Valentina Mattia: “Ho iniziato la storia dalla fine, come accade a volte nei film” #Intervista

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Valentina Mattia è nata a Caltagirone (CT) e vive a Cuneo con la sua famiglia. È scrittrice di romanzi e poesie. Nel 2014 esordisce nella narrativa con Intimo ritratto – edizioni Araba Fenice Libri. A Cuneo ha frequentato una scuola di teatro e di dizione, e il corso completo di Nati per Leggere (NpL) a cura di Sillabaria – Semi di Libro. Si è classificata terza nella sezione Prosa dell’Antologia di narrativa e poesia edita da Primalpe Cuneo (2017), e nell’anno successivo (2018) la stessa casa editrice ha pubblicato il suo secondo romanzo, Alice Schanzer l’alambicco dei ricordi. Nel 2020 con Golem edizioni ha pubblicato Complici senza destino. Ha seguito un laboratorio di scrittura. Fa parte del comitato di lettura degli adulti per il Premio Primo Romanzo città di Cuneo.

Quando ha sentito in lei il desiderio di scrivere?

Ho sempre amato scrivere; me ne sono accorta però quando sono diventata più grande, da adulta. Ricordo, infatti, tutta una serie di lettere d’amore scambiate per ben tre anni con il ragazzo che poi è diventato mio marito e, successivamente, con la mia famiglia d’origine in seguito al mio trasferimento a Cuneo, città del Piemonte in cui ho messo radici e costituito la mia famiglia. Ho maturato il desiderio di scrivere poesie, racconti e romanzi nel 2008. Da allora ho continuato con costanza e non ho più smesso di farlo.

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Come è il suo processo creativo?

All’inizio attendo che mi venga una qualsiasi idea da buttare giù, dopodiché traccio un piccolo schema per delineare i personaggi principali, le loro caratteristiche, l’ambientazione, i temi, la trama… e comincio a scrivere l’incipit e, via via, i capitoli. Prima e durante la stesura, approfondisco gli argomenti che voglio trattare prendendo in prestito libri in biblioteca o informazioni dal web. Per farlo mi ci vuole tempo, così come rileggere dall’inizio alla fine le pagine scritte, che continuamente modifico. Di solito nel processo creativo inserisco gli elementi strutturali del romanzo, che sono un po’ come le fondazioni di una casa; una volta analizzata la composizione della trama su cui verrà costruito il libro, scelgo gli “arredi”, ovvero i dettagli che serviranno a renderla più personale, bella, completa.

Come nasce un’idea per un romanzo?

Dipende. Può venire fuori da una storia realmente accaduta, che si può personalizzare, da un noto personaggio pubblico o storico che sta particolarmente a cuore, da una sensazione, da un luogo, da una situazione vissuta…

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Come è nato “Ultimo piano”?

È nato da una terrazza. Mi trovavo ospite di un hotel della Versilia dotato di una splendida terrazza da cui era possibile vedere sia il mare sia la montagna. Ne sono rimasta affascinata e ho subito trovato l’ispirazione per il romanzo che volevo cominciare a scrivere. Qualche idea l’avevo già, pertanto non è stato difficile creare trama e personaggi. Ovviamente non è stata solo la terrazza a tracciare “Ultimo piano”, ma anche la scoperta dell’esistenza di un raro diamante bianco, il Koh-I-Noor, e delle sue innumerevoli leggende.

Quale dei numerosi personaggi ha richiesto maggiori energie per essere delineato?

Armando, un ragazzo cresciuto da una nonna che gli ha fatto da madre, alla quale è molto legato. La sua fragilità viene fuori nel momento in cui la malattia di lei comincia a peggiorare e il padre gli chiede di prendersene cura a tempo pieno, perché crede che il lavoro che svolge in un negozio di abbigliamento sia tempo perso. Inoltre, non si sente capito da nessuno, non ha amici; vive in un corpo che non gli appartiene, vorrebbe essere diverso, manifestare la sua vera natura. Ho cercato di trattare con delicatezza il tema dell’identità di genere; ecco perché ho speso maggiori energie con questo personaggio vulnerabile, fragile e incompreso che fa di tutto per scappare da se stesso e dagli altri per ritrovare una persona diversa, nuova, anche solo per un giorno.

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Quale invece riceve da parte sua più empatia?

Gerolamo. Un uomo dall’infanzia difficile, che ha perso l’ennesimo lavoro, nonostante gli sforzi e i sacrifici fatti per svolgerlo al meglio. Il suo passato lo tormenta così tanto da rendergli difficili persino i rapporti sociali. Soltanto con Grazia trova un punto di equilibrio, almeno all’inizio della loro relazione. È un personaggio che la vita e le esperienze hanno cambiato nel profondo, tutto da scoprire. C’è del buono in lui, anche se…

Quale scena o capitolo ha amato maggiormente scrivere?

L’incipit, che ho cambiato diverse volte. Di solito, è la parte più delicata di un romanzo. Ho iniziato la storia dalla fine, come accade a volte nei film, quando tutti i personaggi sono già in terrazza, spaventati, spaesati, attirati fino a lì da un rumore fortissimo, increduli nel vedere un uomo sulla balaustra, in procinto di buttarsi o di buttare giù qualcuno, con una fidanzata isterica che non sa come fermarlo.

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Autori preferiti e/o a cui si ispira?

Bruno Morchio per le interessanti metafore; Massimo Tallone per la cura dei dettagli. Guardando al passato, invece, Oscar Wilde e Giorgio Orwell per la contemporaneità dei temi.

C’è un altro genere letterario che le piacerebbe esplorare in futuro?

Il romance o romantic novel. Tutte le volte che leggo e recensisco libri per il blog Inchiostri In-VISIBILI mi viene voglia di scrivere una storia prevalentemente incentrata sulla relazione tra due personaggi, ai loro moti interiori e al sentimento che li domina.

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Quali sono i suoi progetti per il futuro?

Continuare a scrivere e a correggere libri. Ormai fanno parte della mia quotidianità, non potrei immaginarmi senza i libri, il profumo della carta, le copertine da scoprire… Inoltre, mi piace il contatto diretto con gli autori, soprattutto nella fase finale della correzione, le chiacchierate telefoniche o i messaggi su WhatsApp per gli ultimi ritocchi da apportare al testo, il legame che si crea. C’è però un sogno nel cassetto: riuscire a lavorare per la grande editoria. Spero che prima o poi si realizzerà.

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