Pietro secondo Benigni: il pescatore che non nacque vecchio e imparò a camminare sul vento

Dimenticate l’immagine del santo anziano, calvo e severo a cui l’iconografia ci ha abituati. Nel suo nuovo libro, “Pietro. Un uomo nel vento”, Roberto Benigni compie un’operazione straordinaria: restituisce a Simone, il pescatore di Galilea, la sua giovinezza, i suoi ventott’anni e tutta la sua impulsiva vitalità.

Questa non è una semplice biografia religiosa, ma un romanzo d’avventura e d’anima. Scritto con la consueta maestria narrativa e quel mix inconfondibile di ironia e commozione, Benigni ci racconta la storia di un “ragazzo” che incontra un altro giovane, Gesù, e decide di seguirlo tra onde altissime e dubbi ancora più profondi.

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Pietro è lo specchio di ognuno di noi: è l’uomo che sbaglia, che si addormenta nel momento del bisogno, che agisce d’impulso e che cade, ma che ogni volta trova la forza di rialzarsi. Dalle rive del lago di Tiberiade fino al cuore di Roma, sotto l’ombra del circo di Nerone, Benigni ci conduce per mano in un viaggio intimo dove la fragilità umana non è un limite, ma il presupposto necessario per toccare la grandezza. Un libro che parla di amicizia, di coraggio e di quella forza misteriosa che ci spinge a guardare oltre l’orizzonte, anche quando il vento soffia contrario.

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Se ti venisse chiesto di lasciare tutto per seguire un sogno a vent’anni, avresti l’impulsività di Pietro o la prudenza del mondo adulto?

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