Intervista natalizia all’Autrice Chiara Ortuso

Ben tornati a tutti lettori, continua il calendario dell’avvento in collaborazione con Be Strong edizioni e Il Blog di Eleonora Marsella.

Può parlarci dei suoi libri pubblicati fin ora?

Il mio esordio è avvenuto nel 2016 con il saggio filosofico: “Vuoti d’aria, sulle cime del pensiero” (Rubbettino editore), il quale ha ottenuto una segnalazione al premio letterario “Palmi”, ricevendo i complimenti di un ospite di eccezione, la grande scrittrice italiana Dacia Maraini. La seconda pubblicazione ha riguardato una monografia sul grande intellettuale, nonché studioso di estetica contemporanea, Paul Valéry, “Tra simbolismo ed estetismo” (Laruffa editore 2017). Nel 2019 è stata la volta di un testo di narrativa di matrice autobiografica, al quale sono molto affezionata, “Labirinti di cristallo”, edito da Laruffa. Penultima pubblicazione è la silloge poetica, vincitrice del Premio Letterario Internazionale Isola D’Elba per la Poesia edita, “Ascoltando i silenzi del mare”, “Apoperai, Resti di Poesia”, edito da Albatros nel 2021. Infine il saggio pedagogico: “Il ruolo della scuola postmoderna, le sfide dell’educazione nella società liquida” edito da Nulla Die e pubblicato nel 2024, in cui l’attenzione è rivolta alle metodologie attive per ciò che concerne la scuola contemporanea.

Se dovesse consigliare un suo libro come regalo di Natale, a quale tipo di lettore lo suggerirebbe e perché?

Destinerei le mie pubblicazioni a chi ha la necessità di approfondire la realtà complessa del postmoderno, un reale caratterizzato da incomprensibilità ed apatia, una mondanità entro la quale ci affaccendiamo in una quotidianità la quale, come direbbe il filosofo Blaise Pascal, ci distrae da noi stessi, precipitandoci in una fugacità effimera che stordisce senza mai appagare pienamente. Per chi vuole tuffarsi dentro un universo di ricerca, di indagine e di speculazione i miei testi sono consigliatissimi!

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Quali sono i suoi ricordi più belli legati al Natale da bambina? Come questi ricordi hanno influenzato la sua scrittura?

Il Natale ha sempre rappresentato per la sottoscritta un universo emozionale incredibile, con i suoi colori, le sue immancabili sensazioni e con il calore tipicamente familiare che lo caratterizza. Eppure ha anche costituito un motivo di grande dolore e tristezza perché accompagnato dall’idea della finitezza e della caducità. Ho vissuto la morte di una persona cara il giorno della Vigilia e, senza dubbio, questa sconsolante esperienza di sofferenza ha tipicizzato inconsciamente il mio rapporto, non troppo idilliaco, con lo stesso Natale. Tuttavia, con il trascorrere degli anni, ho imparato a rivivere ciò che di magico e positivo sussiste in questo particolare ed unico momento dell’anno, introducendo ogni tonalità emotiva dentro la mia scrittura la quale, da sempre, risulta segnata dall’opposizione di polarità distinte che convivono entro un’armonia primordiale e acquiescente.

Quali sono i suoi libri natalizi preferiti e perché?

“Canto di Natale” di Charles Dickens è il sempre eterno testo che continuerei a consigliare a qualsivoglia pubblico o lettore, perché segnato da quei valori che, mi sembra, personifichino al meglio lo spirito del Natale, con tutte le sue contraddizioni.

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Quali sono stati gli obiettivi principali che si era prefissata per il 2024 come autrice? In che misura li ha raggiunti?

Il mio più grande desiderio, la pubblicazione del mio quinto libro, “Il ruolo della scuola postmoderna”, un testo che ha come argomento principale la necessità di ritornare alla pratica filosofica per affrontare le sfide dell’insegnamento nella realtà liquida, si è pienamente realizzato. Ragion per cui non potrei non essere pienamente soddisfatta e fiera di quanto conseguito finora, portando lo stesso libro presso le librerie della mia Calabria, discutendo apertamente di scuola e delle più svariate tematiche con i più giovani.

Quali sono stati i momenti più significativi dell’anno dal punto di vista della sua carriera di scrittrice?

I momenti più significati riguardano, senza dubbio, la presentazione del mio ultimo libro, come già detto, in molte librerie calabresi, ma anche e soprattutto in parecchie emittenti televisive, dando rilievo a chi della lettura, ma soprattutto del sapere e della scrittura, ha fatto una ragione di esistenza fin dall’adolescenza, cimentandosi in continue ricerche e studi coronati da tre lauree e da un’attività capillare di promozione culturale e del sapere.

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Quali sono i suoi progetti letterari per il 2025? Ci sono nuovi generi o temi che vorrebbe esplorare?

La mia più grande aspettativa è quella di continuare a scrivere e a pubblicare, proseguendo sicuramente sulla strada della saggistica speculativa, ma anche sul sentiero della poetica che costituisce il necessario completamento, oserei dire estetico ed estatico, di quella che è la via razionale della speculazione. Verso e dialogo insieme.

Come si vede evolvere come scrittrice nei prossimi anni? Quali sono i suoi obiettivi a lungo termine?

Non amo troppo ragionare in prospettiva, perché ritengo che pensando ad un avvenire sempre spostato in avanti, si perda in fondo il senso di un presente necessario a qualunque autore per trovare quella fonte di ispirazione, capace di rappresentare l’orizzonte sociale e culturale entro il quale la scrittura diviene segno del proprio tempo. In ogni caso, cerco di proiettare i miei segni grafici in un futuro che sia spalancato verso scenari inattesi ed innovativi, come la mia maestra filosofia mi insegna.

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