Maurizio Mos: “Scrivo quel che mi viene in mente magari vedendo o ricordando qualcosa” #Intervista

Ben tornati a tutti lettori oggi vi porto un’altra intervista. Questa volta a raccontarsi sarà l’autore Maurizio Mos di cui ho avuto il piacere di leggere già un paio di libri molto interessanti.

Maurizio Mos nasce alla Spezia dove sin da piccolo coltiva la sua passione per la lettura. Ha sempre amato viaggiare grazie al potere dei libri, esplorando così i mondi fantastici della letteratura. Dopo aver letto una quantità indefinita di libri, in particolare gialli che hanno visto come protagonista il commissario Maigret (personaggio letterario creato da Georges Joseph Christian Simenon) si è chiesto se anche lui fosse capace di raccontare una storia e così si cimenta nella scrittura. Di grande successo è il suo giallo poliziesco intitolato “Quella maledetta rapina” in cui tra i protagonisti della storia ci sono sia professionisti che vogliono impadronirsi del denaro senza ricorrere alla violenza sia bande di dilettanti che sono disposti a commettere ogni crimine pur di soddisfare il loro desiderio.

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Quando hai capito che volevi diventare uno scrittore?



Domanda più difficile di quel che sembra. Potrei rispondere con sincerità che in un certo senso non ho “voluto diventare uno scrittore”. Da accanito lettore (da Salgari, Verne, Dumas e di colpo a Simenon, Un’ombra su Maigret, regalatomi da mio padre ai tempi degli sceneggiati con Gino Cervi – avevo 12 anni o pressappoco – e poi decine e decine di altri) ed essendo dotato di notevole fantasia e ormai in pensione mi son trovato a scrivere per hobby, per passare il tempo, per la curiosità di capire se anch’io ero in grado di scrivere se non come almeno in modo abbastanza simile agli autori che amavo costruendo storie coinvolgenti. Poi mi son detto: perché non vedere se ciò che scrivo piace anche ad altri? Cosa che significa provare a diventare uno scrittore

Cosa ti ispira a scrivere?



Cosa mi ispira a scrivere in senso lato o una determinata storia? Quando mi viene voglia di scrivere in senso lato (pur essendo ordinato e metodico sono molto irregolare) non seguo un avvenimento, un fatto particolare. Scrivo quel che mi viene in mente magari vedendo o ricordando qualcosa. La voglia l’idea di scrivere sorge spontanea. È bensì vero che ho scritto due libri – Nessuno è innocente e Quella maledetta rapina – ispirandomi a fatti veri ma senza nessun intento di ricostruzione cronaca, storica o sociale. Diciamo anzi che ho inventato due storie che, partendo da un fatto, ho sviluppato seguendo esclusivamente la mia fantasia in ogni particolare o momento delle storie. Una curiosità mi capita di costruire bozze di storie durante le passeggiate o guidando abbastanza a lungo

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Qual è il tuo processo di scrittura e come ti organizzi per scrivere?



Prendiamo un esempio pratico, il libro che sto scrivendo ora (a prescindere se verrà bene o male – te lo saprò dire tra un mesetto) e se piacerà o meno (e se verrà editato me lo saprai dire tu). (Cosi anticipo anche la domanda “Progetti futuri”)

È una nuova avventura del gruppo di Quella maledetta rapina che stavolta decidono di vuotare una banca dove viene nascosto il denaro nero di un gruppo di commercianti e industrialotti di una cittadina di fantasia.

Imitando, lo confesso, il metodo di S. S. Van Dine per il suo Philo Vance, ho completato una prima stesura del racconto. A differenza di altri casi, dove lascio “lievitare” il testo pensandoci sopra o acquisendo informazioni, sto passando, avendo le idee chiare, ad ampliare il racconto arricchendo il testo di sviluppi che creino suspence (ad esempio in questo caso la GdF sta indagando sul denaro nero e in pratica il gruppo e i finanzieri si sovrappongono nel sorvegliare la banca, ovviamente con scopi diversi, con non pochi contrattempi anche umoristici) o una storia un po’ rosa (poiché la capitana che dirige le operazioni, preso contatto con Max per cercare di capire chi è e cosa fa non le rimane indifferente e lui lo stesso – sì, lo confesso ricorda un po’ Steve McQueen e Faye Dunaway ne “Il caso Thomas Crown ma a me il film era piaciuto).

Il fatto curioso è che secondo come mi vengono le idee mi trovo a perfezionare il finale per tornare poi indietro a metà o giù di lì per ampliamenti o modifiche.

Come mi organizzo… tendo a dividere la giornata (a parte incombenze impreviste). Se sono in campagna provvedo alle necessità dei gatti, vado a far la spesa e mi inoltro nella passeggiata di rito tre o quattro chilometri nei sentieri lungo il fiume e tornato a casa mi sistemo al pc e lascio lavorare la fantasia. In città più o meno idem sostituendo il fiume (che non c’è) con il lungomare o con qualche lavoretto in giardino


Quale dei tuoi romanzi ritieni sia il più riuscito?



Considerato nel suo insieme – complessità, personaggi, sviluppo della stori, dinamismo – direi Quella maledetta rapina. Con mia grande delusione in un certo senso, sogno di saper scrivere come Simenon o Olivieri o Ross McDonald…

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Quale scena hai amato maggiormente scrivere?



Forse, ma solo forse, quando il gruppo va in gommone verso l’Arsenale. Ma per motivi personali: ho rivissuto un’uscita in barca a vela, una notte d’estate, con un mio caro amico che ho perso diversi anni fa per un male (non andavamo a svaligiare l’Arsenale, lo preciso per evitare malintesi. Non si sa mai…)



Quale invece ha richiesto più energie?



Ecco, vedi, io mi diverto a scrivere quindi non consumo energie, per così dire. Al massimo posso seccarmi perché non viene come vorrei nel qual caso accantono un po’ la scrittura, chiedo consiglio a OMegaAlexandre il mio gatto bianco (si chiama così per gli occhi)

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Il tuo personaggio preferito?



Al momento Max ma anche uno di un libro non ancora edito, il vicequestore Tiburzi (che spero sia il mio Maigret).




Autori e/o generi preferiti?



Autori… un’enciclopedia di nomi (Chiara Buzzati Tomasi di Lampedusa Steinbeck Francis Scott Fitzgerald qualche russo con moderazione…) tra i romanzi storici sto leggendo Le cinque giornate di Radetzky di Giorgio Ferrari che trovo favoloso.

Tra gli autori gialli Simenon, Olivieri, Ross McDonald Donald E. Westlake e tra i grandi classici Chandler S.S. Van Dine Rex Stout…

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Qual è il tuo sogno letterario?



Eh… diventare il Donald Westlake italiano ma solo perché il Simenon italiano c’è già, Renato Olivieri

(ma anche vendere tanti libri e diventare ricco e famoso non sarebbe male).

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