
Massimo Giachino è nato nel 1979 nelle Langhe, dov’è cresciuto e vive attualmente. Collabora con il sito http://www.ondecritiche.it in veste di recensore cinematografico. Tra le sue opere vanno citate Come in uno specchio, racconto fantasy arrivato primo classificato nell’antologia Hyperborea 6 della Midgard Editrice (2022);
Il saggio eremita, favola in rima vincitrice del Premio della Giuria nell’antologia La botteguccia delle favole (GD Edizioni, 2021); Un ultimo viaggio per Caronte, racconto horror selezionato nell’antologia Asylum Files 2021 (Asylum Press Editor); Una nuova vita, racconto drammatico-sentimentale inserito nell’antologia Itinerari estivi 2022 (Rudis Edizioni); Lontano dalla luce, ebook per la Delos Digital (2023).
Puoi raccontarci di te e del tuo percorso come scrittore?
Premetto che scrivere ha sempre fatto parte del mio essere, fin da bambino ero quello puntiglioso che andava a correggere gli errori grammaticali quando mi si paravano davanti. Detto ciò, sono cresciuto con la cultura Pop anni ’80 e con i “cult” cinematografici dell’epoca, cosa che ha segnato profondamente il mio immaginario. Ma è principalmente dalla nascita di mio figlio che ho ripreso a scrivere in modo continuo. Dapprima piccole favole o racconti pubblicati in alcune antologie, evolutesi poi nel tempo in qualcosa di più complesso, culminato con il mio romanzo d’esordio “Lontano dalla luce”.
Cosa ti ispira a scrivere?
Sento costantemente la necessità di scrivere, di imprimere su carta i miei pensieri e le mie opinioni.
Tale impulso interiore, impossibile da ignorare, nasce dall’esigenza principale di mettermi in gioco, di dimostrare (più a me stesso che ad altri) che affrontare una nuova esperienza, prendere decisioni che spettano solo a me e che determinano la sorte di un evento (il progredire di una storia dai contorni oscuri in questo caso) non deve essere causa di paura o incertezza, ma anzi motivo di orgoglio per essere riuscito a raggiungere l’obiettivo che mi ero prefissato, nonostante le forze in gioco possano sembrare non alla mia portata.
“Lontano dalla luce” rappresenta un viaggio metaforico che ha lo scopo di lasciare un messaggio il quale, spero, colpisca chi avrà la pazienza di leggerlo.
Qual è il tuo processo di scrittura e come ti organizzi per scrivere?
Non ho un vero e proprio schema “collaudato” quando si tratta di scrivere. Spesso mi succede, magari ispirato da una musica particolarmente immersiva o da un paesaggio particolare, di appuntarmi pensieri o idee che sviluppo in un secondo momento. Contrariamente a quanto accade solitamente, l’unica cosa che ho chiara fin dall’inizio è proprio la conclusione! Reputo che la chiusura del racconto o del romanzo sia la parte più importante, quella che deve rimanere impressa e che tutti devono ricordare. D’altronde, quante volte capita di criticare un film o un libro per un finale deludente?
Con questo non voglio avere la presunzione di affermare che il mio romanzo abbia la miglior chiusura possibile, ma ho voluto fortemente fin dall’inizio un’opera autoconclusiva, senza finale aperto.
Come nasce “Lontano dalla luce”?
“Lontano dalla luce” si discosta dagli altri racconti che ho scritto non solo per la parte più evidente, ovvero la lunghezza, ma soprattutto perché ha avuto una genesi particolare. Tutto nasce infatti da un sogno, o almeno parte di ciò che ricordavo al risveglio. I sogni sono elementi particolarmente sfuggenti, infatti ricordo bene come, appena sveglio, mi appuntai i pochi particolari che ricordavo. Tra questi vi era colui che sarebbe poi diventato uno dei personaggi cardine: Padre Chiriches. Non il personaggio principale, ma comunque una figura che avrà un ruolo importante all’interno della storia.
Inizialmente avevo in mente un racconto breve, ma andando avanti nella stesura mi sono reso conto che vi erano le potenzialità per qualcosa di più completo e con una morale di fondo.
Quale capitolo hai amato maggiormente scrivere e quale è stato più ostico?
Premetto innanzitutto che ho cercato di prestare molta attenzione ai dialoghi, armi a doppio taglio che possono dare quel “qualcosa in più” ad una storia oppure, allo stesso modo, renderla poco credibile.
All’interno del romanzo mi sono divertito molto a giocare sul rapporto di affetto quasi materno tra la “burbera” Signora Matilde, proprietaria della pensione, e il protagonista Jhonny Chad. Un’altra cosa che reputo fondamentale e che non deve mai mancare, soprattutto nella vita, è la giusta dose di ironia e autoironia. Questo aspetto ho cercato di farlo trasparire soprattutto nei loro dialoghi, e quindi i capitoli a cui sono più affezionato, e ostici allo stesso tempo, sono quelli in cui traspare questa sfumatura tra i due personaggi.
Autori e/o generi preferiti?
Per quanto riguarda i generi, prediligo i romanzi d’avventura, con o senza intromissioni Fantasy. Tra i “mostri sacri” prediligo Chricton o, nel panorama italiano, i classici di Emilio Salgari, che sono stati i primi approcci a questo genere letterario. Ultimamente ho cominciato ad apprezzare lo statunitense Tim Powers per la sua capacità di ispirarsi ad elementi storici contestualizzandoli nei suoi romanzi.
Di tanto in tanto leggo le opere di altri autori emergenti come può essere il sottoscritto. Sono ben conscio di come sia difficile far conoscere il proprio romanzo, si trovano molte opere valide che non hanno lo spazio che meritano.
Progetti futuri?
Non ho una tabella di marcia già prefissata, ma sicuramente continuerò a scrivere. Di tanto in tanto partecipo a concorsi letterari di narrativa, cosa che continuerò a fare per soddisfazione personale e per tenermi allenato.
Per quanto riguarda futuri romanzi, ho abbozzato alcune idee ma non ancora del tutto definite, valuterò in base al momento quale portare avanti, rimanendo comunque nel genere col quale ho esordito.
Qual è il tuo sogno letterario?
Sono un autore autodidatta, per cui riuscire a pubblicare un romanzo significa per me aver già realizzato un piccolo sogno che avevo nel cassetto.
Riuscire a migliorare con una seconda pubblicazione sarebbe un ulteriore step che mi renderebbe molto orgoglioso, ma soprattutto quello che considero fondamentale è far recepire un messaggio con i miei scritti.
Mi ha reso particolarmente fiero che questo aspetto sia stato perfettamente colto e condiviso nella tua recensione, che conservo gelosamente!
Grazie ancora per lo spazio che mi è stato dedicato, e buone letture a tutti!