
Nata sulle sponde del lago di Como (che attraversa tutte le estati a nuoto, particolare non trascurabile per i lettori di questo romanzo), Carlotta Clerici vive e lavora a Parigi da più di trent’anni. Nella capitale francese è arrivata seguendo la sua passione per il teatro, e anche per un certo bisogno di emanciparsi da una famiglia intellettualmente troppo impegnativa. Regista e autrice, ha messo in scena e pubblicato una decina di testi teatrali, tutti scritti in francese, uno dei quali, Ce soir j’ovule del 2010 (presentato in Italia con il titolo Stasera ovulo), continua ad avere una carriera internazionale. Uscito in Francia nel 2017, Elogio della passione è il suo primo romanzo.
Come è nata la tua passione per la scrittura?
La mia passione per la scrittura è nata prestissimo : addirittura prima di sapere scrivere ! Bambina, appassionata di fiabe che i miei genitori mi leggevano, ne inventavo di nuove e le dettavo a mio padre, che le batteva a macchina. Poi, io le illustravo con dei disegni. Ho poi sempre scritto, adolescente e adulta. Ma per la prima opera compiuta e davvero soddisfacente ho dovuto aspettare i miei 33 anni : La Missione, il mio primo testo teatrale.
Come descriveresti il tuo processo creativo? Ci sono delle tecniche o delle abitudini che ti aiutano a scrivere?
Tutto quello che scrivo nasce da una necessità, dal bisogno di parlare di qualcosa (in genere, una tematica che mi assilla). A partire da lì, poco a poco, nasce l’idea di una storia, prendono corpo dei personaggi. Prendo appunti, e a un certo punto inizia la vera e propria scrittura. Sono disorganizzata, anarchica, e ormai l’ho accettato. Non ho orari fissi di scrittura, il mio ideale sarebbe la « full-immersion », ma la vita con i suoi ritmi e i suoi obblighi me lo concede di rado. Se posso, mi metto al computer di mattina. Ma anche quando smetto di lavorare, la mia storia mi trotta in testa, e posso avere delle idee in qualunque momento della giornata, mentre faccio tutt’altro. Prendo appunti (spesso sul cellulare) e poi di sera (quando tutto tace : adoro il silenzio e la solitudine della notte, per scrivere) riapro il computer e li sviluppo.
Come nasce “Elogio della passione”?
Elogio della passione nasce – come la maggior parte di quello che scrivo – da un’esperienza autobiografica, e dall’esigenza di parlarne, di non tenermi tutto dentro. Cerco di « fare qualcosa » di quello che mi accade, qualcosa che abbia un senso. Ho parlato della mia esperienza di donna sterile nel mio monologo Stasera ovulo, ho parlato della mia esperienza di donna innamorata nell’Elogio. La scrittura è per me, ogni volta, un tuffo nell’animo umano per cercare di capirci qualcosa, per afferrarne i meccanismi.
Qual è il ruolo della passione nel tuo romanzo? In che modo la protagonista, Matilde, ne viene influenzata?
La passione è la protagonista assoluta del romanzo. E, se lo ho intitolato Elogio della passione, è perché ritengo che la passione sia una forza vitale potente e positiva, un’esperienza che ci obbliga a metterci a nudo e a sbarazzarci di tutte le maschere sociali, le convenzioni che ci siamo assegnati, le stampelle su cui ci appoggiamo, per ritrovarci profondamente. Per capire chi siamo davvero, per vivere la vita fino in fondo, e non fare finta.
C’è un personaggio in particolare a cui ti senti legata? Perché?
Il personaggio al quale mi sento più legata è la protagonista, Matilde, nella quale ho proiettato molto di me stessa. Amo Matilde perché è una donna coraggiosa ed esigente, molto forte, e perché è una vera artista : manda all’aria un’esistenza apparentemente soddisfacente, secondo gli schemi borghesi, ma che le va stretta, per ricrearsi una vita che le corrisponda in maniera autentica, piena e sincera, e ritrovare la propria creatività. Amo molto, e per le stesse ragioni, per l’insegnamento prezioso di vita che dispensa a Matilde, la signora Kowaleski.
Quali speranze hai per il tuo romanzo? Cosa vorresti che i lettori ne ricavassero?
Il mio desiderio è che Elogio della passione venga letto dal maggior numero di persone possibile e che porti loro, oltre al piacere della lettura, un elemento di riflessione. La passione è una tematica alla quale, in un modo o nell’altro, tutti nella vita sono confrontati.
Come descriveresti il tuo stile di scrittura?
Il mio stile è apparentemente semplice, frutto in realtà di una ricerca accuratissima e profonda dell’esattezza di ogni parola, di ogni movimento d’animo, di ogni dialogo. Non mi interessano gli effetti di stile, mi interessano l’autenticità e la vita.
Ricordo anche che la mia lingua di scrittura è il francese (vivo a Parigi da una trentina d’anni). Tradurmi poi in italiano, ricreare il mio testo nella mia lingua madre, è un esercizio difficile e appassionante.
Quali sono i tuoi autori preferiti? In che modo hanno influenzato la tua scrittura?
Troppi, tra classici e contemporanei, per citarli tutti! Posso parlare delle letture che hanno accompagnato la scrittura del romanzo – quando scrivo, mi aiuta leggere o rileggere opera che trattano della stessa tematica. Primi e a parimerito, La Belle du seigneur di Albert Cohen e Anna Karenina di Tolstoi, capolavori assoluti sulla passione. Poi, Menzogna e sortilegio della Morante, Passion simple di Annie Ernaux, Un barrage contre le pacifique di Marguerite Duras, Premier Amour di Tourgeniev, La Princesse de Clèves di Madame de la Fayette…
Progetti futuri? Quali sono le tue speranze per il futuro della letteratura?
Ho appena terminato un secondo romanzo, e mi sto addentrando in un nuovo testo. Ho anche la ripresa di uno spettacolo, Cosa resta di un amore, un testo che ho scritto e allestito.
Nonostante la mia natura positiva, non sono molto ottimista sul futuro della letteratura : i giovani leggono sempre meno, storditi dai social. Quindi, trovo formidabile che si parli di libri, sui social : si riuscirà così a convertire qualche giovane ? La letteratura è indispensabile per interrogarsi sull’essere umano e sul mondo, per riflettere, per capire profondamente le cose, per vivere vite diverse dalla nostra. E poi, quando un libro ci è consono, che piacere !