l’apprensione dei presenti. Lorca, conscio del pericolo che correva, sapeva che rimanere a Madrid era troppo rischioso. Quella stessa notte, prese un treno per Granada, sua città natale, dove sperava di trovare rifugio presso la sua famiglia.

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